In questo momento storico il settore agricolo è chiamato, come non mai, ad essere ancora più green ed economicamente e socialmente sostenibile. Una sfida incalzata dalla crisi sanitaria e anche dell’Europa. Il programma del Green Deal Eu, infatti, chiede ai produttori di realizzare, entro il 2030, la riduzione del 50% degli agrofarmaci, del 20% dei fertilizzanti, del 50% degli antibiotici per gli animali da allevamento; e di arrivare almeno al 25% della superficie agricola ad agricoltura biologica. In questo scenario entrano di prepotenza le nuove biotecnologie.
Biotecnologie riabilitate da Bruxelles
La Commissione Ue le indica, nella strategia From Farm To Fork, una risposta concreta per gestire la ridotta disponibilità di suolo e di acqua, per preservare la biodiversità e rendere le produzioni più resistenti ai cambiamenti climatici o ai patogeni, per sviluppare prodotti biologici ed ecocompatibili per la difesa di piante e animali.
Non accettate dai movimenti bio
Ma il paradigma green, biotech e bio sembra trovare degli ostacoli. Infatti, mentre in Italia le associazioni di categoria si sono espresse a favore delle Nbt, e a Bruxelles si discute del futuro delle nuove biotecnologie, le associazioni del bio, compresa Ifoam (Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica), mettono un veto. La presidente di Federbio Maria Grazia Mammuccini a riguardo ha dichiarato: «il mondo del bio ribadisce il proprio impegno a escludere non solo gli ogm, ma anche i prodotti derivanti dalle nuove biotecnologie dai propri sistemi di produzione».
Le risposte sul gruppo Facebook
E i giovani, coloro che sono chiamati a realizzare l’agricoltura del futuro, ai quali è chiesto di trainare, per età, competenze digitali e coraggio, l’inevitabile cambiamento green, come la pensano? Le nuove biotecnologie possono supportare gli agricoltori biologici nell’ottenere produzioni più sostenibili?
Lo abbiamo chiesto ai giovani agricoltori del nostro gruppo Facebook #lagricolturaègiovane che sembrano avere le idee molto chiare.
Biotecnologie «Servono innovazioni per gestire la complessità»
Secondo il giovane Enrico Calentini, presidente di Agia-Cia Chieti-Pescara e delegato al CEJA (Consiglio Europeo dei Giovani Agricoltori), titolare dell’Az. Agr. Villamarea in provincia di Chieti vocata alla produzione e trasformazione di ortofrutta e liquori: «Per rispondere alla grande sfida del Green Deal Eu anche in agricoltura occorre essere sostenibili. A tal fine bisogna sicuramente innovare e avere un’ampia visione di futuro, come prospettata dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity».
«In questo contesto le biotecnologie mettono a disposizione dell’agricoltura biologica tutti quegli strumenti per essere realmente più sostenibile perché in grado di rendere le varietà vegetali più resistenti, tutelando la biodiversità, di mantenere l’equilibrio tra ambizioni produttive ed estensione delle superfici coltivate, ridurre spreco di acqua, ma anche contrastare le aggressioni dei parassiti e del climate chance».
«E ancora preservare gli alimenti, attraverso l’impronta digitale genetica. In gioco – incalza Calentini – va ricordato, c’è la sicurezza alimentare e quindi la qualità delle materie prime. Le tecniche di genome editing, possono contribuire a migliorare produzione e prodotti in chiave sostenibile a tutela dell’ambiente e dei consumatori, ma anche a beneficio della crescita e dello sviluppo di un settore destinato a evolversi per non essere travolto da una complessità non più gestibile con i metodi tradizionali».
La sostenibilità è una gara aperta
Il 28enne Giovanni Gioia, presidente Giovani di Confagricoltura Sicilia, che gestisce insieme alla sua famiglia l’azienda cerealicola Kibbó, situata nelle basse Madonie (Pa), sostiene che «ll metodo biologico va visto come una delle scelte che può intraprendere l’agricoltore nell’intercettare la domanda del mercato. Non va invece inteso aprioristicamente come metodo più sostenibile di altri. La sostenibilità va vista caso per caso e nell’interezza delle sue sfaccettature. Ma la risposta comunque è assolutamente sì, anzi direi che le biotecnologie sono fondamentali!».
Gioia, sugli obiettivi del Green Deal e della Farm to Fork, dichiara: «Non mi piacciono i tagli con l’accetta, per di più se non adeguatamente suffragati da un’analisi preventiva dei dati di settore e delle evidenze scientifiche. Senza l’ausilio di ogni mezzo tecnologico a nostra disposizione, tali obiettivi posti saranno difficilmente raggiungibili. Ridurre gli input mantenendo le rese è di per sé auspicabile ma complesso. Fornendo all’agricoltura validi strumenti è tuttavia possibile farlo, almeno fino a un certo limite. Bisogna mettere in atto ciò che può essere definito intensificazione sostenibile. Le biotecnologie da sole non sono la panacea, sia chiaro. Ma hanno un ruolo di primordine, insieme ad agricoltura di precisione, supporto digitale alle scelte e competenze specialistiche, talvolta purtroppo ignorate».
Biotecnologie: Tea, l’evoluzione non ogm
«Oggi esistono tecniche estremamente più sofisticate – afferma Giovanni Gioia - che ci permettono di intervenire puntualmente su intervalli di genoma selezionati e poterne controllare con efficacia l’espressione». La tecnica Crispr/Cas 9, valsa il Nobel alle ricercatrici Charpentier e Doudna, è estremamente promettente.
«Può essere la volta buona per guardare con fiducia alla scienza senza posizioni preconfezionate. È finito (o almeno sarebbe opportuno finisse) il tempo della politica che strizza l’occhio a pratiche alla moda o a volte persino figlie dell’antiscienza, pena il rischio di prendere strade insidiose. Non perdiamo anche questo treno. Ne va della nostra agricoltura, del nostro pianeta, del nostro futuro».
Sulla stessa linea anche Enrico Calentini: «Le tecniche di cisgenesi e genome editing sono molto diverse dagli Ogm. Più precise delle metodologie tradizionali di mutagenesi, indotta da sostanze chimiche o radiazioni che alterano in modo casuale il genoma della pianta in diverse posizioni. Per preservare e valorizzare le varietà legate al nostro territorio, rendendole più resistenti agli stress e adatte a un metodo sostenibile, riducendo consumi energetici e dissipazione di risorse naturali, le biotecnologie sono la risposta».
Giovani e innovazione, dicci la tua
Biotecnologie dal Nobel al campo alla tavola. Come affrontare questa nuova sfida? Sulla pagina Facebook #lagricolturaègiovane del nostro Osservatorio giovani agricoltori sono le nuove leve a diffondere il paradigma dell’agricoltura 4.0.
Se hai meno di 40 anni e sei un imprenditore agricolo è arrivato il momento di dire la tua.
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