Tutto il mondo della nocciola unito contro la cimice asiatica. Una minaccia globale che si sta diffondendo non solo in Italia, ma in tutti i principali areali produttivi mondiali dall’Oregon alla Turchia, dalla Spagna alla Georgia.
La risposta arriva dalle idee e dalle esperienze dei ricercatori. Edagricole ha messo in rete le migliori menti del settore in un webinar internazionale multilingue che ha aperto la possibilità di un proficuo confronto tra i centri di ricerca più all’avanguardia, dall’Oregon State University alla National Food Agency georgiana, dalla Ondokuz Mayis University di Samsun, in Turchia fino all’Università di Torino, punto di riferimento globale per la messa a punto di metodi di controllo innovativi e a basso impatto ambientale.
Il fronte compatto della filiera
Un evento, moderato dal giornalista inglese Carl Atkin di Terravost, che ha consentito di approfondire lo stato dell’arte su parassitoidi e controllo simbiotico, sistemi di monitoraggio e su tutte le iniziative intraprese nel mondo per contenere l’avanzata di un insetto alieno in grado di procurare rilevanti danni alla resa e alla qualità delle nocciole.
«La cimice asiatica – ha esordito Lorenzo Tosi di Edagricole - è un avversario subdolo e difficile da affrontare. Il nocciolo purtroppo non sfugge ai suoi attacchi e, anzi, su questa coltura i danni possono essere seri perché possono compromettere la qualità organolettica dei prodotti trasformati».
L’insetto alieno arrivato da est ha però trovato in Italia una filiera corilicola professionale e pienamente attrezzata per contrastarla.
«Negli ultimi anni la nostra corilicoltura si è infatti profondamente rinnovata con la nascita di nuovi distretti lungo tutta la penisola e lo sviluppo di una collaborazione più stretta tra istituzioni, imprese vivaistiche, mondo della ricerca e produzione». Un cambiamento innescato da piani strategici come quello promosso da Ferrero HCo. «Edagricole, storica casa editrice specializzata in agricoltura ha seguito questa evoluzione fornendo tutto il suo supporto in termini di formazione e informazione».
I consumatori esigono qualità
«INC (International Nut & Dried fruit) è da oltre 40 anni impegnata nello sviluppo del comparto della frutta in guscio e disidratata – ha testimoniato Pino Calcagni, che con il Gruppo Besana è tra i fondatori di questa associazione-».
«La nostra missione è quella di portare a 3 miliardi di consumatori in tutto il mondo frutta in guscio di alta qualità, attraverso un forte piano di espansione». Il nocciolo in particolare è un settore in forte crescita, arrivato a una produzione di quasi 600mila tonnellate. «I consumatori esigono prodotto di alta qualità e INC ha lanciato un progetto globale per contrastare i danni prodotti dalla cimice asiatica assieme ai migliori scienziati a livello internazionale».
L’impegno di Ferrero HCo
«Viviamo un momento storico importante – ha riferito Eric Schlesinger di Ferrero HCo – per il settore delle nocciole, una coltura per noi fondamentale, visto che il 65% del fatturato del nostro gruppo deriva da prodotti a base di questo ingrediente». Ferrero Hazelnut Company è stata costituita nel 2015 proprio per tutelare la filiera produttiva e gestire la catena del valore a partire dalla coltivazione.
«L’ obiettivo è quello di incoraggiare lo sviluppo di filiere di alta qualità in tutto il mondo».
Tre aree di azione
La nostra azione è concentrata in tre diverse aree: il miglioramento delle condizioni operative attraverso la tutela di buone ed eque condizioni di lavoro lungo tutta la catena del valore; il miglioramento della sostenibilità della produzione attraverso un approccio di agricoltura rigenerativa; la gestione della trasparenza di filiera attraverso un approccio digitale flessibile in grado di valorizzare il contributo di ogni anello della catena del valore a partire da vivaisti e coltivatori».
Nei 7 stabilimenti dislocati in 4 continenti Ferrero analizza oltre 100 parametri qualitativi per assicurare alti standard ai consumatori di tutto il mondo e negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più importante la necessità di prevenire i danni, soprattutto qualitativi determinati dagli attacchi di Halyomorpha halys.
Un centro di competenza per traghettare il settore verso il futuro
«L’Agri Competence Centre – ha poi spiegato Eric Schlesinger -, la struttura che abbiamo creato per sostenere la transizione verso l’agricoltura del futuro, è articolato in sei diverse direttrici (Miglioramento genetico e propagazione, Data science, Protezione da parassiti e patogeni, Tecnologie agricole, Pratiche agronomiche e sostenibilità) e sostiene decine di progetti con istituzioni scientifiche di alto livello in tutto il mondo».
Risorsa parassitoidi
Le relazioni scientifiche sono partite con l’intervento di Luciana Tavella del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino sui parassitoidi delle uova di Cimice asiatica.
«Le strategie tradizionali di difesa agrochimica – ha detto - non si sono dimostrate la strada più efficace per contrastare la cimice. Parassitoidi del genere Trissolcus, presenti nell’areale di origine della cimice, si sono invece dimostrati i più specializzati ed efficienti nel contrastarla». In particolare, in Italia, Trissolcus japonicus è stato al centro di un progetto nazionale di lotta biologica con lanci controllati effettuati a partire dal 2020.
Per contro, parassitoidi indigeni generalisti come Anastatus bifasciatus hanno dimostrato un’efficacia di parassitizzazione piuttosto scarsa, tra 0 e 11,3%.
In Italia parassitoidi esotici specializzati come T. japonicus e il congenere T. mitsukurii, sono stati rinvenuti naturalmente presenti a partire dal 2018.
«I rilievi compiuti nel 2020 e 2021 in Piemonte mostrano un progressivo aumento delle uova di cimice parassitizzate da specie del genere Trissolcus».
Due punti di ingresso in Turchia
Celal Tuncer, dell’Università Ondokuz Mayis di Samsun (Turchia) ha approfondito lo stato dell’arte della lotta alla cimice asiatica in questo Paese. «Probabilmente BMSB (Brown marmorated stink bug, il nome con cui è nota la cimice asiatica nei paesi anglosassoni, ndr) è entrata in Anatolia da due diversi punti di ingresso: Georgia ad Est e Mar Nero ad Ovest».
«Oggi ci sono segnalazioni in 10 province ma le aree dove la popolazione è più alta sono quelle ad elevata vocazione corilicola, a nord est, al confine con la Georgia (Arvin e Rize)». I danni non sono ancora rilevanti, ma il Governo di Ankara ha predisposto a partire dal 2018 un piano di monitoraggio attraverso trappole a feromoni. Ad oggi solo in alcuni contesti sono state intraprese strategie di lotta basate sull’impiego di piretroidi. Alcune prove hanno invece verificato e appurato l’efficacia di batteri entomopatogeni contro la cimice. Mentre la prima segnalazione di uova di BMSB parassitizzate è del 2021, a Samsun, ma riguardava l’azione di Anastatus bifasciatus.
Il ministero dell’agricoltura ha di recente approvato l’importazione di T. japonicus in vista dell’avvio di un piano nazionale di lotta biologica anche in questo Paese.
Danni ingenti in Georgia
Nikoloz Meskhi, responsabile del dipartimento di difesa delle colture, dell’Agenzia Nazionale della Georgia ha riportato come già nel 2016 la cimice asiatica abbia causato danni significativi in questo Paese, non solo al nocciolo, ma anche a mais e altre specie ortofrutticole.
«Le perdite stimate hanno raggiunto i 60milioni di dollari». La reazione del Governo di Tbilisi ha riguardato la predisposizione di attività di monitoraggio (con 6mila trappole), la gestione fitosanitaria dell’infestazione e la ricerca scientifica.
È stata saggiata l’efficacia di piretroidi, bioinsetticidi (Beauveria bassiana ed estratti naturali a base di Azadirachta indica e piretrine) e di trappole Attract and Kill. È stato evidenziato il positivo contributo di due parassitoidi appartenenti all’entomofauna locale, Anastatus bifasciatus e Trissolcus belenus.
Al fine di studiare e sviluppare le diverse e più adeguate strategie di lotta biologica, è stato installato uno specifico laboratorio nella parte occidentale del paese.
Le strategie adottate in Oregon
Ancor prima di essere individuata in Europa, la cimice asiatica ha fatto la sua comparsa negli Stati Uniti, dove divenne ben presto un problema per la corilicoltura della costa occidentale.
«Conosciamo il problema dal 2014 – ha riferito Nik Wiman, dell’Oregon State University – l’impatto sulla coltura del nocciolo è stato decisamente rilevante». Gli studi hanno evidenziato danni variabili in funzione del numero di adulti presenti all’interno degli impianti. «All’inizio la presenze si concentrano sui bordi dei noccioleti, poi anche al loro interno, con un picco di presenze e di danni a fine stagione».
Le contromisure messe a punto per contrastare questo fenomeno si basano innanzitutto su strategie di lotta integrata, attraverso diversi formulati efficaci anche nei confronti degli afidi. Alcune prove di controllo biologico hanno invece prodotto risultati controversi a causa di trattamenti non compatibili con la parallela strategia aficida. «Un miglioramento si è osservato con la messa a punto di un adeguato timing degli interventi, attraverso il monitoraggio con trappole a feromoni».
Anche in Oregon sono state allestite strategie di lotta biologica classica. «Il ritrovamento di uova parassitizzate, conseguenza di precedenti rilasci di T. japonicus, ci consente di ampliare questa strategia: nel 2021 i rilasci sono stati effettuati in 94 siti e l’efficacia di questi lanci è ancora oggetto di valutazione».
La novità del controllo simbiotico
Il controllo simbiotico è una strategia di lotta completamente originale, ipotizzata e studiata per la prima volta al mondo dal Disafa dell’Università di Torino. «Le cimici – ha spiegato Elena Gonella, – ospitano simbionti primari intestinali necessari alla loro sopravvivenza; Halyomorpha halys non sfugge a questa regola». Subito dopo la schiusa le neanidi rimangono per un certo periodo di tempo sulle uova, al fine di acquisire il batterio Pantoea carbekii. Il trattamento ad azione battericida delle ovature si è dimostrato efficace nel contenere lo sviluppo delle popolazioni di H. halys.
I risultati migliori sono stati osservati applicando un fertilizzante a base di sali di rame e zinco complessati con acido citrico. «Le prove eseguite in più anni ne hanno confermato l’efficacia e la selettività nei confronti di parassitoidi oofagi e predatori naturali». In corileti tradizionali, la strategia messa a punto a Torino si basa sull’integrazione tra questo trattamento, posizionato attraverso un attento monitoraggio, e un intervento insetticida abbattente alla comparsa degli adulti. Per i corileti a conduzione biologica si ricorre invece la sola applicazione del battericida, sempre al superamento della soglia termica di 18°C, con 4-5 trattamenti ogni 10 giorni.
L’avanzata della cimice verso Sud
Molte le domande che gli utenti del webinar hanno rivolto ai relatori nello spazio finale, con richieste che sono arrivate anche da aree corilicole in cui la presenza della cimice non comporta ancora problemi, come ad esempio il Cile. Qui, dopo le prime segnalazioni nell’area di Santiago, pare che la cimice non si sia diffusa negli areali limitrofi.
Luciana Tavella ha però messo in guardia i coltivatori cileni: «Le condizioni climatiche di questo Paese sono favorevoli alla cimice, anche in Italia sono occorsi 7-8 anni di “ambientamento” per passare dalle prime segnalazioni alla presenza effettiva di danni».
Per quanto riguarda l’Italia, Tommaso De Gregorio, che dirige l’Agri Competence Centre di Ferrero HCo, rispondendo a un quesito riguardante la presenza dell’insetto nel Centro Sud, ha riferito di un aumento consistente delle catture nella regione Campania mentre in Lazio la presenza della cimice appare maggiormente sotto controllo. Tuttavia la situazione continua ad essere attentamente monitorata.
Soluzioni sostenibili per la messa a punto dell’agricoltura rigenerativa
«I corilicoltori – ha rassicurato De Gregorio – possono contare sul supporto di Ferrero che continuerà a rimanere al loro fianco nella ricerca e nello sviluppo di misure di contrasto alla cimice asiatica. Continuiamo a investire in progetti di innovazione in tutto il mondo, al fine di individuare le soluzioni più efficaci da adottare nelle diverse aree geografiche».
«Considerando l’importanza di questa avversità sulla catena del valore del nocciolo – ha chiosato – Ferrero è particolarmente impegnata nella ricerca di soluzioni sostenibili per ridurre l’impatto ambientale nella lotta alla cimice asiatica, nell’ottica di applicare un modello di agricoltura rigenerativa e sostenibile».
io sono un nemico accanito contro la cimice asiatica ogni anno ne catturo a migliaia e le uccido io ho soltanto un orto e dei frutteti nonostante le mie catture fanno tanti danni a tutte le culture.. avrei da fare una proposta con inizio del freddo la cimice si rifugia per me e questo il momento di catturarle con delle trappole appositamente studiate io ho provato con dei sacchi e funziona spero sia stato utile il mio suggerimento saluti