Coronavirus e suinicoltura, Rolfi: stop alla speculazione

speculazione
Fabio Rolfi, assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia
L’assessore all’Agricoltura della Lombardia Fabio Rolfi sollecita un’intesa di filiera. «Il settore rischia il collasso nel medio periodo, bisogna agire adesso»

Nelle parole dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Fabio Rolfi, c’è tutta la preoccupazione per un momento drammatico per la regione, che è la prima realtà agricola in Italia e che rischia di andare in tilt per l’esplosione di Coronavirus che ha colpito il popolo lombardo più di ogni altro. Guardando alla suinicoltura, realtà di punta nel sistema produttivo nazionale, l’assessore Rolfi valuta la proposizione di un prezzo politico e sollecita un’intesa di filiera che freni ogni possibile speculazione.

Si leggono, nelle parole dell’assessore in questa intervista rilasciata alla Rivista di Suinicoltura, l’amarezza per un sistema europeo che, di fatto, non esiste, con alcuni Stati Membri che, anziché rifarsi al monito di collaborazione che dovrebbe ispirare l’Unione europea, si ispira più a quell’Homo homini lupus che Thomas Hobbes riprese da Plauto per tratteggiare la natura egoistica della natura umana.

La filiera suinicola unita contro la speculazione

Assessore Rolfi, come in ogni crisi, anche con il Coronavirus il rischio è che si verifichino delle speculazioni. Nei giorni scorsi ha sollevato l’allarme per il comparto lattiero caseario, c’è pericolo anche per la suinicoltura?

«Certo, i nostri competitor stranieri non vedevano l’ora di poter puntare sulla confusione generata dal Coronavirus per guadagnare fette di mercato. Le campagne pubblicitarie denigratorie alle quali abbiamo assistito in questi giorni – afferma Rolfi - hanno questo preciso scopo: l’Italia ha il sistema agroalimentare più controllato d’Europa, gli allevamenti più attenti al benessere animale e alla sicurezza alimentare dell’intero continente. Purtroppo, troppo spesso però anche sulla nostra tv di Stato o sui principali quotidiani del Paese vediamo servizi o articoli che parlano male della zootecnia. Dobbiamo imparare a essere noi italiani a parlare bene di noi stessi e a essere orgogliosi di ciò che siamo, dell’innovazione delle nostre aziende e della qualità dei prodotti».

Andamento dei consumi

Secondo le prime stime, l’andamento dei consumi di carne suina e salumi sembra tenere. Quali segnali ha avuto, in merito?

«Sì, la suinicoltura sembra tenere meglio di altri comparti agricoli e zootecnici. Il problema potrebbe però riguardare la tenuta sul medio periodo – dichiara Rolfi -. Non sappiamo quanto durerà questa situazione e che effetti avrà sull’export, quindi è importante proseguire nell’azione congiunta tra produttori e istituzioni per continuare a garantire liquidità alle aziende, una burocrazia più leggera e una serie di misure shock per il rilancio non appena sarà passata l’emergenza sanitaria. Abbiamo proposto al governo l’esonero parziale del pagamento dei contributi previdenziali per le aziende agricole, mutui a tasso zero per l’estinzione dei debiti bancari e la sospensione delle compensazioni del registro debitori regionale e nazionale. Non solo, anche l’aumento dell’anticipo Pac al 70% per dare liquidità alle nostre imprese».

I prezzi

La Commissione unica nazionale dei suini sta operando da remoto, naturalmente. Gli allevatori si aspettavano una crescita dei prezzi rilevati, appunto per dinamiche di filiera che non sembrano essere diverse dalle settimane precedenti: la Cina continua ad approvvigionarsi di carne suina dalla Germania e dalla Spagna, i consumi interni a eccezione dell’horeca, non hanno subito flessioni sostanziali, forse sono calate le importazioni. Come legge lo scenario attuale di mercato, con il prezzo rilevato in calo lo scorso 12 marzo per i grassi da macello destinati al circuito tutelato e addirittura non formulato per i suinetti? C’è chi ha suggerito, fra gli allevatori, un prezzo politico per due settimane, in attesa di vedere come evolve la situazione. Condivide?

«La sostituzione di volumi importati con maggior carne nazionale la trovo non solo opportuna, ma anche giusta. In una situazione di emergenza mondiale come questa – afferma l’assessore - dobbiamo fare realmente sistema tra gli attori della filiera. Per il resto far previsioni di mercato a fronte di una situazione nuova che si sta espandendo e che una volta finita cambierà il mondo anche in termini di relazioni commerciali è dura. Certo che al termine di questa vicenda dobbiamo rivedere la capacità del Paese di presenziare i mercati, cambiando radicalmente la nostra burocrazia, che da ostacolo alle imprese deve diventare un supporto. Dobbiamo essere più agili e veloci e non arrivare sempre secondi. In tal senso le peripezie subite dalle nostre imprese per esportare in Cina sono un esempio concreto. Quanto al prezzo politico potrebbe essere un’idea. Certo in questa fase sarebbe meglio sospendere ogni forma di contrattazione pubblica. Siamo in una fase di emergenze, in cui i fenomeni speculativi possono danneggiarci. Le restrizioni introdotte dal governo per la borsa sono un esempio».

L'export una strategia?

L’export può essere una strategia di sostegno al comparto? In che modo essere efficaci, tenendo conto che i controlli alle frontiere sembrano orientati su richieste di certificazioni “virus-free”, che altro non sono che attacchi speculativi, tenuto conto che il Coronavirus non si trasmette agli alimenti e nemmeno attraverso gli alimenti?

«Con il decreto del 2 marzo – spiega Rolfi - il governo ha riconosciuto, anche su iniziativa della Regione Lombardia, come pratica commerciale sleale l’acquisto di prodotti agroalimentari in subordinazione a certificazioni non obbligatorie riferite al Covid-19. L’agroalimentare è totalmente Coronavirus free e chi specula sulla paura delle persone deve essere punito, perché rischia di danneggiare un sistema economico sano e trainante per una regione e un intero Paese. Accanto a ciò lo Stato deve mettete finalmente in moto la propria diplomazia internazionale per la difesa dell’agroalimentare, che è una delle principali voci di business del paese. Politica che non abbiamo mai realmente fatto fino in fondo in passato e che forse oggi cominciamo, di fonte alla necessità, a fare».

«La produzione agro industriale in Lombardia vale 13,5 miliardi di euro all’anno – continua Rolfi - e coinvolge 233mila lavoratori. L’export agroalimentare della nostra regione vale 6,6 miliardi di euro all’anno, con una crescita del 2,6% all’anno. È chiaro, dunque, che il nostro sistema è votato all’export e dobbiamo continuare su questa linea con una massiccia campagna di comunicazione legata alla sicurezza alimentare dei nostri prodotti, alla sostenibilità ambientale dei sistemi produttivi e al benessere animale ultra garantito negli allevamenti italiani».

L'Italia non è autosufficiente

Anche nel settore suinicolo, come nel latte, l’Italia non è autosufficiente. Una minore dipendenza dall’estero potrebbe metterci maggiormente al riparo dagli choc di mercato?

«L’importazione non è un male a priori, ma deve avvenire solo quando la materia prima italiana manca o non è realmente adeguata alle esigenze del mercato. Forse in passato più che fare sistema si è fatta contrapposizione tra gli attori delle filiere; la situazione di profonda difficoltà che stiamo vivendo dimostra che ragionare in termini di filiera è fondamentale. Significa fare l’interesse nazionale che è l’interesse di tutti – sottolinea l’assessore lombardo -. Ho proposto, in questo momento di criticità generale del comparto agroalimentare, la sottoscrizione di un grande patto sul made in Italy tra istituzioni, mondo agricolo, industriale e della grande distribuzione. Il primo punto deve essere quello di utilizzare materie prime italiane per sostenere la liquidità delle nostre aziende e le filiere italiane. Ne ho già parlato con il ministro Bellanova che nei giorni scorsi ha convocato in videoconferenza tutti gli assessori regionali all’Agricoltura. La Lombardia è a disposizione».

Il rischio che gli animali rimangano senza alimento

Il nodo dei trasporti è un altro elemento di difficoltà. Teme che la Lombardia, prima regione zootecnica d’Italia, possa ritrovarsi in carenza di cereali o mangimi?

«Non credo ci sia questo pericolo – risponde Rolfi -, ma il tema logistico sarà al centro del dibattito nei prossimi anni. L’Italia è indietro di decenni rispetto ai competitor. Ci sono stati troppi no da troppe parti che penso e spero rappresentino la politica del passato. È ora di guardare al futuro».

 No speculazione anche per il lattiero caseario

Permetta un fuori tema, ma la Lombardia è il primo produttore di latte in Italia, con il 45% dei volumi. Quali suggerimenti ha per ridurre al minimo la speculazione e evitare che a farne le spese siano i produttori?

«La crisi del sistema horeca rischia di pesare con un mancato ritiro di 3mila tonnellate di latte sulle 16mila che si registrano solitamente in Lombardia a marzo. Bisogna avere visione di filiera tra mondo agricolo e settore della trasformazione. Tre rapidi interventi a breve termine: destinare almeno 500 tonnellate di materia prima alla produzione di siero in polvere di uso zootecnico grazie a delle norme di emergenza che abbiamo introdotto; una ragionevole e sostenibile contrazione concordata della produzione alla stalla anche per non abbassare il valore della materia prima e coinvolgimento della gdo per la piena valorizzazione della materia prima italiana per i prodotti venduti nei supermercati. Valorizzare il latte e i prodotti derivati – conclude Rolfi - è l’unico modo per non essere soggetti a speculazione».

Coronavirus e suinicoltura, Rolfi: stop alla speculazione - Ultima modifica: 2020-03-16T17:10:37+01:00 da Mary Mattiaccio

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome