La promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta e a 'chilometro zero' diviene norma. A darne comunicazione il deputato Filippo Gallinella, presidente della commissione Agricoltura della Camera e primo firmatario del disegno di legge, il cui percorso era iniziato nell'ottobre 2018.
Quattro anni, dunque, con una lettura al Senato e un doppio passaggio alla Camera, l'ultimo appunto appena concluso con il varo definitivo da parte dell'assemblea di Montecitorio, che ha recepito le modifiche apportate da Palazzo Madama.
La legge, che si compone di 8 articoli, prevede che le regioni e gli enti locali potranno adottare ulteriori iniziative di loro competenza per la valorizzazione di detti prodotti e per la promozione dell'incontro diretto tra produttori e i soggetti gestori, pubblici e privati, della ristorazione collettiva.
Prodotti entro 70 km o con un unico intermediario
La norma punta a favore il consumo di alimenti a ‘chilometro zero’, ossia prodotti nel raggio massimo di 70 km, e a ‘filiera corta’, cioè caratterizzati per un solo intermediario massimo lungo la filiera. Diversi gli strumenti messi in campo: dalle aree dedicate in mercati e supermercati, alle regole per la ristorazione collettiva sino alla creazione di due loghi distintivi, per il cui utilizzo illecito sono state previste sanzioni fino a quasi 10mila euro.
Spazi riservati alla vendita diretta, anche nei supermercati
Il comma 1, introdotto dal Senato, stabilisce che i comuni riservano almeno il 30 per cento del totale dell'area destinata al mercato (e, per la pesca, delle aree prospicienti i punti di sbarco) agli imprenditori agricoli esercenti la vendita diretta dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero o a filiera corta. Al comma 2, si prevede che, in caso di apertura di mercati agricoli di vendita diretta, i comuni possano riservare agli imprenditori agricoli che vendono prodotti a chilometro zero o a filiera corta appositi spazi all'interno delle aree del mercato. Inoltre si riconosce agli stessi imprenditori agricoli la possibilità di realizzare tipologie di mercati riservati alla vendita diretta dei prodotti agricoli di cui si discute. Il comma 3 specifica che le regioni e gli enti locali, previa intesa con le associazioni di rappresentanza del commercio e della grande distribuzione, possono favorire la destinazione di particolari aree all'interno dei supermercati destinate alla vendita di tali prodotti.
Due nuovi loghi: "chilometro zero" e "filiera corta"
L'articolo 5, modificato dal Senato, prevede l'istituzione dei loghi "chilometro zero" e"filiera corta". In particolare, il comma 1, statuisce che con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali - da adottarsi entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente proposta di legge di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze e con quello dello Sviluppo Economico e sentita la Conferenza Unificata - siano istituiti: il logo "chilometro zero" e il logo "filiera corta". Spetta allo stesso decreto definire le condizioni e le modalità di attribuzione del logo, le modalità di verifica e attestazione della provenienza territoriale, gli adempimenti relativi alla tracciabilità, nonché le modalità con cui fornire una corretta informazione al consumatore.
I loghi non potranno essere apposti sui prodotti
Il logo sarà esposto nei luoghi di vendita diretta, nei mercati, negli esercizi commerciali o di ristorazione o di somministrazione (modifica aggiunta dal Senato) e all'interno dei locali, in spazi espositivi appositamente dedicati. Può essere pubblicato in piattaforme informatiche di acquisto o distribuzione che forniscono i prodotti oggetto della proposta di legge in esame. La norma precisa che il logo non può essere apposto sui prodotti, sulle loro confezioni e su qualsiasi imballaggio utilizzato per la vendita.
Ristorazione collettiva: no a criterio di premialità
L'articolo 6, modificato dal Senato, disciplina la promozione dei prodotti a chilometro zero e provenienti da filiera corta nella ristorazione collettiva. A tale fine si interviene sull'articolo 144 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti pubblici), sostituendone il primo comma. Viene previsto, quindi, che per i servizi di ristorazione la valutazione dell'offerta tiene conto, della qualità dei prodotti alimentari, con particolare riferimento a quella di prodotti biologici, tipici e tradizionali e di prodotti a denominazione protetta e indicazione geografica tipica, del rispetto delle disposizioni ambientali in materia di green economy, dei criteri ambientali minimi pertinenti, della qualità della formazione degli operatori e della provenienza da operatori dell'agricoltura biologica e sociale. Con riferimento alla modifica effettuata dal Senato, essa consiste nella soppressione del riferimento del criterio di premialità: nel testo approvato dalla Camera era stato previsto che l'utilizzo dei prodotti a chilometro zero o provenienti da filiera corta venisse considerato, a parità di offerta, criterio di premialità rispetto agli altri prodotti di qualità, quali i prodotti biologici, tipici o tradizionali, i prodotti a denominazione protetta e quelli provenienti dall'agricoltura sociale.
Sanzioni da 1.600 a 9.500 euro per uso illecito dei loghi
L'articolo 7 prevede le sanzioni. Nel dettaglio si statuisce che, chiunque utilizzi le definizioni previste all'articolo 2 della presente proposta di legge o i loghi di cui all'articolo 5 in maniera non conforme alla presente legge è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.600 euro a 9.500 euro (la modificata operata dal Senato consiste in una definizione più puntuale della condotta illecita).
I consumatori, dunque, potranno contare su una maggiore trasparenza e tracciabilità quando acquistano prodotti agroalimentari con queste caratteristiche nonché su controlli e sanzioni che puniranno eventuali illeciti, il tutto nel contesto di politiche orientate ad una promozione e valorizzazione sostenibile dei territori. "A giovarne sarà anche la ristorazione e gli altri canali turistico-ricettivi che faranno leva sul marketing territoriale e sulla promozione attraverso i prodotti agricoli e alimentari”, evidenzia Filippo Gallinella.
Questa è veramente una grande opportunità, tocca a noi agricoltori prenderla e sfruttarla. Speriamo di non avere troppe complicanze burocratiche o troppe pressioni da chi invece non vuole questo modello di business perchè non riesce a speculare a sufficienza sui prodotti commercializzati.