Grano duro, Cia Puglia manifesta al porto di Bari

    cia puglia grano duro
    L'intervento del presidente di Cia Puglia, Gennaro Sicolo, alla manifestazione organizzata al porto di Bari
    La protesta contro importazioni selvagge e raggiri per fermare le speculazioni che hanno fatto crollare il prezzo del grano. Per il presidente Gennaro Sicolo occorrono controlli in porti e magazzini, attivazione del Granaio Italia, sostegno alla produzione, ripristino della Cun

    Misure chiare che tutelino i produttori di grano duro e i consumatori italiani, una task force che verifichi Dna, provenienza e salubrità dei grani che arrivano nei porti italiani, l’attivazione del Registro telematico e del pacchetto di azioni previste dal programma Granaio Italia. È quanto ha chiesto Cia Agricoltori Italiani di Puglia nella manifestazione organizzata, con la partecipazione di alcune centinaia di produttori pugliesi di grano duro, accompagnati da una delegazione di produttori lucani, davanti al Varco della Vittoria posto all’ingresso del porto di Bari. Questo è uno degli scali marittimi in cui, nelle ultime settimane, sono arrivate decine di navi cariche di grano duro importato, che hanno contribuito a determinare il crollo del prezzo del grano duro italiano. Infatti alla borsa merci di Foggia la quotazione del grano duro fino è scesa dai 455-460 €/t del 2 agosto ai 395-400 €/t del 30 agosto, confermati nell’ultima seduta del 6 settembre.

    Manovre della Russia per aggirare l’embargo?

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    Alla manifestazione indetta da Cia Puglia al porto di Bari hanno partecipato numerosi agricoltori pugliesi e una delegazione di produttori lucani

    Le navi cariche di grano duro nelle ultime settimane arrivano soprattutto da Romania, Malta e Turchia, ha affermato Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani.

    «La cosa strana è che Romania e Malta notoriamente non sono Paesi che esportano grano duro. Inoltre in Turchia il prezzo del prezioso cereale è regolato dal governo ed è alto. Siamo sicuri che il grano duro che arriva da queste nazioni sia di loro produzione? O si tratta di manovre messe in atto dalla Russia per aggirare l’embargo?

    Già ad aprile 2023, secondo dati ministeriali certificati e attendibili, l’importazione di grano duro ha raggiunto la quota necessaria alle industrie italiane della pasta. Per quale motivo, dunque, nei mesi da maggio ad agosto, con una forte accelerazione nelle ultime settimane, i porti italiani hanno continuato ad accogliere navi con tonnellate di grano duro importato?».

    Attivare strumenti di trasparenza e controllo

    Per dissipare ogni dubbio, ma soprattutto per tutelare i produttori e i consumatori italiani, occorre attivare strumenti di trasparenza e controllo, ha aggiunto Sicolo.

    «Per questo chiediamo una task force che verifichi Dna, provenienza e salubrità dei grani che arrivano nei porti d’Italia, l’attivazione del Registro telematico e del pacchetto di azioni previste dal programma Granaio Italia».

    Vero e falso Made in Italy

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    Cia Puglia ha rivendicato la necessità di tutelare e promuovere la pasta prodotta con autentico grano duro italiano, nell'interesse dei produttori e dei consumatori italiani

    «Sul comparto del grano duro ci sono molti interessi loschi e oscuri, perciò Cia Agricoltori Italiani chiede chiarezza – ha rivendicato Sicolo –. Importatori e grosse marche stanno condizionando il governo. Italmopa ha avuto l’ardire di sostenere che il grano italiano non serve e che perciò gli industriali devono importare. L’arroganza di queste persone è enorme. Non vogliono sedersi con noi a ragionare di filiera, perché portano avanti grossi interessi sul grano duro a danno di noi produttori e dei consumatori italiani.

    Sulle confezioni di pasta non c’è la chiara indicazione del luogo di produzione del grano duro da cui è stata ottenuta, ma la pasta viene presentata come italiana. Questa è una truffa a danno dei consumatori, un autentico inganno. Noi chiediamo che sull’etichetta venga evidenziato se la pasta è stata ottenuta con grano di produzione italiana, europea o extraeuropea. In Italia arriva grano duro prodotto in Canada e inquinato, i consumatori devono sapere quello che mangiano. Questa è la battaglia che stiamo portando avanti, è una battaglia di civiltà, di onestà.

    Ho detto al ministro Lollobrigida che andremo sotto il ministero a protestare, perché ha cambiato il nome del ministero, chiamandolo della “sovranità alimentare”, invece poi ha rinviato al 2025 il Registro telematico che lo scorso governo aveva messo in agenda per il 2023. Chi gli ha dato questo consenso? Sono stati dieci fra gli importatori e le grosse marche, che non vogliono il vero made in Italy, vogliono camuffarsi dietro il falso made in Italy. Adesso il ministro sta promuovendo la pasta made in Italy, ma è prodotta con grano duro non italiano. Questa è la vera sovranità alimentare?».

    Cia Puglia: «Fermare la speculazione sul grano duro»

    Rispetto ai valori massimi raggiunti nel giugno 2022 il prezzo del grano duro è sceso di quasi 200 euro a tonnellata, ha ricordato Sicolo.

    «Continuando così, con il crollo dei prezzi all’origine, l’aumento dei costi di produzione e il calo delle rese causato dalla siccità, si corre il rischio di un abbandono della produzione cerealicola da parte di molte aziende. Il trend negativo della bilancia cerealicola non si arresta e il passivo già verificatosi nei primi due mesi del 2023 si consolida, portandosi nel primo trimestre dell'anno in corso a 1 miliardo di euro (per la precisione 1.014,6 milioni di euro), in peggioramento rispetto ai 798,4 milioni di euro del 2022».

    Le 10 richieste di Cia Puglia

    Cia Puglia ha fatto appello ai parlamentari pugliesi di tutti gli schieramenti e alla Regione Puglia per:

    1. istituire una task force che verifichi nei porti, nave per nave, il Dna e la provenienza del grano importato;
    2. attivare una équipe che verifichi, presso le giacenze e i centri di stoccaggio cerealicoli ricadenti nei diversi territori comunali, il Dna e la provenienza del frumento immagazzinato;
    3. attivare immediatamente tutte le misure di “Granaio Italia”;
    4. rafforzare il sostegno alla produzione anche con contratti di filiera che abbiano in parte, come base di partenza, i costi medi di produzione definiti da un ente terzo (Ismea – Università);
    5. ripristinare la Cun (Commissione unica nazionale) e attivare strumenti che certifichino i costi di produzione del grano duro;
    6. aumentare i controlli riguardo al reale rispetto dell’etichettatura 100% grano duro italiano, rendendoli strutturali e continuativi;
    7. Valorizzare la pasta 100% grano italiano anche attraverso adeguate campagne di promozione;
    8. Aumentare i controlli e le verifiche nei porti e ai confini sulle importazioni di grano dall’estero;
    9. valutare l’ipotesi di una interprofessione dei cereali, con una specificità per il grano duro, come strumento di modernizzazione del settore;
    10. incentivare la ricerca pubblica e privata per garantire miglioramento delle rese e della qualità.
    Grano duro, Cia Puglia manifesta al porto di Bari - Ultima modifica: 2023-09-11T22:04:45+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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