Bovine da latte, la precision feeding è realtà

bovine da latte
Come ottenere un razionamento di successo finalizzato a ottimizzare l’efficienza alimentare negli allevamenti da latte

L’alimentazione di precisione nell’allevamento delle bovine da latte può essere decisiva nella gestione dell’allevamento. E diventa ancor più efficace se può contare sul supporto delle moderne tecniche di automazione. Sono queste le due tematiche approfondite nel corso di un webinar organizzato recentemente dall’Informatore Zootecnico.

I due principali interventi sono stati di Giorgio Marchesini, professore all’Università di Padova, e di Carlo Bisaglia, dirigente tecnologo del Crea di Treviglio (Bg). L’evento è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione di tre sponsor: Agroteam, Phileo by Lesaffre, Rota Guido.

L’alimentazione di precisione, anche detta precision feeding, rientra nel più ampio ambito della zootecnia di precisione ed è una modalità avanzata di alimentazione del bestiame basata sulla continua analisi di alcuni parametri relativi ad alimento, animali e ambiente. Se i risultati ottenuti si discostano dai valori attesi, ne consegue un’azione di correzione, automatica o manuale, mirata a limitare le deviazioni dall’obiettivo prefissato. Infatti, non basta formulare una corretta razione ma è necessario considerare e monitorare tutti quei fattori che vanno poi a determinare il successo del razionamento.

L’adozione di questa tecnica ha lo scopo di aumentare l’efficienza alimentare in modo da incrementare il “ricavo al netto dei costi alimentari” (Iofc, un parametro economico noto in zootecnica), migliorare la salute e il benessere animale e diminuire l’impatto ambientale.

L’omogeneità della razione

Anche quando si fa ricorso a una tecnica di alimentazione come l’unifeed che ha il fine di favorire l’ingestione contemporanea di tutte le componenti della razione così da massimizzare l’efficienza dei microrganismi ruminali, è necessario tenere presente che fattori come la scarsa omogeneità della razione o la selezione da parte degli animali possono inficiare il risultato che si vuole ottenere.

Per minimizzare la disomogeneità dell’unifeed e mantenerlo costante nel tempo è di fondamentale importanza l’interazione tra carro e operatore, intesa come corretto utilizzo, in particolare per quel che riguarda il tempo di miscelazione e l’ordine di carico, e adeguata manutenzione (fig. 1).

Secondo un recente studio condotto su 29 aziende di vacche da latte situate tra Veneto e Lombardia, gli allevamenti più produttivi sono quelli che hanno un indice di omogeneità (0-100) più alto e una variazione di omogeneità nel tempo più bassa rispetto alle altre aziende (fig. 2). Il tutto si ripercuote positivamente sul profitto, con 36 €/giorno di Iofc per le aziende con il 65% di omogeneità a fronte dei 216 euro/giorno di Iofc per le aziende con un valore del 90%.

L’omogeneità della razione si può facilmente misurare tramite strumenti Nirs portatili (spettroscopia nel vicino infrarosso) al momento della distribuzione dell’alimento. In alternativa si possono sfruttare i sensori Nirs applicati al carro miscelatore capaci di calcolare automaticamente l’omogeneità.

Fig. 1 Tempi di miscelazione del carro unifeed
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La linea rossa rappresenta il grado di uniformità desiderato, la linea verde l’uniformità di miscelazione al passare del tempo. Il grado di miscelazione ottimale si ottiene in un determinato periodo di tempo oltre il quale si rischia di avere una razione con un eccessivo grado di trinciatura

La selezione dell’alimento

Un altro punto critico è la selezione degli alimenti da parte degli animali, i quali tendono a ingerire le particelle fini, quindi carboidrati e proteine, a scapito di quelle più grossolane, ossia l’Ndf fisicamente efficace (peNdf). Ciò determina un aumento del rischio di acidosi ruminale e la diminuzione della qualità del latte giustificata da tenori ridotti di grasso e proteina.

In particolare, si è visto che il grasso nel latte diminuisce dello 0,15% e le proteine dello 0,04% per ogni 10% di particelle lunghe di foraggio che vengono scartate.

Ripercussioni negative si hanno anche sulla produzione di latte: le bovine che scartano le particelle più lunghe della razione vanno in contro ad una riduzione della produzione di 0,9 kg/giorno di latte corretto per il 4% di grasso per ogni aumento del 2% nella selezione.

Anche l’indice di selezione (0-100) si può misurare in campo con strumenti Nirs portatili che valutano la composizione dell’unifeed al momento della distribuzione e 2 ore dopo.

Fig. 2 Il fattore omogeneità
Comparazione dell’indice di omogeneità (colonna azzurra) e della variazione di omogeneità nel tempo (colonna arancione) tra aziende a bassa (L), media (M) e alta (H) produzione. Le aziende che producono di più registrano un’omogeneità maggiore e una minore variazione di questa nel tempo. ( a,b per lettere diverse p<0.05 ; x,y per lettere diverse p<0.1 )

Digeribilità e ingestione

Per mantenere un’ottima performance delle bovine e valutare l’adeguatezza della razione non è sufficiente fermarsi alla misurazione frequente dei parametri della razione e degli alimenti ma è necessario andare a valutare come rispondono gli animali tramite l’analisi della digeribilità e dell’ingestione. Si tratta di due parametri non correlati tra loro ma entrambi legati al concetto di efficienza alimentare (fig. 3). Inoltre, la digeribilità permette di determinare l’impatto ambientale dovuto all’escrezione dei nutrienti non digeriti con le feci.

La digeribilità totale si può calcolare utilizzando un marcatore interno come la lignina o l’uNdf240 (Ndf indigerita, stimata mediante fermentazione in vitro a 240 ore), i quali sono tra i parametri che influenzano maggiormente la digeribilità dei foraggi, e l’analisi dell’unifeed e delle feci con strumenti Nirs.

Fig. 3 Produzione di latte e sostanza secca
Relazione fra produzione di latte e kg di sostanza secca digerita: all’aumentare della sostanza secca digerita aumenta anche la produzione.

Gli aspetti gestionali

Gli aspetti gestionali possono interferire con il comportamento alimentare delle bovine, con conseguenze negative sull’efficienza e sulla produttività delle stesse.

Una prima valutazione può essere fatta andando a comparare i kg di latte prodotti dalla bovina per ogni kg si sostanza secca digerita: questi dovrebbero essere pari ad almeno 2,45. Se si riscontra un valore inferiore è opportuno andare a controllare i fattori gestionali, i quali possono portare a differenze produttive superiori al 50%.

Il monitoraggio del comportamento alimentare e di altri importanti aspetti può essere fatto tramite l’utilizzo di sensori individuali, come gli accelerometri, che permettono di osservare istantaneamente i cambiamenti della normalità e di rilevare precocemente alcuni problemi sanitari. Se le anomalie registrate sono comuni a più individui del gruppo verosimilmente alla base vi sono problematiche gestionali, alimentari o ambientali.

Pertanto, per non alterare il normale comportamento alimentare delle bovine, è essenziale ridurre la competizione tra gli animali, fornire stimoli all’alimentazione e garantire loro l’accessibilità all’alimento.

Precision feeding e automazione

L’automazione delle operazioni consente di massimizzare la precisione nell’alimentazione delle bovine e, ad oggi, offre un’ampia gamma di soluzioni utilizzabili dal campo alla stalla. Come già detto, l’omogeneità della razione è prerequisito fondamentale per avere un razionamento di successo. Problemi di disomogeneità possono essere dovuti anche alla variabilità dei foraggi; per limitare questo fattore è possibile avvalersi di macchine che permettono di analizzare e georeferenziare le balle al momento della raccolta così da poterle poi stoccare in lotti omogenei.

Analogamente, un valido aiuto per ridurre la variabilità della razione riconducibile agli insilati è offerto dalla trincia dotata di sistema Nirs. Esso, infatti, rileva le differenze in termini di produzione, umidità, amido, proteine e Ndf all’interno dello stesso appezzamento.

O ancora, vi sono sensori Nirs portatili a puntamento o in-line sui carri miscelatori; questi ultimi rilevano il contenuto di acqua e ricalibrano in tempo reale la quantità di sostanza secca da caricare nella tramoggia.

Tra le altre macchine disponibili troviamo anche i carri trincia-miscelatori dotati di sistemi di scansione ottica che permettono di misurare istantaneamente la lunghezza di trinciatura e l’omogeneità e forniscono così una stima del tempo residuo per raggiungere l’obiettivo voluto.

Attualmente nelle nostre aziende vi è una discreta diffusione dei carri trincia-miscelatori ma anche degli spingiforaggio robotizzati che avvicinano la razione fino a 10-12 volte al giorno, offrendo in questo modo un concreto aiuto nella gestione della mangiatoia.

Per quanto riguarda invece la gestione automatica dell’unifeed, vi sono sistemi automatizzati e robotizzati che vanno a limitare i fattori di insuccesso riconducibili all’utilizzo scorretto del carro in quanto l’allevatore non è direttamente coinvolto nella preparazione e nella distribuzione della razione. Inoltre, la distribuzione dell’alimento avviene più volte: le bovine vengono invogliate a mangiare e la competizione viene ridotta.

Il grande vantaggio di questi sistemi automatici è la possibilità di lavorare in sinergia con altri sistemi elettronici presenti nella stalla come, ad esempio, il robot di mungitura o i sistemi di raffrescamento.

Bovine da latte, la precision feeding è realtà - Ultima modifica: 2021-11-23T16:17:40+01:00 da K4

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