Nel 2014 il 67% degli allevamenti da latte in Italia risultava in attivo, mentre nel 2015, con il calo del prezzo latte e la riduzione degli aiuti Pac, lo scenario è completamente cambiato, tanto che si stima che il 64% delle aziende abbia chiuso il bilancio in passivo (figura 1).
Evidentemente la situazione è peggiorata, ma questi numeri non dicono molto su come ognuna delle imprese sia arrivata a questo risultato e nemmeno le medie riferite al settore permettono di comprendere dove agire per aumentare la redditività della singola azienda.
Per capirlo e per mettere in atto azioni che invertano la tendenza, all’allevatore serve un attento controllo della gestione del proprio allevamento per migliorarne l’efficienza.
Quindi, il cuore del problema è la gestione aziendale. A dirlo Michele Campiotti, agronomo specialista di bovini da latte, nel corso del convegno “I costi di produzione del latte in Italia e in Europa”, organizzato il 4 febbraio scorso a Fieragricola dall’Informatore Zootecnico, che nella sua relazione “Il supporto dell’informatica alla corretta gestione dei conti aziendali” ha fatto una panoramica su alcuni dei software più utili attualmente a disposizione degli allevatori.
Il problema non è innanzitutto il prezzo del latte
Dal monitoraggio dei bilanci realizzato da Sata (Servizio assistenza tecnica agli allevamenti) Lombardia su un centinaio di aziende di pianura (figura 2) emerge che ci sono aziende che pur percependo un prezzo del latte inferiore alla media riescono comunque a generare reddito, altre invece che pur con un prezzo superiore alla media chiudono il bilancio in rosso.
Ciò dimostra che non c’è correlazione tra reddito e prezzo del latte, ma con “come si lavora” in azienda, quindi per ottenere risultati non c’è altra strada che agire sulla gestione.
Allo scopo servono dati tecnico-economici corretti e obiettivi, uniti a metodo e monitoraggio continuo, perché un fenomeno è gestibile solo se lo si misura e se ci si confronta con gli altri per avere un’idea corretta di dove si stia andando.
«Dal punto di vista economico - ha detto Campiotti – le informazioni hanno valore solo se vengono usate per le decisioni. Se le utilizziamo per il controllo di gestione, si ottengono benefici che rendono irrisorio il costo per raccoglierle e archiviarle».
Nella gestione dell’impresa il bilancio è fondamentale, perché i fattori che rendono misurabile l’economicità dell’impresa sono:
- equilibrio economico reddituale di breve periodo (un anno);
- equilibrio finanziario di medio - lungo periodo (capitale investito e finanziamenti);
- equilibrio monetario di breve periodo (relazione tra debiti e crediti);
- equilibrio economico durevole e tendenziale (per il medio periodo e futuro);
- indicatori di efficienza dei processi produttivi (prodotto/fattori produttivi);
- indicatori di efficacia (obiettivi programmati/risultati ottenuti).
Il ruolo fondamentale dell’informatica
Il bilancio della propria azienda, però, da solo non basta, serve il confronto con altre aziende che abbiano raccolto i dati con il nostro stesso metodo. Per questo diventa decisiva l’informatica, che permette l’elaborazione e l’analisi di una mole enorme di dati tecnici, perché quando il problema è complesso servono strumenti precisi, soprattutto per prendere decisioni che devono agire su margini molto piccoli.
Un esempio è riportato in nella figura 3, dove è possibile osservare il confronto, fatto dal Sata Lombardia, dei costi di alimentazione per 100 litri di latte sui percentili di un’ottantina di allevamenti, che permette di vedere la distribuzione delle aziende tra i due estremi di forza (fino al 25° percentile) e vulnerabilità (sopra il 75° percentile). I parametri (benchmark) individuati dal Sata per il confronto sono molti e possono essere utilizzati per formulare il conto economico riclassificato (figura 4).
Sei programmi a titolo d’esempio
Per la gestione e il confronto dei propri dati con altri allevamenti, Campiotti ha selezionato alcuni, sei, dei programmi disponibili sul mercato, «senza la pretesa - ha precisato - di essere esaustivo».
Di queste proposte una è gratuita, le altre hanno costi in base alla complessità del programma e dei risultati offerti.
Aral€con, dell’Associazione regionale allevatori Lombardia, pronipote di Sata€con, è stato sviluppato via via a partire dalla fine degli anni 90 allo scopo di facilitare il bilancio delle aziende. Oggi è stato ri-realizzato da Natisoft e ha il vantaggio di essere inserito nel sistema regionale (quindi disponibile solo per le aziende lombarde), che lo rende estremamente economico. Grazie anche al contributo di Smea e Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha trovato un linguaggio comune per il bilancio, che rende le proprie informazioni confrontabili con quelle delle aziende della rete (http://www.aral.lom.it/).
Gaia, gratuito, scaricabile da internet, è stato sviluppato da Inea (Istituto nazionale di economia agraria) per gli utenti della rete Rica, imprenditori agricoli, operatori dei servizi di consulenza e mondo della formazione agraria. Il suo obiettivo è modernizzare dal punto di vista informatico e metodologico le procedure di rilevazione statistica dell’Inea. Lo scopo però lo rende di difficile utilizzo per l’utente (http://www.gaia.inea.it/links.asp).
Milk money è uno strumento informatico su base internet sviluppato da Crpa (Centro di racerca produzioni animali, di Reggio Emilia) grazie alla sua importante esperienza di ricerca sui costi di produzione. Si tratta di un sistema molto interessante che prende in considerazione un campione molto ampio. Il vantaggio che offre è che inserendo i propri dati su internet si partecipa al confronto dei costi produttivi in maniera molto facilitata. Questo tipo di valutazione è però limitata ai costi di produzione e alla redditività del latte, mancano invece la parte finanziaria e gli indici di competitività e redditività (http://www.crpa.it/nqcontent.cfm?a_id=5674&tt=crpa_www).
Ecostalla nato come programma di stalla si è successivamente sviluppato per la gestione dei dati tecnici e degli indici di efficienza e prossimamente permetterà anche la gestione economico-finanziaria (già sperimentata). Il programma è accattivante per estetica e interfaccia (http://www.ecostalla.it/).
IsaContab di Isagri, grossa azienda leader nel mercato dei software per l’agricoltura dal 1983, è molto forte soprattutto su aspetti agronomici e contabili. È un programma molto articolato con un approccio tradizionale al bilancio, che rischia di scoraggiare gli allevatori per il grande dettaglio richiesto. Si tratta di un prodotto completo per un’azienda che voglia un programma complessivo anche per la tenuta delle fatture (http://it.groupeisa.com/BibliFrontOffice/Default.aspx?idnode=1165).
Ferrero Gea (Gestione economica allevamento) è un’azienda fornitrice di mezzi tecnici che si è posta il problema di dare un supporto gratuito alle aziende clienti, come investimento per la propria attività. «Ho contribuito allo sviluppo del software – ha detto Campiotti – mettendo a frutto tutta la mia esperienza per realizzare un programma semplicissimo, adatto anche alla gestione del biogas». L’interfaccia è il tradizionale Excel che rende possibile qualsiasi business plan e qualsiasi bilancio preventivo (http://www.mangimiferrero.it/home/).
Necessari gli strumenti di valutazione oggettiva
Campiotti ha concluso la sua relazione proponendo alcune riflessioni.
La prima riguarda il tempo da dedicare alla registrazione dei dati. «Il conto economico – ha detto - ha un grande valore, quindi mezz’ora alla settimana per la registrazione dei dati (fatture, ecc.) di un’azienda con 100 vacche è un tempo assolutamente affrontabile e con un grande ritorno».
La seconda parte dall’analisi della distribuzione delle aziende del campione Sata Lombardia 2013 tra “efficienti” e “inefficienti”, riportato in figura 5. «Questo grafico – ha affermato il relatore – mostra che se non si effettua un “cammino tecnico”, sarà impossibile ottenere un guadagno. Infatti, al di sopra del 2 dell’indice di valutazione tecnica di gestione Sata (che rappresenta l’efficienza tecnica minimale per essere efficienti, valutata su produzione, riproduzione, cellule somatiche, lunghezza interparto, ecc.) non ci sono aziende che hanno prodotto utile. L’efficienza tecnica non basta però per garantire un guadagno; bisogna preoccuparsi anche degli ammortamenti, degli oneri finanziari, degli indebitamenti e degli altri costi di produzione. Per questo servono anche i dati economici e l’incrocio delle informazioni per valutare il risultato economico».
Nella figura 6, sempre proposta da Aral, è possibile osservare la valutazione per singola azienda. Le situazioni appaiono totalmente diverse, con imprese efficientissime che vogliono continuare a investire, aziende meno forti ma efficienti e aziende inefficienti, problematiche o indebitate.
«Il dato economico è l’unico che permette di trovare la giusta direzione. Per intraprendere la strada del miglioramento – ha concluso Campiotti –le aziende italiane dovrebbero trovare il coraggio di cambiare le proprie abitudini e cominciare a impiegare strumenti oggettivi di valutazione».
L’articolo completo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 5/2016