È stato un anno difficile per il mais. L’ennesimo, a dire il vero. Contrariamente ai precedenti, non per carenza d’acqua, ma anzi per un eccesso di pioggia che ha portato a ritardare le semine, talvolta anche di oltre un mese. Lavorando in condizioni sempre più complesse a causa di un meteo ormai imprevedibile, per gli agricoltori diventa importante massimizzare la produzione e ricercare il giusto ibrido in base alle caratteristiche di granella o trinciato che si vogliono esaltare, alle condizioni in cui si opera e, non ultimo, alle caratteristiche del terreno in cui il mais sarà seminato. L’importanza di una buona scelta è ancor più alta per chi fa un uso diretto del raccolto, ovvero per le aziende agro-energetiche e zootecniche. È proprio a una di queste ultime che ci siamo rivolti per sapere come hanno gestito la stagione appena conclusa.
Coltivare mais all’ombra delle Alpi
Ci siamo spostati parecchio a nord, ormai fuori dalla Pianura Padana. Qui ha sede la Tjr Portea, realtà zootecnica di Anzola d’Ossola, un comune a pochi chilometri da Domodossola e non così distante dal confine di stato. Composta da una stalla con 210 capi in lattazione su un totale di 450 e da 200 ettari di terreno, la Tjr Portea è, per il territorio, una realtà di dimensioni medio-grandi, gestita con stile imprenditoriale dalla famiglia Bianchi.
«Fino a metà degli anni Settanta qui c’erano soltanto campi e una montagna», ci dice Alberto Locatelli, che si occupa principalmente della stalla. «Nel 1977 – prosegue Beatrice Sarzi, compagna di uno dei titolari – la Portea nacque come cooperativa, con un’ottantina di vacche di razza Brown Swiss (Bruna, ndr). Fu poi rilevata da Pierre Bianchi, che la gestisce tutt’ora con i figli Riccardo e Tommaso».
Genetica da record
I capi di razza Bruna, oggi, rappresentano meno del 10% della mandria. Sono stati sostituiti, a partire dagli anni Novanta, dalle Frisone, provenienti da alcune delle principali famiglie genetiche statunitensi e canadesi. «Riccardo, viaggiando in America del Nord, è entrato in contatto con realtà di primo piano della zootecnia locale e ha portato qui la loro genetica», ricorda Beatrice. Visto l’alto livello raggiunto, i Bianchi organizzano periodicamente aste per cedere manze e vacche in soprannumero. Incontri molto partecipati, cui si riferiscono, in parte, anche le immagini che pubblichiamo in queste pagine. Al momento della nostra visita, infatti, i dieci dipendenti della Portea stavano preparando gli animali per un’asta, svoltasi a metà settembre presso la sede aziendale.
Latte, formaggi ed energia
Qualche numero dimostra la qualità degli animali allevati ad Anzola d’Ossola. «La produzione media annua è di circa 130 quintali per capo – ci dice Locatelli – con punte di 43 kg/giorno nei periodi migliori. La percentuale di grassi è attorno a 3,9, con proteine a 3,4% e cellule mediamente sulle 110mila unità». Il latte va in caseificio, dove sarà trasformato in gorgonzola, ma una parte resta in azienda. «Abbiamo un piccolo caseificio, grazie al quale produciamo formaggi freschi, mozzarelle, caciocavalli e yogurt, che rivendiamo presso lo spaccio aziendale», specifica Beatrice. Completa il panorama dell’attività aziendale un impianto di biogas, in fase di ultimazione, che utilizzando i reflui aziendali produrrà elettricità per usi interni e vendita sul mercato.
Razione ricca di mais
«La razione alimentare è composta principalmente da silomais, integrato con insilati di cereali vernini, fieno fasciato, melasso e concentrati», precisa ancora Beatrice Sarzi. Prodotti coltivati principalmente sui terreni aziendali, che sono occupati da prati stabili, campi di cereali e loietto, seguito da mais di secondo raccolto. Secondo Alberto Locatelli, «In tutto si coltivano circa cento ettari di mais, metà dei quali in primo raccolto, il rimanente dopo i loietti».
Partnership con Dekalb
Le sementi per il mais sono fornite da Dekalb, con cui i Bianchi hanno un rapporto pluriennale. «Da almeno un decennio lavoriamo assieme, con grande soddisfazione per entrambi. Grazie alla professionalità e agli stimoli di questa famiglia, anche Dekalb ha fatto esperienze importanti, soprattutto nel campo della genetica zootecnica», precisa Luca Mellano, tecnico di zona per Bayer Dekalb. «Per questo motivo – prosegue – sono stato molto felice quando hanno adottato ibridi del progetto Silo-Extra, caratterizzati da un elevato stay green e da alti contenuti in sostanza secca e amido».
Una fiducia reciproca che ci viene confermata da Locatelli: «È stato proprio il rapporto particolare che abbiamo con Dekalb a porre le premesse per la nostra adesione al progetto Silo-Extra. Quando ci hanno spiegato le sue caratteristiche generali, abbiamo deciso di sperimentarlo e i risultati ci sembrano buoni. Gli ibridi DKC6731 e DKC5911 si sono adattati bene ai terreni sabbiosi in cui sono stati seminati e a fine campagna si presentano vigorosi, con spighe fitte e ben sviluppate, premessa di una buona produzione. Anche lo stay green si sta manifestando in modo netto: ormai a fine ciclo, la pianta è ancora verde e rigogliosa, per cui credo che darà un insilato di ottima qualità».
Una linea per produttori esigenti
Silo-Extra è il nome sotto cui Dekalb ha raggruppato alcuni dei suoi migliori ibridi per l’alimentazione zootecnica, caratterizzati da alta versatilità, rese elevate e soprattutto dalla possibilità di gestire con una certa libertà la fase della raccolta. Lo stay green superiore alla media permette infatti, all’occorrenza, di ritardare la trinciatura anche di una settimana, senza compromettere la qualità del trinciato e aumentando l'accumulo dell'amido per una produzione ad alto contenuto energetico. È quindi possibile organizzare al meglio il lavoro in campo, anche per aziende con superfici molto estese e con diversi prodotti che giungono a maturazione nel giro di pochi giorni.
Attualmente gli ibridi compresi in Silo-Extra sono quattro, di cui uno in classe 700 (DKC7034), due in 600 (DKC6731 e DKC6492) e uno – DKC5911 – in classe 500. Vista anche la stagione particolare, i Bianchi hanno scelto proprio quest’ultimo per il loro test. È pensato per trinciati di secondo raccolto oppure, come nel caso dell’annata 2024, per primi raccolti tardivi. Si distingue soprattutto per la quantità di sostanza secca e l’alta qualità della fibra, anche se messo a confronto con varietà più tardive.
Duplice attitudine e adattabilità al secondo raccolto sono le caratteristiche di DKC6731, ibrido di classe 600 "per aziende zootecniche che cercano la massima produzione insieme alla massima flessibilità", precisa Dekalb nella scheda di presentazione. Grazie proprio ad amido e resa secca, DKC6731 compete ad armi pari con ibridi classe 700, mentre risulta quasi sempre vittorioso se paragonato ad altri mais della propria classe.