Ventidue ettari di vigneti, oliveti e seminativi, un frantoio, una cantina e un’area per l’accoglienza e la degustazione. A Montefalco (PG), nel cuore dell’Umbria, l’azienda agricola Montioni produce trecento quintali di olio e 40mila bottiglie di vino all’anno: la qualità è ai massimi livelli, tanto che il Montefalco Sagrantino 2012 e il Rosso Montefalco 2013 sono stati valutati rispettivamente con 89 e 90 punti da Wine spectator. Fondata nel 1972 da Adeodato Montioni, oggi l’azienda è gestita dal nipote Paolo, seguendo principi agronomici che, in oliveto in vigneto e in cantina, limitano al massimo l’utilizzo di erbicidi, antiparassitari, agenti fermentanti e in generale degli input esterni. Una modalità favorita anche dall’ubicazione dei terreni a un’altezza compresa tra 380 e 430 metri, quindi con un clima meno propizio allo sviluppo dei parassiti. Una realtà che negli ultimi anni si è sviluppata anche e soprattutto grazie ai fondi Psr e a quelli dell’Ocm vino, ma anche grazie alla rete, in quanto ha sviluppato da tempo l’e-commerce.
Un vigneto nuovo di zecca
«Siamo registrati in agricoltura convenzionale ma le nostre produzioni sono equivalenti a quelle biologiche – afferma con orgoglio Paolo Montioni – ma non abbiamo intenzione di certificarci bio, perché, soprattutto con la viticoltura potremmo andare incontro a problemi in cantina, soprattutto con i nostri vini che invecchiamo molto: non vogliamo correre il rischio di buttare via un intera annata». Con sette ettari di filari a Grechetto e Sagrantino (vitigni autoctoni), più Sangiovese e Merlot, Montioni produce il Sagrantino di Montefalco Docg, il Montefalco Rosso Doc e l’Umbria Grechetto Igt.
Oltre alle lusinghiere valutazioni della “bibbia” dei vini statunitense, le bottiglie di Montioni hanno di recente ottenuto punteggi di tutto rispetto anche dalla rivista francese Gilbert & Gaillard: 88 punti al Montefalco Rosso 2014 e 89 al Sagrantino Docg 2013.
Tra i filari di Montioni si pratica la lotta integrata, il diserbo è eseguito meccanicamente con uno scavallatore e sulle piante si distribuiscono solo rame e zolfo. In cantina la fermentazione avviene in modo naturale e la produzione viene fatta solo con uve di proprietà, quindi varia a seconda dell’annata. La commercializzazione segue tre canali principali: vendita on line, vendita diretta in azienda e tramite importatori che portano le etichette umbre un po’ in tutto il mondo.
Per impiantare le vigne, realizzare la cantina e acquistare le varie attrezzature Paolo ha usufruito dei fondi dell’Ocm vino che hanno consentito un recupero del 40% dell’investimento.
Oliveto tra antico e moderno
Sono nove gli ettari di oliveto della famiglia Montioni: un ettaro sono piante secolari, quattro ettari ospitano piante con un’età di venti/trent’anni, mentre gli altri quattro ettari sono stati realizzati di recente grazie ai fondi del Psr Umbria con la misura 4.1.1 (Ammodernamento delle aziende agricole), che ha finanziato il 40% della spesa. In tutto le piante sono 4.000, le varietà sono autoctone: Moraiolo e Frantoio. «Diamo solo il rame per proteggere le piante dallo shock della potatura – spiega l’imprenditore umbro – e, se serve, facciamo il trattamento contro la mosca. La concimazione avviene con gli scarti della lavorazione del frantoio e quando è necessario con un trattamento fogliare. La raccolta delle olive è pneumatica».
Anche l’extravergine spremuto e imbottigliato nel frantoio dell’azienda viene venduto via web o tramite intermediari in Canada, Usa, Porto Rico, Belgio, Svizzera, Germania, Finlandia, Giappone e Lussemburgo. Montioni conferisce gli scarti della lavorazione delle olive a un biodigestore della zona che produce biogas.
Prossimo passo: l'ospitalità
Il prossimo passo di Montioni sarà la creazione di un agriturismo extralusso con sette suite che ospiteranno due persone ognuna: «Abbiamo già acquistato la struttura – spiega Paolo, ma serviranno almeno cinque anni per l’inaugurazione, sia per l’entità dell’investimento, sia per l’elevatissimo livello che vogliamo ottenere».