«Biogas e biometano sono strategici per le aziende e per il Paese». Lo sostiene Filippo Gallinella sottolineandone il triplice vantaggio.
Tre vantaggi
«Consentono agli agricoltori di divenire più resilienti dal punto di vista energetico garantendogli un sostegno economico che può aiutarli a superare la crisi dei prezzi in corso».
«Fanno bene all'ambiente valorizzando i reflui e i sottoprodotti agricoli riportando al suolo quella sostanza organica necessaria a scongiurarne la desertificazione».
«Consentono, infine, di rendere il Paese meno dipendente dall'estero sotto il profilo energetico».
Il Convegno organizzato alla Sala Cavour
Sono le considerazioni che il presidente della Commissione Agricoltura della Camera ha espresso durante il convegno «Biogas e biometano: la risposta agricola alla crisi energetica", organizzato presso la Sala Cavour del Ministero delle Politiche agricole in Roma, dal deputato Gianpaolo Cassese, esponente M5S in commissione Agricoltura.
«Raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica – testimonia Cassese - e offrire una risposta concreta al fabbisogno energetico e ai rincari causati dal conflitto bellico in Ucraina è oggi possibile attraverso le agroenergie».
L’economia circolare vince
«Si tratta di un esempio perfetto di applicazione della cosiddetta economica circolare, possono sostenere l’Italia nell’indipendenza energetica con ricadute positive oggettive per le imprese agricole».
Tra i relatori dell’evento: Andrea Ripa Di Meana (amministratore unico GSE – Gestore Servizi Energetici), Piero Gattoni (presidente CIB – Consorzio Italiano Biogas), Giovanni Perrella (Dipartimento Energia del Ministero della Transizione ecologica).
Hanno partecipato alla tavola rotonda i rappresentanti delle associazioni di categoria Massimiliano Giansanti (coordinatore Agrinsieme), Ettore Prandini (presidente Coldiretti) ed il presidente di Legambiente Stefano Ciafani.
Prandini (Coldiretti): «Con il biometano dalla stalla alla strada possono arrivare 6,5 milioni di M3 di gas verde
«Con 1,92 miliardi di euro previsti nel Pnrr il biogas e il biometano rappresentano scelte strategiche per rispondere al caro energia che pesa su famiglie e imprese schiacciate dagli effetti della guerra in Ucraina». È ciò che ha sostenuto nella tavola rotonda Ettore Prandini, presidente della Coldiretti.
Il presidente ha però sottolineato «l'importanza di snellire la burocrazia e di continuare a puntare sulle aziende agricole per la produzione energetica nazionale, dal biogas al fotovoltaico sui tetti senza consumo di suolo».
«Con lo sviluppo del biometano agricolo Made in Italy “dalla stalla alla strada” è possibile arrivare ad immettere nella rete fino a 6,5 miliardi di metri cubi di gas verde da qui al 2030 che rappresenta il 10% del fabbisogno della rete del gas nazionale, riducendo la dipendenza del Paese dall'estero e fermando i rincari che stanno mettendo in ginocchio le imprese».
Non abbandonare gli impianti già realizzati
Secondo Coldiretti «bisogna semplificare tutte le procedure e tagliare la burocrazia, puntando su bio economia circolare e chimica verde leggera anche per diminuire la dipendenza dalle importazioni di fertilizzanti spesso provenienti da Paesi terzi rispetto all'Ue». Anche perchè il processo di produzione del biometano alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari mette a disposizioni preziosi materiali fertilizzanti, il cosiddetto digestato che contiene elementi quali azoto, fosforo e potassio ideali per i terreni grazie all'apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi.
Le energie rinnovabili portano vantaggi economici a famiglie e imprese. «Davanti all'emergenza energetica che stiamo vivendo – ha concluso Prandini - abbiamo la necessità di dare continuità agli impianti di biogas indipendentemente da quando sono stati realizzati visto che non possiamo abbandonare un numero rilevante di strutture che sono perfettamente funzionanti e ai quali basta dare un giusto incentivo per continuare a svolgere la loro attività».
La Coldiretti prima di fare proclami deve dare il consenso a risolvere i problemi che gli allevatori si portano dietro da 25 anni