Da un manipolo di 30 vacche di razza Frisona, importate dal Canada nei primi anni Settanta, a un allevamento intensivo di 510 capi bovini in stalla, di cui 225 vacche in lattazione. Con 160 ettari coltivati a foraggere autunno-vernine (triticale, avena, loietto) e primaverili-estive (mais e prati).
Una moderna impresa zootecnica, che si fregia oggi anche di una centrale del latte all'avanguardia, della quale è socia maggioritaria, e, da ottobre, di un moderno caseificio a questa annesso.
È il percorso compiuto in 40 anni di storia da Masserie Saraceno, grande azienda zootecnica di Atella (Pz), fondata da Domenico Saraceno, che ora la conduce insieme con il figlio Marco. Domenico Saraceno è un vero e proprio protagonista della zootecnia lucana, per diversi anni è stato presidente dell'Apa di Potenza.
«Negli anni in cui in Basilicata si viveva il boom della Frisona - ricorda Marco - mio padre fondò l'azienda importando capi di alta genealogia dal Nord America. A lui va gran parte del merito della crescita dell'azienda e del passaggio alla filiera corta. Ora, insieme, intendiamo ampliarla ulteriormente, aumentando la rimonta. Mio padre è impegnato nella conduzione dei campi e io nella gestione della stalla, della centrale del latte e dell'annesso caseificio. Il nostro obiettivo è arrivare, nel giro di 4-5 anni, a mille capi in allevamento e cinquecento in lattazione».
Trenta litri per vacca
Questo veloce progresso vissuto dall'azienda in un arco di tempo relativamente breve è dovuto in primo luogo, sottolinea l'allevatore, all'estremo rigore impresso alla gestione dell'allevamento. «La disciplina organizzativa è basata sulla suddivisione dei capi allevati in gruppi omogenei per età e peso, anche se, per le fasce di età più grandi, non colleghiamo pedissequamente i due fattori». Tale organizzazione consente di curare l'alimentazione in maniera molto precisa, adeguata alle reali esigenze di ogni fascia di età degli animali.
«L'attenta cura della razione è l'altro pilastro della nostra crescita, grazie anche alla collaborazione con la Cargill, società mangimistica che abbiamo scelto per la garanzia di qualità delle materie prime utilizzate nei processi industriali, la competenza professionale dei tecnici, l'assistenza continua fornita all'allevamento e, infine, per la vicinanza dell'azienda al suo mangimificio a San Nicola di Melfi».
I risultati sono evidenti: in primo luogo dalla genetica viene una struttura morfologica e un buon accrescimento ponderale di vitelle e manze. Poi, per quanto riguarda la resa in latte delle vacche, la produzione media giornaliera è di 30 litri per vacca e di 67 quintali in stalla, con una media grasso del 4,0% e proteine del 3,30%.
Il veterinario e l'alimentarista
Per ottenere tutto questo dalla propria stalla Marco Saraceno si avvale dell'aiuto del veterinario aziendale Felice Sassano e del tecnico alimentarista della Cargill Attilio Chiola, responsabile in azienda dell'alimentazione.
«Alleviamo tutti i bovini a stabulazione libera, però con una netta differenza tra le vacche in lattazione e il resto della mandria - precisa Sassano - . Le vacche in lattazione vengono allevate su cuccette, nel corpo principale della stalla, collegato direttamente alla sala mungitura, separando le primipare, che abbiano già partorito, dalle pluripare. La separazione è nata come risposta a due esigenze: diversificare e curare l'alimentazione dei due gruppi di vacche ed evitare alle primipare di subire l'effetto della gerarchia sociale tra animali, che spinge le pluripare alla competizione per il posto alla mangiatoia. In ogni cuccetta sistemiamo un materassino in gomma morbida, coperto di paglia rinnovata periodicamente. Invece gli altri capi, dal giovane bestiame di varia età alle vacche in asciutta, stazionano in box collettivi su lettiera permanente con paglia, che aggiungiamo ogni due giorni e rinnoviamo completamente ogni settimana, in modo da garantire agli animali la massima igiene possibile. Solo le vitelle vengono ospitate in box singoli, fino al compimento dei due mesi di età, cioè fino allo svezzamento».
Queste vitelle, osserva Chiola, vengono alimentate «due volte al giorno con latte in polvere ricostituito, per un totale di 5 litri, più un mangime starter a disposizione degli animali a volontà, e acqua ovviamente sempre disponibile negli abbeveratoi posti nei box, come per tutti i capi bovini presenti in azienda. Per le vitelle dai 60 ai 120 giorni la razione giornaliera è costituita da un mangime starter identico a quello delle vitelline e da fieno misto di graminacee, avena e loietto, di ottima qualità, entrambi disponibili a volontà».
Le vitelle dai 120 giorni agli otto mesi compiuti ricevono un unifeed specifico per le loro esigenze di accrescimento, «a base - comunica Sassano - di fieno misto di graminacee, insilato di triticale e materie prime, quali soia e mais sfarinate, secondo le necessità fisiologiche del gruppo e il periodo dell'anno. Anche il gruppo delle manzette dagli otto ai 10 mesi compiuti e quello delle manzette dai 10 ai 13 mesi vengono alimentati ciascuno con un unifeed specifico adeguato alle proprie esigenze».
Le manze
Dai 13 mesi compiuti, se presentano buona struttura corporea, peso di almeno 380-400 kg e altezza al garrese di 1,30 m, le manze sono tutte potenzialmente fecondabili, aggiunge Saraceno. «Una manza con tali caratteristiche viene sicuramente fecondata. Perciò, dai 13 mesi compiuti fino alla diagnosi di gravidanza accertata, intorno ai 15-16 mesi, l'alimentazione è simile a quella del gruppo precedente, ma viene calibrata in base ai consumi effettivi. Ogni mattina controlliamo le ingestioni degli animali, per cui aumentiamo o diminuiamo la quantità degli alimenti in base ai reali consumi. Poiché l'azienda intende crescere, dall'inizio del 2014 stiamo utilizzando seme sessato, con l'obiettivo di accrescere la rimonta, per aumentare il numero di vitelle e, di conseguenza, quello delle vacche in lattazione».
Dopo la diagnosi positiva di gravidanza le manze gravide vengono spostate in un altro box collettivo, nel quale restano fino a tre settimane prima del parto. «Si tratta - spiega Chiola - di una struttura divisa in due parti, destinate l'una alle manze gravide dopo la diagnosi e l'altra alle vacche in asciutta. Questi animali godono quindi di un rapporto, fra superficie in metri quadrati e capo, maggiore rispetto agli altri gruppi. Alimentiamo le manze gravide con un unifeed specifico, disponibile a volontà in mangiatoia, a base di fieno, insilato di triticale, paglia, mais e soia sfarinati e mangime integrato con sali minerali».
Tre settimane prima del parto le manze gravide vengono spostate nel box parto, per monitorarle agevolmente e in continuazione, fornire loro una razione specifica e prepararle all'alimentazione del periodo di lattazione, spiega Saraceno. «L'alimentazione è uguale a quella delle manze gravide, ma con l'aggiunta di 5-6 kg/capo di unifeed per vacche primipare in lattazione. Nel box parto ospitiamo anche le vacche gravide pronte per il secondo o successivo parto, la cui alimentazione viene in parte modificata in previsione di quella della lattazione. Subito dopo il parto tutte le vacche, primipare e pluripare, trascorrono alcuni giorni nel box infermeria o post partum, dove vengono sottoposte quotidianamente a visita ginecologica di controllo e ricevono una razione di transizione e propedeutica a quella che riceveranno una volta spostate nei gruppi in latte, uguale a quella precedente il parto con, in più, fieno di ottima qualità a volontà. Inoltre, se il parto è stato regolare e non sono insorti particolari problemi, dopo la prima settimana, cioè dopo la fase colostrale, ogni vacca passa in stalla nel gruppo delle primipare o delle pluripare».
L'insilato di triticale
Alle vacche primipare viene somministrato un unifeed la cui base è il silotriticale prodotto in azienda, 30 kg/capo/giorno, più 2,5 kg di fieno misto di graminacee e materie prime (mais, soia e semi di cotone), nucleo integrato e bicarbonato di sodio come tampone minerale.
L'insilato di triticale, interviene Sassano, «garantisce non solo ottime rese in latte ma anche, grazie alla qualità della fibra che apporta nella razione, un latte di alta qualità, in particolare con un'elevata percentuale in grasso. Se non abbiamo grosse disponibilità di silotriticale ne inseriamo solo 5 kg nella razione, basata su 25 kg di mais, ottenendo pressoché gli stessi risultati in termini di resa e qualità. Poiché le vacche primipare nel corso della lattazione continuano a crescere e a perfezionare la struttura morfologica, forniamo loro una quantità di sostanza secca adeguata alle loro esigenze produttive e il giusto apporto di proteina grezza. In tal modo, oltre alla produzione del latte, vengono favorite anche le necessità di crescita corporea. Per le vacche pluripare, dal secondo parto a fine carriera, la base della razione è simile a quella delle primipare: 31 kg di insilati aziendali; differisce solo per un maggiore contenuto relativo di sostanza secca e un più basso livello relativo di proteine. Infine per le vacche in asciutta la base dell'unifeed è sempre il silotriticale, 10 kg, con aggiunta di paglia, fieno di avena e un nucleo specifico; la paglia, 2,5 kg/capo, la inseriamo per mantenere il giusto rapporto anioni/cationi nell'animale, evitare problematiche di patologie post partum e ridurre il contenuto di potassio nei fieni».
Analisi di alimenti e latte
Ogni settimana i Saraceno fanno effettuare da laboratori esterni accreditati analisi di controllo qualità sia sugli alimenti, aziendali e acquistati, sia sul latte. «Vogliamo verificare - informa Marco - sia l'eventuale, indesiderata, presenza di micotossine, in particolare Don e aflatossine, soprattutto nei fieni e negli insilati, sia se gli alimenti corrispondono alle caratteristiche qualitative utili per la formazione della razione: il contenuto in sostanza secca e proteine, ad esempio, può variare in base ai tagli, alla stagione, eccetera».
Ovviamente vengono eseguite le opportune analisi anche sul latte, «perché per essere lavorato, confezionato e commercializzato come latte fresco di alta qualità deve rispettare precisi parametri di legge. Per valorizzare i nostri prodotti puntiamo sia sulla qualità intrinseca del latte, intesa come composizione chimica, sia sulla qualità sanitaria, che implica l'assenza totale di micotossine e carica batterica e cellule somatiche ben sotto i limiti di legge».
Benessere animale
Per Masserie Saraceno la cura del benessere animale è fondamentale per la buona riuscita dell'allevamento.
«Soprattutto negli ultimi tempi - conferma Marco Saraceno - abbiamo effettuato in azienda numerosi lavori per aumentare il benessere animale, ad esempio l'installazione di ventilatori a pale orizzontali nel corpo principale della stalla, nell'infermeria e nella sala di attesa per la mungitura. Abbiamo altresì curato di rigare i pavimenti in cemento dalla stalla alla sala mungitura per evitare scivolamenti degli animali. Inoltre il veterinario aziendale è sempre presente, ogni mese effettua la visita ginecologica su tutti gli animali, grazie anche alla collaborazione di un veterinario esterno: anche questo è benessere, così come un'alimentazione perfetta per tutti i capi in allevamento».