Un taglio dal 40 al 50% dei costi di lavorazione, una gestione più semplice degli interventi in campo e una maggior garanzia di riuscire a centrare le finestre temporali, un minor impatto ambientale e rese garantite a prescindere dalle variabili meteo. Questi i principali vantaggi dello strip till sul mais secondo Giuseppe Elias, imprenditore agricolo e presidente di Aigacos (Associazione italiana per la gestione agronomica e conservativa del suolo), che nei 600 ettari di terreno che gestisce nel lodigiano adotta da tempo e con grande soddisfazione le tecniche dell’agricoltura conservativa, apprese anche grazie a viaggi negli Stati Uniti e in Argentina.
Una tecnica vantaggiosa
«Dopo una ventennale esperienza con la minima lavorazione – esordisce Elias – da cinque anni sono passato allo strip till, proprio quando Kuhn ha deciso di importare in Italia la macchina che permette questo tipo di lavorazione».
Al mais sono dedicati 400 dei 600 ettari dell’azienda. Gli appezzamenti sono in media di 6/7 ettari l’uno e il terreno ha una percentuale del 30% di limo. «Abbiamo iniziato a fare delle prove con una versione sperimentale di Striger di Kuhn a 4 file su 150/180 ettari, poi l’anno successivo abbiamo acquistato uno Striger a sei file per la preparazione del terreno, con montata frontalmente al trattore la tramoggia per lo spandimento del concime. All’inizio facevamo un solo passaggio autunnale – precisa l’ex assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia – poi dall’anno scorso abbiamo inserito un passaggio primaverile».
Il fondo limoso tende a compattarsi molto, perciò Elias ritiene importante fare un taglio invernale per consentire al terreno di percolare le precipitazioni invernali e permettere al gelo di “lavorare” durante i mesi invernali ed essere nelle condizioni ideali in primavera al momento della semina: «Anche perché lo strip till viene bene se il trattore procede a velocità di 10-12 Km l’ora – avverte Elias – se va più piano il risultato non è l’ideale e con un terreno molto compatto per andare veloci ci vogliono potenze non disponibili in azienda».
Rispetto alla semina su sodo lo strip till ha il vantaggio di riscaldare maggiormente il terreno, variabile importante per una coltura come il mais che necessita di condizioni molto favorevoli soprattutto alla partenza e ancora più determinante in una zona tendenzialmente fredda come la pianura padana. Per la concimazione Elias distribuisce il 70% della dose alla partenza e il 30% in copertura: «Ho provato i concimi a lenta cessione che sarebbero l’ideale – racconta Elias – ma ho riscontrato problemi tecnici nella distribuzione, perché a causa del trattamento a cui sono sottoposti questi concimi si formano grumi che intasano i tubi».
Oggi tutte le macchine impiegate dall’azienda lombarda sono dotate di guida satellitare Trimbol. Le bande di semina sono larghe 20 centimetri, la semina è fatta con una Kuhn Maxima 2 a otto file. «Quando lavoriamo appezzamenti estesi facciamo anche 18/20 ettari al giorno – afferma Elias – l’efficienza è importante perché, come noto, le finestre di semina del mais sono molto strette ed è importantissimo centrarle se si vuole ottenere un buon risultato al raccolto».
I numeri non mentono
Per quanto riguarda la produttività Elias garantisce che le rese restano uguali alla lavorazione tradizionale in annate con precipitazioni nella media, mentre aumentano nelle stagioni avare di piogge, perché la lavorazione a strisce oltre a garantire un letto di semina con maggior sostanza organica, permette di trattenere maggiormente l’umidità che la pianta può utilizzare nei momenti di necessità. Se invece le precipitazioni sono abbondanti, lo strip till offre un miglior drenaggio dell’acqua. «In media faccio 120 quintali/ettaro di mais, impiegando poca manodopera (tre trattoristi e un agronomo) – sottolinea l’imprenditore lodigiano – e calcolando anche il minor uso di gasolio e i bassi costi di manutenzione delle macchine, il risparmio oscilla tra il 40 e il 50% rispetto all’aratura».
Infatti, con lo strip till si lavora solo il 60% della superficie coltivata e spingendosi a una profondità di circa 15 centimetri gli attrezzi sono meno sollecitati e le rotture meno frequenti. Per coltivare mais con la lavorazione a strisce Elias dichiara un costo di 1.700/1.800 euro all’ettaro, cifra che sarebbe più alta di 300/350 euro l’ettaro con l’aratura.
Ovviamente dotarsi delle attrezzature necessarie per eseguire lo strip till comporta dei costi, che però si ammortizzano in pochi anni con i risparmi: «Gli impianti satellitari per i trattori costano dai 12 ai 18mila euro – dice Elias – lo Striger costa circa 20mila euro, mentre per la semina non ci sono investimenti da fare perché va benissimo una seminatrice normale».
Insomma, il messaggio è chiaro: dove le condizioni climatiche e la conformazione del terreno lo consentono, lo strip till è una valida soluzione per incrementare la redditività dell’azienda agricola e contemporaneamente ridurre l’impatto ambientale.
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