Punto di partenza per un’agrumicoltura moderna, capace di garantire sanità della coltura e produzione rilevante in quantità ed eccellente per qualità, è la scelta accurata del portinnesto.
Lo ha affermato Alberto Continella, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania, al convegno sull’innovazione in agrumicoltura organizzato nel capoluogo etneo da Fcp Cerea e Fruit Communication con l’Ordine degli Agronomi e il Distretto Agrumi di Sicilia.
«Lo dimostra il rinnovamento, negli ultimi anni, sia dei portinnesti sia delle varietà per fronteggiare la presenza della Tristeza in tutta l’Italia agrumicola e in particolare in Sicilia. Ma il rinnovamento dell’agrumicoltura partendo dai portinnesti è di attualità a livello mondiale ed è legato al raggiungimento di obiettivi fra i quali spicca la prevenzione di diverse malattie che si stanno affermando nei vari ambienti agrumicoli. Sono infatti molteplici le ragioni per le quali utilizzare i portinnesti nella coltivazione di agrumi. Essi hanno un ruolo determinante nell’aiutare la pianta sia a resistere a fattori biotici (Phytophthora, virus e viroidi, nematodi, CTV-Citrus tristeza virus, Huanglongbing (HLB) o Citrus greening) o abiotici (gelate, siccità, inondazioni, salinità, pH), sia a raggiungere specifici risultati agronomici (dimensione, produttività, affinità di innesto, qualità dei frutti)».
Portinnesti agrumi tolleranti a HLB
Attualmente soprattutto in Stati Uniti e Spagna sono in atto programmi di miglioramento genetico per valutare nuovi portinnesti. «Essi pongono particolare attenzione alla “malattia del ramo giallo” o HLB – ha informato Continella –. Questa malattia, associata a batteri che vivono nel floema delle piante e vengono trasmessi attraverso materiale vegetale e insetti vettori, è la più grave degli ultimi anni, tanto che ha dimezzato l’agrumicoltura degli Stati Uniti. Individuare portinnesti tolleranti è, perciò, una delle soluzioni più promettenti e interessanti. Negli Stati Uniti diversi programmi di ricerca hanno valutato in ampie parcelle il comportamento di numerosi portinnesti rispetto alle principali cultivar là coltivate e due di essi, US-942 e US-897, hanno mostrato una certa tolleranza verso l’HLB.
Anche l’Università di Catania, nell’ambito del progetto europeo Life “Vida for Citrus”, ha in corso di valutazione, nella propria azienda sperimentale, nuovi portinnesti potenzialmente tolleranti all'HLB al fine di studiare la risposta vegeto-produttiva in ambiente mediterraneo in combinazione con cultivar di arancio pigmentato, poco diffuse all’estero e quindi da valutare in maniera attenta. I portinnesti testati negli Usa sono stati propagati non solo per seme ma anche tramite micropropagazione o microtalee. Questi metodi di propagazione consentono di ottenere numerose unità di portinnesto in breve tempo e, in condizioni limitanti come l’impossibilità di portare seme dagli Stati Uniti, a causa della malattia dell’HLB, costituiscono l’unica via per riuscire a propagare i nuovi portinnesti anche in Italia».
Anche per Tristeza la ricerca punta sui portinnesti
Anche la Tristeza degli agrumi è una malattia affrontabile con portinnesti adeguati, ha aggiunto Continella. «Negli ultimi 12 anni una ricerca, partita da un progetto della Regione Sicilia sulla Tristeza, ha permesso di mettere a confronto portinnesti consolidati con altri promettenti, fra i quali alcuni californiani, su terreno caratterizzato da pH 8,5 e calcare attivo 3%. Un primo risultato delle prove di confronto fra più portinnesti è che il californiano Bitters, seguito da C35 e Carpenter, ha conferito su Tarocco Scirè una maggiore pigmentazione (contenuto di antocianine) sia della polpa sia della buccia, rispetto al citrange Carrizo, che è risultato intermedio fra tutti i portinnesti osservati. Una prova biennale ha però dimostrato che le condizioni ambientali prevalgono sull’azione del portinnesto, poiché in un’annata calda la pigmentazione (favorita da temperature inferiori a 6 °C) è risultata molto limitata con tutti i portinnesti provati. Inoltre, dall’analisi della produzione cumulata di Tarocco Scirè su diversi portinnesti in nove anni, dal 2014 al 2022, è emerso che il C35 è il portinnesto che ha conferito maggiore produttività alla pianta, seguito però dai californiani Furr, Bitters e Carpenter, mentre il Carrizo è risultato ancora una volta intermedio, con una significativa differenza di produttività rispetto ai portinnesti che lo precedono».
Portinnesti in combinazione con Mandared
Infine, ha concluso Continella, «un’altra prova condotta dal Di3A dell’Università di Catania con il Crea – Olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura di Acireale (Ct) sugli stessi portinnesti in combinazione con il Mandared (Citrus clementina x Citrus sinensis), ha dimostrato che sono stati il C35 e i portinnesti californiani Bitters, Carpenter e Furr a esprimere la maggiore produttività, intesa come produzione cumulata (kg/pianta) in cinque annate».