Conserve Italia nel mirino dell’antitrust Ue

Conserve vegetali
Informazione preliminare inviata dalla Commissione Europea a Conserve Italia per un’indagine partita nel 2013. L’accusa è quella di aver violato le norme sulla concorrenza nel mercato delle conserve vegetali nello spazio economico europeo

La Commissione Europea scrive a Conserve Italia (e alla sua controllata Conserves France) ma le notizie che porta non sono affatto buone.

L’organo esecutivo comunitario contesta infatti in via preliminare la grande società cooperativa con sede a San Lazzaro di Savena (Bo) di aver violato le norme anti-trust dell'UE nel commercio delle conserve vegetali.

L’ipotesi di un cartello

 La Commissione attribuisce a Conserve Italia la possibilità di aver formato un cartello con altri operatori di mercato all'interno dello spazio economico comune per fissare prezzi di vendita, condividere mercati e spartirsi i clienti per la fornitura di alcune tipologie di ortofrutta in scatola (con i propri marchi o con le etichette private) in particolare nel settore dei servizi di ristorazione.

La contestazione mossa ora a Conserve Italia è la coda di un filone indiziario iniziato dall’Antitrust comunitario nel 2013 contro altre imprese europee e che si è parzialmente concluso con le condanne a pagare pesanti multe fatta eccezione per Conserve Italia.

Un’indagine partita nel 2013

Nell’ambito di questa inchiesta la Commissione europea ha multato il gruppo olandese Coroos e il gruppo francese Cecab sempre per la  violazione delle norme antitrust UE nel mercato delle conserve vegetali.

La Commissione ha infatti riscontrato che Bonduelle, Coroos e Cecab hanno partecipato per oltre 13 anni a un cartello per la fornitura di alcuni tipi di prodotti in scatola a rivenditori e/o società di servizi alimentari.

L'obiettivo delle tre società coinvolte nell'intesa era quello di preservare o rafforzare la loro posizione sul mercato, mantenere o aumentare i prezzi di vendita, ridurre l'incertezza sulla loro condotta commerciale futura e formulare e controllare a loro vantaggio le condizioni di marketing e di negoziazione. Per raggiungere questo obiettivo, le società hanno fissato i prezzi, concordato quote di mercato e quote di volume, assegnato clienti e mercati, coordinato le loro risposte alle gare d'appalto e scambiato informazioni commercialmente sensibili.

Tre accordi, la stessa infrazione

Dall'indagine della Commissione è risultata l'esistenza di un'unica infrazione comprendente tre accordi separati:

  • il primo copre le vendite del marchio del distributore di verdure in scatola come fagioli verdi, piselli, miscele di piselli e carote, mousse vegetale;
  • il secondo riguarda il mais dolce;
  • il terzo riguarda sia i marchi propri sia le private label del distributore di conserve vegetali del settore dei servizi alimentari, in particolare in Francia.

Coroos ha partecipato solo al primo accordo, mentre Bonduelle e Cecab hanno partecipato a tutti e tre.

Bonduelle ha ricevuto la piena immunità per aver rivelato l'esistenza del cartello alla Commissione, mentre le altre società hanno ammesso il loro coinvolgimento nel cartello e cooperato con la Commissione e hanno ricevuto la pesante sanzione pecuniaria di circa 31 milioni di euro a titolo di transazione.

Per Conserve Italia, l'indagine è proseguita secondo la procedura di cartello standard senza nessuna transazione.

Leggi per capire

Le norme sulla concorrenza in Europa


La procedura

L’attuale comunicazione degli addebiti costituisce la fase formale delle indagini della Commissione su sospette violazioni delle norme UE sulle pratiche commerciali restrittive.

La Commissione informa per iscritto le parti interessate degli addebiti mossi nei loro confronti. Le parti possono quindi esaminare i documenti del fascicolo di indagine della Commissione, rispondere per iscritto e chiedere un'audizione orale per presentare le loro osservazioni sul caso dinanzi ai rappresentanti della Commissione e delle autorità nazionali garanti della concorrenza.

Se, dopo che le parti hanno esercitato i loro diritti di difesa, la Commissione conclude che esistono prove sufficienti di un'infrazione, può adottare una decisione che vieti il ​​comportamento e infligge un'ammenda fino al 10% del fatturato mondiale annuo di una società.

Non esiste un termine legale per la Commissione per completare le indagini antitrust sui comportamenti anticoncorrenziali. La durata di un'indagine antitrust dipende da una serie di fattori, tra cui la complessità del caso, la misura in cui l'impresa interessata coopera con la Commissione e l'esercizio dei diritti di difesa.

Conserve Italia nel mirino dell’antitrust Ue - Ultima modifica: 2020-10-08T00:48:53+02:00 da Lorenzo Tosi

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