Innovazioni di prodotto e di processo, must per un’agricoltura all’avanguardia che deve rispondere alle esigenze del comparto e dei consumatori. Per l’agrumicoltura, ormai da diversi anni, colpita dal virus della tristeza e non solo, il processo di cambiamento è profondo. In quest’ambito, l’introduzione di nuovi portinnesti, è di certo uno degli aspetti più importanti ed è il focus del progetto “Introduzione nel sistema vivaistico di nuovi portinnesti di elevato valore agronomico e di protocolli innovativi di propagazione per l’agrumicoltura siciliana”, avviato da qualche mese e finanziato dalla misura 16.1 del Psr Sicilia 2014/20.
«Il progetto sta supportando il sistema vivaistico agrumicolo locale con la fornitura di materiale vegetale di portinnesti innovativi validati in campo nel corso di un decennio, in combinazione con alcune varietà di agrumi pigmentati – spiega la docente dell’Università di Catania Alessandra Gentile –. L’ateneo mette a disposizione il proprio know how per il trasferimento di protocolli di micropropagazione, al fine di ottenere in breve tempo portinnesti certificati dal punto di vista genetico e fitosanitario».
«Alcune indagini sperimentali sono state svolte in agro di Lentini (SR) su piante di Tarocco Scirè innestate nel 2010 su citrange Troyer, Carrizo e C35, Bitters, Carpenter, Furr, citrumelo Swingle, F6P12 e F6P13. Dalle sperimentazioni in corso – continua Alberto Continella dell’Università di Catania – e, in particolare, dal confronto della produzione cumulata in sette annate produttive nelle piante di Tarocco Scirè è stata riscontrata una maggiore produttività nelle piante innestate su C35 e Bitters. Inoltre, quest’ultimo soggetto ha conferito alla pianta di Tarocco un contenimento della taglia rispetto agli altri portinnesti. Sotto l’aspetto qualitativo e, nello specifico, per quanto riguarda il contenuto di antocianine, i migliori risultati sono stati ottenuti con Bitters, seguito da Carrizo, C35 e Carpenter. Ulteriori prove in corso fanno riferimento a valutazioni di tali soggetti a stress idrico, carenza di ferro, eccesso di boro, stress salino».
Vivaismo di qualità
Il progetto è stato pensato per il settore vivaistico perché quest’ultimo riveste un ruolo importante per le diverse filiere dell’agroalimentare collocandosi a monte del sistema produttivo e costituisce uno snodo cruciale ai fini della qualità e delle caratteristiche delle produzioni agricole che dipendono, in larga misura, da quelle possedute dal materiale di propagazione. Questo aspetto assume ancora più rilevanza nel settore ortofrutticolo caratterizzato da investimenti elevati e da un notevole livello di rischio per l’imprenditore. La specializzazione dell’agricoltura è, infatti, ancora più evidente in questo anello della filiera soprattutto per le problematiche legate alla gestione dell’organizzazione, alla programmazione, alla standardizzazione della produzione di materiale vegetale, alla diffusione di innovazioni (varietali e non solo), alla prevenzione di malattie pericolose.
«Il settore vivaistico siciliano vanta una lunga tradizione – afferma Stefano La Malfa dell’Università di Catania – è caratterizzato da un elevato know-how degli operatori con alcune punte di eccellenza che si esprimono specialmente nel florovivaismo e nell’agrumicolo ornamentale. Nel complesso, però, presenta dei limiti organizzativi e strutturali con una forte dipendenza da altre regioni e dall’estero e mostra potenzialità di espansione verso altri mercati».
Godere di un vivaismo di qualità, quindi, permette di ottenere numerosi vantaggi sotto i profili economico, ambientale e sociale. Non si tratta di semplici piante, ma di mezzi di produzione ad elevato contenuto tecnologico. Il produttore riceve informazioni e garanzie sul materiale di moltiplicazione messo in circolazione, gode di un supporto tecnico nelle prime fasi di impianto ricevendo consigli sulla scelta varietale, sui portinnesti, assistenza agronomica e fitosanitaria oltre ad un confronto diretto con il cliente durante tutte le fasi del ciclo produttivo.
Più facile con gli agrumi
Per quanto riguarda gli agrumi, il paradosso e la fortuna è che possono essere propagati sia agamicamente che attraverso il seme, un unicum tra le piante arboree. Una caratteristica che ha un impatto sull’intera filiera vivaistica agrumicola, determinandone alcuni vincoli e imponendo alcuni schemi classici validi benché statici.
È possibile intervenire qui e ora per disporre di portinnesti innovativi e potenzialmente certificabili, sopperire alla presumibile assenza di semi per alcuni soggetti, far fronte all’esigenza di razionalizzare alcune fasi del ciclo produttivo in vivaio, supportare il comparto agrumicolo nella sua esigenza di rinnovamento ed introdurre alcune innovazioni di processo nella filiera vivaistica e valorizzarne le produzioni.
Per raggiungere questi obiettivi e velocizzare i tempi di ottenimento, si impiega la micropropagazione che, in senso stretto, consiste in qualsiasi tecnica di coltura in vitro che conduce all’ottenimento di piante identiche al materiale di partenza e, in senso ampio, come qualsiasi tecnica di coltura in vitro che conduce alla moltiplicazione del materiale vegetale in grande scala.
La micropropagazione permette di operare in spazi ridotti e in tempi ristretti. Inoltre, è indipendente dalle variabili climatiche e dalla stagionalità. C’è la possibilità di conservare il materiale, le condizioni e il processo avviene in totale asepsi. A questo si aggiunge la possibilità di risanamento e certificazione, della regolazione di fattori di crescita con incremento dei tassi di moltiplicazione, l’applicabilità a genotipi recalcitranti, la possibilità di ottenere innovazioni di prodotto, l’automazione del processo, la programmabilità e riduzione delle operazioni colturali. Tuttavia, si tratta di un processo di produzione specializzato e, quindi, costoso con la necessità di definire protocolli genotipo specifici e con l’ottenimento di plantule con caratteristiche inizialmente non ottimali anche per l’insorgenza di possibili variazioni somaclonali.
Laboratorio e filiera
Il progetto è finalizzato anche alla realizzazione, presso l’azienda agricola Piante Faro, di un laboratorio di micropropagazione, prevalentemente per la produzione di portinnesti di agrumi. Tale laboratorio, ormai allestito e operativo, potrà essere utile sia per altre aziende vivaistiche del comprensorio (per l’approvvigionamento di materiali genetici innovativi per lo sviluppo dell’agrumicoltura) sia come prototipo da diffondere a beneficio di altre aziende siciliane interessate alla produzione vivaistica di specie diverse, che possono trovare nella micropropagazione vantaggi competitivi.
In questo processo di innovazione, le interazioni tra ricerca di base/applicata e le conoscenze non codificate provenienti dal mondo produttivo rappresentano un punto focale nel modello di trasferimento tecnologico basato sulle relazioni tra i diversi attori della filiera.
In quest’ottica è operativa Agriunitech srl, spin-off dell’Università degli Studi di Catania che risponde alle esigenze dei prodotti tipici e locali (28 Dop e Igp) impiegando le biotecnologie utili ad ottenere risultati in tempi molto brevi. In particolare, si utilizzano tecniche di breeding, Dna fingerprinting, tracciabilità molecolare, propagazione e coltura in vitro, bioinformatica, saggi biologici e colture cellulari.
Il progetto, oltre al laboratorio di micropropagazione presso l’azienda capofila, ha già visto l’organizzazione di un corso di formazione sulla micropropagazione al personale dell’azienda capofila, l’analisi genetico-sanitaria delle piante portaseme da destinare alla propagazione, la produzione di portinnesti mediante tecniche di propagazione da microtalee per la valutazione delle performance agronomiche.