L'industria molitoria italiana chiude il 2018 con una produzione di 11 milioni di tonnellate, stabile (-0,1%) rispetto all'anno precedente, mentre il fatturato cresce del 2,1% raggiungendo 3,539 miliardi di euro. Ad aumentare del 10% è la richiesta di farine e semole biologiche e integrali.
Meglio il tenero del duro
È il bilancio del comparto tracciato da Italmopa, l'Associazione industriali mugnai d'Italia, in occasione dell'assemblea annuale. Quanto ai singoli comparti, arriva a quota 1,667 miliardi di euro (-0,4%) il valore del comparto della trasformazione del frumento duro e a 1,872 miliardi di euro (+4,4%) quello del frumento tenero. Per quanto riguarda l'uso di farine di frumento tenero e di semole di frumento duro la stima complessiva è di 7.778.500 tonnellate.
Consumi spostati sui trasformati
Riguardo ai consumi Itamopa indica una nuova leggera flessione per pane e pasta, mentre prosegue il trend positivo per pizza e prodotti sostitutivi del pane; in particolare sono aumentati crackers, taralli, friselle e grissini del 3,8%, pizza e prodotti salati da forno dell'1,6% e biscotti/lievitati/prodotti da forno/pasticceria del 2,6%. «La nuova contrazione – lamenta Cosimo De Sortis, presidente Italmopa - dei consumi interni di pane e pasta, prodotti che sono alla base di una sana alimentazione, è il fattore di maggiore criticità all’interno di un andamento che per il comparto molitorio è moderatamente positivo».
Le carte vincenti: salute, ambiente, origine
Positive le notizie relative all'export, con il più 10% dei volumi delle farine di frumento tenero inviate all’estero. Bene, infine, l'incremento dei consumi di prodotti provenienti dall'utilizzo di tipologie di farine e semole considerate salutistiche. Il trend è risultato tuttavia più marcato per le farine di frumento tenero rispetto a quello del duro e ha riguardato soprattutto la farina integrale e quella ottenuta da produzioni biologiche. Buone performance, anche se in percentuali meno significative, per gli sfarinati 'innovativi' (ad esempio, le farine/semole di 'grani antichi') e per quelli derivanti dalla trasformazione di materie prime (frumento) nazionali o locali.
L'ammonimento di De Sortis
«L'industria molitoria – commenta De Sortis – dà il suo contributo fattivo ad iniziative della politica orientate a riportare al centro del dibattito l'intera filiera».
Occorre però per il presidente di Italmopa «che non prevalgono solo le esigenze di alcuni singoli attori».
«Dobbiamo ripensare in maniera sistemica – ammonisce - l'intera filiera per migliorarne la competitività, evitare di disorientare il consumatore con una informazione strumentale e incontrollata che deprime i consumi interni di pane e pasta e ambire ad una maggiore coesione tra gli attori a sostegno di obiettivi condivisi affinchè ciascuna componente della filiera possa ottenere la giusta remunerazione e riappropriarsi dell'orgoglio del proprio lavoro».
Le cifre
- 11 milioni di tonnellate (-0,1% rispetto al 2017). Il volume dei prodotti lavorati nel 2018 dall’industria molitoria (farine, semole e sottoprodotti della macinazione)
- 3,539 miliardi di euro (+2,1 % rispetto al 2017) il fatturato stimato
di cui :
- 1,667 miliardi di euro (- 0,4 %) dalla trasformazione del frumento duro
- 1,872 miliardi di euro (+ 4,4 %) da quella del frumento tenero.
- 7.778.500 t l’utilizzazione di farine di frumento tenero e di semole di frumento duro
così suddivisa:
- 4.005.000 t per le farine di frumento tenero (+ 0,2 %)
- 3.773.500 t per le semole di frumento duro (- 0,4 %)
Mercato interno:
- (- 1,8%) le farine destinate alla panificazione
- (+ 3,8%) sostituti del pane quali crackers, taralli, friselle, grissini...
- (+ 1,6%) pizza e prodotti salati da forno
- (+ 2,6%) biscotti/lievitati/prodotti da forno/pasticceria
- (-0,9%) l’industria pastaria
- (+1,1) semola di grano duro per la produzione di pane
Mercato estero:
- (+ 10%) i volumi delle esportazioni di farine di frumento tenero