Nuova Pac e il boomerang dell’ecologia

Nuova Pac
Felice Adinolfi, professore ordinario di Economia Agraria all’Università di Bologna
Nell'editoriale di Terra e Vita 28/2023 Felice Adinolfi riflette sulle misure ambientali contenute nella nuova Pac e più in generale nella Strategia "From farm to fork", mettendo in guardia da un possibile effetto contrario alle finalità che si prefiggono

Il paradigma che anima la Pac è progressivamente cambiato con il susseguirsi, dal 1992 a oggi, di sei interventi di riforma. Il volto dell’intervento europeo per il settore agricolo si è radicalmente trasformato: gli interventi di regolazione dei mercati e il sostegno al reddito degli agricoltori sono relegati a una parte ormai residuale della Pac. È, invece, cresciuto il protagonismo degli obblighi ambientali, così come degli impegni volontari. Il sistema dei pagamenti diretti è stato, in particolare, oggetto di modifiche sostanziali, anche nell’ultima riforma della Pac, che impegna il periodo 2021 - 2027, al fine di assecondare la strategia “From Farm to Fork”.

A breve si aprirà formalmente il dibattito per il post 2027 e la strada dovrebbe essere quella del cosiddetto “carbon farming”, ossia di schemi di remunerazione legati alla capacità delle aziende di catturare carbonio. L’asticella degli impegni da assumere da parte degli agricoltori sarebbe così destinata a salire ulteriormente e il combinato disposto con gli impegni già pianificati, e in particolare la riduzione dell’uso dei fitofarmaci e dei fertilizzanti di sintesi, porterebbe, secondo alcuni autorevoli studi, a una significativa riduzione dell’offerta agricola dell’Unione. La questione è delicata.

Anteprima di Terra e Vita 28/2023

Abbonati e accedi all’edicola digitale

Nessuno può essere contro l’ambizione dell’Europa di divenire il primo continente climaticamente neutrale al mondo, ma qualche dubbio sull’efficacia di questa strategia bisognerebbe porselo. Soprattutto alla luce di stime di impatto che sembrano essere univoche nel prevedere un robusto arretramento della produzione europea. L’Università di Wageningen, l’Usda e il Jrc, con sfumature diverse, hanno stimato un calo importante (tra il 10% e il 25%) per tutte le maggiori produzioni europee e in particolare per latte, carne e cereali. Volumi che verranno inevitabilmente rimpiazzati dall’esterno, in modo probabilmente molto significativo dai paesi del Mercosur, Brasile in testa, con i quali è in discussione un importante accordo commerciale. Ma a conti fatti, dati gli standard produttivi attuali di questi Paesi – per fare un solo esempio, la media kg/ha di pesticidi nei Paesi del Mercosur e cinque volte più alta che in Europa – il saldo complessivo delle emissioni sarebbe sicuramente positivo.

L’Europa si assumerebbe la responsabilità di esportare inquinamento in Paesi meno sviluppati per poi reimportarlo nel piatto dei propri cittadini. Il rischio concreto è di aprire un circolo vizioso, alimentato dalla prevedibile crescita della domanda internazionale, con il paradosso che i consumatori europei potrebbero vedere aumentare la loro impronta ecologica. A questo paradosso si assocerebbe quello di perdere porzioni importanti di tessuto produttivo, che, oltre a rappresentare un valore sociale, paesaggistico e ambientale cruciale per alcuni territori, sono la linfa del settore manifatturiero più dinamico e importante d’Europa, quello agroalimentare.

Anteprima di Terra e Vita 28/2023

Abbonati e accedi all’edicola digitale

L’unico modo per non abdicare agli obiettivi di sostenibilità e salvaguardare i valori economici, sociali e ambientali che animano l’offerta agricola europea, è lavorare sulle regole commerciali. Ci aveva provato la Francia nel suo semestre di presidenza con un’iniziativa specifica sulle clausole a specchio, ossia meccanismi di reciprocità degli standard di commercializzazione, non andata a buon fine. Il tema è stato richiamato anche dalla Commissione che in un passaggio della Strategia sul Green Deal afferma che “L’ambizione ambientale del Green Deal non potrà̀ essere concretizzata dall’Europa, se essa agirà da sola”. Se l’Europa continua a percorrere questa strada in solitaria le ambizioni ecologiste potrebbero trasformarsi in boomerang.


L'autore è professore ordinario di Economia Agraria all’Università di Bologna

Nuova Pac e il boomerang dell’ecologia - Ultima modifica: 2023-09-21T08:41:59+02:00 da Roberta Ponci

1 commento

  1. OTTIMO ARTICOLO,SPERIAMO CHE I BUROCRATI DI BRUXELLES SI SVEGLINO PRIMA DI DISTRUGGERE IL MONDO AGRICOLO EUROPEO E DIPENDERE POI DA PAESI EXTRA EUROPEI CHE USANO PESTICIDI IN ABBONDANZA.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome