Alberto Palliotti: «Vite, il clima cambia ma la prevenzione latita»

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Alberto Palliotti
Per mitigare gli effetti negativi che derivano da eccessi termici e carenza idrica qualcosa si può fare: defogliazioni in post-invaiatura, irrigazione refrigerante sovra chioma, potature tardive e caolino irrorato sulla chioma

In tutte le attività produttive il ritorno economico deve essere sempre assicurato, pena bancarotta. Le aziende vitivinicole, essendo legate alle fasi di trasformazione e commercializzazione, non possono permettersi passi falsi, indipendentemente dal decorso dell’annata e del clima, al fine di non perdere quote di mercato e penalizzare l’ammortamento degli investimenti. É anche vero però che il primo step della filiera, ovvero la produzione dell’uva, è un’attività che si svolge a cielo aperto e quindi assoggettata alle naturali fluttuazioni dei parametri meteo, difficilmente controllabili.

Proprio per questo motivo è indispensabile predisporre una sequenza di tecniche di gestione capaci di mitigare gli effetti negativi di fattori meteo sempre più frequenti (sicuramente carenza idrica ed elevate temperature, ma anche gelate primaverili e grandinate). Poi, in funzione del tipo di stress sarà il tecnico (preparato!) che dovrà scegliere quella più efficace.

Purtroppo anche quest’anno numerose aziende si sono fatte trovare impreparate.

Eppure si parla di reddito!

É vero che molte aziende hanno tentato di mitigare questi stress, talvolta con successo, ma tante altre sono costrette a pagare uno scotto troppo alto.

Come è noto, il 2017 passerà alla storia per la quadriade meteo negativa “gelate, grandinate, carenza idrica ed elevate temperature” che è responsabile di forti decurtazioni produttive tanto da superare, in svariate realtà viticole italiane, l’80-90% della produzione pendente.

Il vero problema, difficile da contrastare, è che, durante le giornate più calde di luglio e agosto, si sono registrate temperature delle foglie e degli acini superiori a 50 °C (ben 9-10 °C in più rispetto alla temperatura dell’aria), cui ha fatto seguito il blocco dell’attività fisiologica e l’avvio di fenomeni di fotoinibizioni con clorosi e necrosi a carico delle foglie. A questi livelli termici i tessuti vegetali sono incapaci di dissipare efficacemente l’energia in eccesso e tutti i meccanismi preposti a tale funzione purtroppo collassano.Così le rese produttive sono limitatissime e la qualità è totalmente compromessa con drastici cali a carico degli acidi organici e degli aromi varietali e aumenti a dismisura di pH e componente zuccherina.

Eppure per mitigare gli effetti negativi che derivano da eccessi termici e carenza idrica qualcosa si può fare: defogliazioni in post-invaiatura della porzione medio-alta della chioma; uso di antitraspiranti naturali; - irrigazione refrigerante sovra chioma; potature tardive, che non sono una novità, ma che hanno fornito risultati interessanti in questa estate fortemente limitante.

C’è poi l’uso del “caolino”. Questa argilla bianca infatti, una volta irrorata sulla chioma, funge da “sunscreen”, riflette infatti la luce solare che colpisce le foglie e gli acini e diminuisce la temperatura, con cali fino a 7-8 °C. Il raffreddamento che ne consegue contiene, nei periodi di maggior criticità, i fenomeni di fotoinibizione a carico delle foglie e preserva elementi importanti della qualità dell’uva, in primis acidità e aromaticità.

Altra considerazione è che la capacità di ritenzione idrica in numerosi terreni si sta progressivamente riducendo a causa dell’impoverimento della sostanza organica. I vigneti con dotazione in humus particolarmente elevata resistono meglio alla siccità rispetto a quelli poveri, poiché capaci di trattenere ingenti quantità di acqua. A questo proposito un accorgimento tecnico da riutilizzare, agronomicamente valido, è il il sovescio.

Insomma, la tecnica può aiutare. E nell’estate 2017, che sicuramente passerà agli annali come una delle più nefaste dell’ultimo secolo, prevenire sarebbe stato davvero un bel atto.

 

 

*Università degli Studi di Perugia

@albertopalliot5

Alberto Palliotti: «Vite, il clima cambia ma la prevenzione latita» - Ultima modifica: 2017-10-25T15:32:21+02:00 da Redazione Terra e Vita

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