È stato pubblicato un nuovo studio sul comportamento del vettore della Xylella nella Puglia centro meridionale. Ne da notizia la pagina facebook Infoxylella.it che ne mette in evidenza le importanti indicazioni per la strategia di controllo della sputacchina e la speranza in un naturale rallentamento dell'espansione dell'epidemia verso nord.
Uno studio made in Puglia
Il lavoro sperimentale pubblicato sulla rivista internazionale di entomologia "Journal of Economic Entomology", ha riguardato gli stadi giovanili di Philaenus spumarius ed in particolare le specie di piante ospiti preferite e gli andamenti di popolazione in oliveti delle province di Lecce, Brindisi, Taranto e Bari. Lo studio, a firma Crescenza Dongiovanni et al., sviluppato nell'ambito del Progetto europeo Horizon 2020 “POnTE" è frutto di una collaborazione tra ricercatori del CRSFA "Basile Caramia" di Locorotondo, della sede di Bari dell'Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR, del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali e dell'Università di Bari e del team del Professor Domenico Bosco dell'Università di Torino.
Le abitudini della sputacchina
Tante e rilevanti le indicazioni utili a migliorare la strategia di controllo dei vettori responsabili della diffusione di Xylella fastidiosa:
- Philaenus spumarius confermandosi il vettore prevalente, circa 10 volte più abbondante di Neophilaenus campestris, si conferma il principale target delle azioni di controllo.
- Le forme giovanili di P. spumarius prediligono nettamente le dicotiledoni erbacee alle graminacee, pertanto privilegiare la coltivazione di cereali a ciclo autunno-primaverile, anche per un inerbimento controllato, risulterebbe di aiuto nel contenere le popolazioni dei vettori.
- I dati raccolti suggeriscono che la pratica del controllo meccanico delle erbe infestanti, adesso obbligatoria per il periodo marzo-aprile, troverebbe la sua massima efficacia in corrispondenza del picco della popolazione di ninfe (metà aprile), prima dell’emergenza degli adulti.
- Negli oliveti della provincia di Lecce si registra una popolazione sensibilmente più elevata rispetto agli oliveti della Provincia di Bari, facendo sperare in un possibile naturale rallentamento della diffusione allorquando, malauguratamente, il batterio dovesse raggiungere il barese. A questo proposito gli autori avvertono che trattandosi di indicazioni preliminari basate solo sul rilievo delle forme giovanili, è comunque necessaria una ulteriore conferma verificando anche le popolazioni allo stadio adulto.
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