La formazione è da sempre un elemento fondamentale, anche nel settore primario. A metà Settecento nacquero le prime scuole di agricoltura e le cattedre ambulanti, nel Novecento quelle per trattoristi. L’introduzione dei motori a scoppio e della meccanica al posto degli animali da trazione, circa 90 anni fa, è stata l’ultima rivoluzione. A quell’evoluzione di sistema è seguita la fase più comoda di evoluzione di prodotto, cioè qualcosa che si comprava senza richiedere una nuova impostazione del processo produttivo. Oggi le nuove tecnologie impongono un grande sforzo per cambiare mentalità, operatività e organizzazione del lavoro.
Il ricorso a sistemi che eseguano con velocità e accuratezza operazioni più complesse di quelle convenzionali serve per gestire in modo più puntuale e per ottimizzare gli interventi in base alla variabilità dei terreni e delle produzioni e aiuta a convivere con un’incertezza sempre maggiore dovuta ai cambiamenti climatici. Ciò significa utilizzare il linguaggio digitale che lega sensori, sistemi di analisi e supporto alle decisioni, macchine, sistemi di tracciabilità e verifica all’uomo, che resta decisore finale. Ciò richiede l’adozione da parte delle aziende agricole di competenze adeguate e modalità operative compatibili con la gestione delle attrezzature elettroniche e informatiche: un cambio fondamentale nel capitale umano e nella razionalizzazione, ordine e pulizia delle strutture di allestimento, manutenzione, riparazione e ricovero.
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Non analizzare attentamente questa evoluzione nel sistema aziendale significa cadere nella disillusione che non ha permesso lo sviluppo dell’agricoltura di precisione. Nata 33 anni fa, arrivata in Europa nel 1997, ancora oggi conta pochi punti percentuali di aziende che la attuano interamente. È quindi necessaria la formazione di una nuova mentalità e di nuove competenze che, nell’obiettivo di migliorare importanti aspetti del processo produttivo, sappiano individuare le tecnologie più appropriate agli scopi, alle condizioni d’impiego, all’effettiva capacità di un efficiente impiego. Valutare le modifiche organizzative, strutturali e di aggiornamento del fattore umano necessarie per il nuovo modello produttivo. Analizzare il contesto territoriale di supporto al nuovo modello tecnologico in termini di infrastrutture (il 5G, il sistema Gnss ecc.) e di servizi di supporto e assistenza per le nuove tecnologie hardware e soprattutto per i software di controllo che devono essere calibrati e aggiornati di continuo.
L’urgenza in questo momento evolutivo è la formazione all’utilizzo di strumenti e modelli di processo più complessi e puntuali. Ciò solo in piccola parte si può comprare (come la guida assistita), ma in gran parte deve attuarsi attraverso nuove competenze in grado di dominare l’elettronica, l’informatica, la digitalizzazione dei sistemi produttivi. Dobbiamo formare un esercito di agro-elettronici, agro-informatici e agro-analisti che possano attuare la necessaria transizione delle imprese agricole verso modelli produttivi più puntuali e proficui.
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Ma formazione e aggiornamento riguardano oggi anche una rinnovata attenzione verso aspetti che troppo spesso sono stati delegati al semplice acquisto di nuove attrezzature. Non si usa uno strumento musicale senza prima accordarlo, ma troppo spesso si utilizzano le macchine agricole così come sono o affidandosi ai sistemi interni di autocontrollo. È necessario ridare consapevolezza e competenza aggiornata alle tarature e alla calibrazione, il cuore delle macchine. La formazione deve porre attenzione alle corrette scelte nell’interazione suolo-utensile, quest’ultimo prodotto con l’ulteriore necessità di calibrazione dei sensori rispetto all’obiettivo di controllo cui sono preposti. Una grande sfida di rinnovamento per tutto il sistema educativo e della formazione permanente.
di Marco Vieri
docente di Meccanica agraria all’Università di Firenze