Sostegni per fare uscire il castagno dall’oblio

Castagneto secolare
Burocrazia e nuovo regime fiscale spaventano quei produttori hobbisti che rappresentano lo zoccolo duro della castanicoltura nazionale. Ma una rinnovata attenzione alla strategia forestale nazionale e l’impegno di alcune regioni illuminate mostrano la strada per recuperare impianti ad alto valore ambientale. Gli approfondimenti da Castanea 2019

Vive in una terra di mezzo proprio come gli hobbit. Sospeso in una dimensione a cavallo tra foresta ed agricoltura, tra produzione di legno e di frutta, tra economia ed ecologia. E proprio come le miti creature dell’universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese John Ronald Reuel Tolkien il castagno ha tutte le potenzialità per risolvere sconvolgimenti climatici ed economici, ma viene chiamato in causa solo nei momenti di piena crisi.

Leggi qui l'articolo di lancio di Castanea 2019

Leggi qui l'articolo sull'innovazione degli impianti intensivi

Leggi qui l'articolo sui problemi fitosanitari (in pubblicazione)

Sistemi delicati in cerca di equilibrio

«I castagneti – testimonia Carlo Pirazzoli dell’Università di Bologna- costituiscono un sistema agricolo-forestale complesso e delicato in cui natura e uomo debbono ricercare i giusti equilibri per salvaguardare da un lato gli aspetti più propriamente naturalistici, dall’altro di poter offrire produzioni e servizi tali da rendere economicamente sostenibile la presenza di imprese agricole e forestali capaci di reggere il confronto con i moderni mercati».

Castanea 2019, l’evento che si è appena concluso a Pergine Valsugana, ha provato a ridestare questo gigante buono che, soprattutto nel nostro Paese, vive in uno stato di oblio non perenne, ma intermittente (l’ultimo colpo paralizzante è stato quello inferto dagli attacchi dell’alieno cinipide galligeno). Capace di fornire alimento, legna e servizi che possono avere unìinflusso positivo sul turismo (a Pergine Valsugana sono state presentate esperienze di successo di percorsi guidati di visite a castagneti secolari).

L’impegno del ministero

Alessandra Stefani

Ma riannodare i fili di politiche di sostegno troppo spesso interrotte può essere molto difficile. «La notizia positiva – testimonia Alessandra Stefani, direttrice generale del Mipaaft  è il deciso aumento dell’impegno nella definizione di una strategia forestale nazionale». In aprile il ministero ha infatti presentato il RaF Italia 2017-2018 (clicca per scaricare dal sito della Rete Rurale), primo Rapporto sullo stato delle Foreste e del settore forestale realizzato in Italia (clicca qui e qui per leggere i nostri approfondimenti su Raf e manifesto del paesaggio agricolo e forestale). Lo scorso anno è stato dato poi alle stampe il Testo Unico Forestale (d.lgs 3 aprile 2018). «E l’avvio del percorso dei 9 decreti attuativi – assicura Stefani -  previsti dal Testo Unico è ormai a buon punto».

Può essere l’occasione per incentivare il ripristino di impianti tradizionali di castagno ad alto valore ambientale, storico e culturale che si trovano in stato di semi-abbandono, ma può non essere facile. Innanzitutto per la concorrenza degli impianti intensivi (leggi qui) con prezzi concorrenziali (2-3 €/kg) rispetto ai 5-10 €/kg con cui oggi sono vendute le produzioni tradizionali di maggiore pregio (17 tra Dop e Igp di Marrone e Castagna che coprono tutta la penisola).

Ma la notizia peggiore deriva dalla difficoltà ad inquadrare un’attività molto lontana dagli attuali schemi economici-finanziari e più simile a quella dell’uomo cacciatore-raccoglitore che ha popolato la Terra prima dell’invenzione dell’agricoltura. Difficoltà aggravate dalla riforma fiscale innescata dalla Finanziaria 2018 che ha decisamente allontanato i raccoglitori occasionali dai modelli utilizzati per Coldiretti e Iatp.

Stop burocrazia

Luigi Vezzalini

«Il problema maggiore –  contesta Luigi Vezzalini dell’Associazione nazionale città del castagno – è l’eccesso di burocrazia che scoraggia in molte regioni i produttori, che sono quasi tutti hobbisti, ad intraprendere azioni di rispristino». Con le preziose eccezioni però di Toscana, che ha deciso di incentivare il castagno sostenendo le preziose denominazioni d’origine del Monte Amiata e della Lucchesia e del Trentino, che ha invece deciso di favorire il Castagno in quanto essenza forestale.

La scelta forestale del Trentino

Giulia Zanotelli, assessore all'agricoltura del Trentino

A Castanea 2019 Giulia Zanotelli, assessore provinciale all’agricoltura, ha infatti ribadito l’impegno del Trentino in favore della biodiversità e della semplificazione amministrativa. «Abbiamo ad esempio deciso – dice-  di accelerare le autorizzazioni per i cambi di destinazione da foresta a prato-pascolo dei terreni delle zone colpite dagli effetti della tempesta Vaia del novembre scorso». E per il caso specifico del castagno, che nel Trentino è ridotto a poche centinaia di ettari (ma quelli abbandonati sono molti di più) un’esemplare esperienza pilota illustrata da Massimo Miori del servizio foreste e fauna della provincia autonoma di Trento sta portando al recupero di castagneti forestali che costituiscono una preziosa fascia intermedia tra bosco e agricoltura (con un forte significato, fra l’altro, nel proteggere vigneti e meleti dai danni della fauna selvatica).

La riscoperta della Rossara

Il colore fulvo della Castagna Rossara trentina

Un’attenzione delle amministrazioni locali che favorisce la passione e l’intraprendenza di giovani produttori come Sandro Mosele, protagonista del case study della Rossara Trentina , un’antica varietà ritenuta di pregio fino ai primi decenni del XX secolo e poi sparita. Ma ritrovata da Mosele in cinque esemplari secolari nei boschi della Val di cembra.

Mettersi d’accordo sulle definizioni

In Italia però ci sono 21 diversi Psr, non c’è dappertutto la stessa sensibilità in favore del castagno e i produttori chiedono maggiore omogeneità. Un obiettivo che  Alberto Manzo del Mipaaft ha fatto suo con l’istituzione e il coordinamento di un tavolo dedicato a questa filiera.

Alberto Maltoni

Prezioso a questo fine il lavoro illustrato da Alberto Maltoni dell’Università di Firenze. «Occorre mettere ordine nel marasma di definizioni che caratterizzano i castagneti da frutto e da legno: tra cedui, cedui matricinati, impianti fitti o rarefatti, quali tipologie possono essere premiate da incentivi per il ripristino produttivo? «L’attuale confusione – ribadisce Maltoni - nella definizione delle diverse tipologie di soprassuoli misti o a prevalenza di castagno lasca troppi margini a interpretazioni soggettive che portano a fraintendimenti nella stesura di regolamenti forestali, misure di finanziamento e rilievi inventariali». Il lavoro coordinato da Maltoni sta portando a risolvere questi fraintendimenti. Dal primo gennaio di quest’anno occorre però evitare gli ulteriori fraintendimenti che caratterizzato l’inquadramento fiscale di chi gestisce questi impianti tradizionali. Gli hobbisti son considerati raccoglitori e quindi sono fuori dalle facilitazioni previste per l’attività agricola.

Il nuovo regime fiscale

Enrico Vidale

«Ma niente paura – spiega Enrico Vidale dell’Università di Padova – . Le nuove misure legislative (legge 145 del 30 dicembre 2018 – finanziaria 2018) introducono una struttura snella per chi si cura solo della raccolta della castagna (solo 100 euro una tantum più licenza per chi fattura fino a 7mila euro l’anno)». Oppure, se il fatturato è tra 7mila e 65mila, si può entrare nel regime forfetario e pagare il 15% del fatturato con un imponibile del 67% più previdenza. Oltre c’è solo il regime ordinario: con tasse del 24% sui profitti, più Iva, previdenza sociale e licenza. «Occorre mettersi in regola – raccomanda Vidale - per evitare pesanti multe».

Attività di raccoglitore, sopra il vecchio regime e sotto quello entrato in vigore il primo gennaio di quest'anno

Castanea 2019

Castanea 2019, 7° convegno nazionale sul castagno, ha richiamato oltre 100 relatori da tutta Italia,da mercoledì 12 a venerdì 14 giugno presso l’Istituto Marie Curie di Pergine ValSugana (Tn) per seguire un programma articolato in 4 sessioni principali, poster pitch, poster ed eventi culturali e di intrattenimento. Tutto per favorire il progresso economico e scientifico di questa coltura

All’evento, promosso ogni quattro anni dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI) e organizzato quest’anno da Fondazione Mach con Luisa Palmieri come convener, ha partecipato anche Terra e Vita con la moderazione della sessione di economia e politica che ha offerto lo spunto per quest’articolo.

Oggetto di analisi e confronto sono stati: metodi gestionali dei castagneti da frutto e dei boschi di castagno; sistemi di trasformazione del prodotto; progresso tecnologico di macchine ed attrezzature; sistemi innovativi di rilievo del patrimonio castanicolo (satellite, droni ecc.); valorizzazione dell’attività umana, del paesaggio e della biodiversità; nuove frontiere nel campo della nutraceutica e della tracciabilità del frutto fresco e dei suoi derivati; strategie di promozione e finanziamento.

Terra e Vita ha partecipato come media partner a questo evento patrocinato dalle seguenti istituzioni ed associazioni: Provincia autonoma di Trento, Comune di Pergine Valsugana, Associazione Nazionale Città del Castagno, Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Istituto Marie Curie di Pergine Valsugana, Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, Centro di Castanicoltura Regionale del Piemonte, Centro Studio e Documentazione sul Castagno di Marradi, APT Valsugana Lagorai.
La prossima edizione di Castanea si terrà nel 2023 a Napoli, organizzata dall’Università Federico II di Portici.

Sostegni per fare uscire il castagno dall’oblio - Ultima modifica: 2019-06-17T04:52:16+02:00 da Lorenzo Tosi

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