Olivo e mandorlo, il superintensivo amico del reddito

superintensivo
L’esperienza di un’azienda di Andria che per far quadrare il bilancio ha meccanizzato interamente raccolta e potatura con i modernissimi impianti a parete continua

Risparmiare sui costi di produzione dell’olivo e del mandorlo grazie alla meccanizzazione completa della raccolta e della potatura, per stare sul mercato e fare reddito. Risponde a questo imperativo la scelta dell’azienda agricola Di Pietro di Andria di realizzare, dieci anni fa, nuovi impianti olivicoli e mandorlicoli superintensivi.
Alfonso Di Pietro, socio fondatore dell’azienda familiare e titolare insieme al padre Riccardo e al fratello Nicola, ha anche acquistato una macchina scavallatrice per la raccolta in continuo di olive e mandorle e una cimatrice per la potatura meccanica.

Un territorio ideale

«Le colline di Andria sono vocate per la coltivazione sia dell’olivo sia del mandorlo. L’olivicoltura è diffusissima su tutto il territorio, facendo di Andria il Comune più olivetato in Italia - spiega l'imprenditore pugliese - gli oliveti tradizionali convivono con quelli moderni, intensivi, entrambi però soffrono il peso degli elevati costi di raccolta, pur facendo ricorso agli scuotitori, e di potatura, ancora interamente manuale. La mandorlicoltura, fiorente sino agli anni ’60-’70 del secolo scorso, è stata poi abbandonata sotto la pressione di quella californiana, molto più competitiva».
L’azienda Di Pietro comprendeva già 250 ettari di oliveti intensivi con olivi secolari di Coratina con sesto 12x12 metri, poi rinfittito a 6x6, e 10 ettari di mandorleti intensivi con la varietà Filippo Ceo e sesto 5x5. In seguito ha creduto nelle potenzialità del territorio e ha investito in oliveti e mandorleti innovativi, superintensivi.

superintensivo
Alfonso Di Pietro

Evoluzione dell’oliveto

«In poco più di 10 anni abbiamo arricchito l'azienda con 34 ettari a oliveto superintensivo così suddivisi: un ettaro impiantato nel 2003 da altri e da noi comprato ad Arbequina, con sesto 4x1,5 m. Il nostro primo impianto, 23 ettari, realizzato a settembre 2013 ad Arbequina con sesto 4x1,4. Sei ettari a Frantoio, a ottobre 2014, con sesto 4x1,4. Quattro ettari di Arbosana, a luglio 2015, con sesto 4x1,2. Altri 10 ha ad Arbosana, a luglio 2016, sempre con sesto 4x1,2. Dopo abbiamo introdotto il modello superintensivo anche sul mandorlo, con investimenti continui: 8 ha a marzo 2014, con le varietà spagnole Guara (Tuono) e Soleta e sesto 5x1,25 m; 14,5 ha, a marzo 2015, con Guara ; 5,5 ha a luglio 2015, con Soleta; 12 ha ad Avijour Lauranne e 8 a Guara, a luglio 2016, tutti con sesto 4x1,2».

La meccanizzazione

Poi, per meglio finalizzare gli investimenti, l’azienda ha provveduto anche all’acquisto di una macchina scavallatrice Gregoire G167 per la raccolta meccanica e di una cimatrice per la potatura meccanica. «Raccolta e potatura dell’oliveto e del mandorleto intensivi sono molto costosi - spiega Di Pietro - cinque operai, con scuotitori a spalla e reti, raccolgono un ettaro di olivo con sesto 6x6 m o di mandorlo di 10 anni in una giornata. Per la potatura manuale occorrono almeno 20 giorni per ettaro per l’olivo e 10 per il mandorlo. La scavallatrice raccoglie un ettaro di oliveto o mandorleto superintensivo in una o due ore, a seconda del carico produttivo, con il 2% di perdite. Per la potatura la cimatrice a dischi o a lame, che esegue tagli verticali (hedging) e orizzontali (topping), pota circa 4 ettari al giorno sia di olivo sia di mandorlo».

La scavallatrice esegue
in massimo due ore
il lavoro che cinque operai
eseguirebbero in un giorno

Una scelta importante

Per completare l’innovazione, e risparmiare ulteriormente nella raccolta, Di Pietro, in collaborazione con una ditta produttrice di macchine scavallatrici, ha introdotto sulla scavallatrice aziendale, alla pari delle mietitrebbiatrici, due coclee per lo scarico continuo delle olive e delle mandorle su un rimorchio che procede parallelamente a essa. Una, interna al serbatoio di raccolta, trasporta olive o mandorle fuori da esso, l’altra, all’interno di un braccio mobile, provvede a trasferirle sul rimorchio. Infine, per le mandorle, ha introdotto sulla scavallatrice un accessorio per smallarle prima del trasferimento sul rimorchio. Così la raccolta dura un po’ di più, 3 ore per ettaro, ma fa risparmiare il tempo e il costo della smallatura.

superintensivo
La scavallatrice Gregoire G167

Una scavallatrice per il superintensivo

«L’aspetto distintivo del superintensivo è la raccolta in continuo con la scavallatrice del filare a scuotimento orizzontale - osserva Di Pietro - la Gregoire G167 è una vendemmiatrice scavallatrice semovente concepita per la raccolta meccanizzata in oliveti e mandorleti superintensivi, procedendo a cavallo del filare. La macchina, dotata di motore Perkins a 4 cilindri, con cilindrata di 4400 cm3 e potenza di 144 CV, è costituita da un telaio che poggia su quattro ruote motrici mosse da motori idraulici. Sul telaio è montato il tunnel di raccolta, che si adatta ad alberi anche di taglia importante: è alto 2 m e consente l’ingresso di piante alte fino a 3,50 m e larghe 1,50 m; l’altezza minima di raccolta da terra è di 0,25 m».

Attrezzo flessibile

Il gruppo di raccolta adotta una testata brevettata Gregoire per raccolta in continuo di olive o mandorle dalle piante dello stesso filare. «È formato da 4 assi verticali, due motori anteriori e due folli posteriori - racconta Di Pietro - agli assi sono vincolate entrambe le estremità di 14 coppie di scuotitori indeformabili e sagomati. Tra gli scuotitori sono interposte coppie di battitori flessibili vincolate a una estremità agli assi verticali. In funzione della densità e della disposizione del prodotto sulla pianta si possono montare fino a 14 coppie di battitori sugli assi anteriori e altrettante sui posteriori. Alla base del tunnel 28 coppie di lamine plastiche rientrabili convogliano i frutti su due nastri trasportatori a tazze aderenti alla pianta disposti nella parte inferiore della macchina. Possibile regolare l’inclinazione delle lamine in funzione del tipo di pianta per ridurre le perdite. Pulizia del prodotto eseguita da coppia di aspiratori».

Lavorando anche in aziende vicine,
il costo della scavallatrice
si ammortizza in 5/6 anni

Costi e ammortamenti

Rivolgendosi a un contoterzista, il costo di lavoro della scavallatrice è di 400-500 €/ha. Il differenziale tra il basso costo di produzione delle olive e delle mandorle e il prezzo di mercato delle abbondanti rese ottenute lo ripaga abbondantemente. La cimatrice costa invece 100-150 €/ha. Ma l’azienda Di Pietro è stata più lungimirante.
«La scavallatrice Gregoire G167 costa 250mila euro. Un costo proibitivo per un'azienda con pochi ettari, accessibile invece per una come la nostra con quasi 100 ettari a superintensivo. Inoltre, mandiamo la scavallatrice a lavorare negli impianti superintensivi di aziende di parenti e conoscenti. Così, operando su circa 250 ettari all’anno, possiamo ammortizzarla tranquillamente in 5-6 anni. La cimatrice, ovviamente, costa molto meno, 18mila €, e si ammortizza in un niente, ma è utilissima».

Leggi anche: Potare gli oliveti ad altissima densità

Guarda il video: Una via italiana per l'oliveto superintensivo

Se sei un agricoltore innovativo e vuoi raccontarci la tua storia scrivi a: simone.martarello@newbusinessmedia.it

Olivo e mandorlo, il superintensivo amico del reddito - Ultima modifica: 2017-10-10T10:20:00+02:00 da Simone Martarello

1 commento

  1. Buongiorno,ho due ettari di mandorleto varieta antiche vorrei estirparlo e rimpiantarlo con varieta e metodi innovativi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome