Due casi positivi alla Psa in un allevamento di suini

La Psa è passata dai cinghiali ai suini nella zona rossa del Lazio e l'allevamento di un migliaio di capi è stato immediatamente abbattuto

Le organizzazioni agricole hanno chiesto di semplificare le procedure per i piani di abbattimento che hanno accumulato ritardi nel Nord-Ovest dove dovrebbero essere coinvolti 50 mila cinghiali entro fine anno

Due suini infettati dalla Psa (Peste suina africana) in un allevamento compreso nella zona rossa del Lazio, all’interno del perimetro in cui era stata trovata la carcassa del cinghiale positivo al virus nel Parco romano dell’Insugherata.  Il tanto temuto passaggio del virus dai cinghiali ai suini, alla fine, si è verificato.

L'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, ha segnalato, il 9 giugno scorso, i due casi di positività al virus in un allevamento di un migliaio di capi che sono stati immediatamente abbattuti dai servizi veterinari della Asl su decisione del Commissario straordinario all'emergenza, Angelo Ferrari. Sono quasi cinquantamila i maiali allevati nel Lazio che sono ora a rischio per la Psa.

Chiesto il risarcimento anche per i danni della Psa alla filiera

 Dagli esponenti della filiera suinicola sono arrivati commenti di grande preoccupazione . «Per salvare gli allevamenti – ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – occorre dare risposte concrete con il contenimento del numero di cinghiali e risarcimenti immediati alle aziende costrette ad abbattere i loro animali, vittime dell’immobilismo degli ultimi anni delle istituzioni».

Anche Confagricoltura ha chiesto interventi radicali e immediati per il contenimento della popolazione dei cinghiali allo stato brado, assieme  sostegni per gli interventi di biosicurezza e ristori per i danni gli allevamenti.

In particolare il presidente della Cia, Cristiano Fini, ha chiesto 50 milioni di indennizzi garantiti e immediati per sostenere le aziende colpite e il settore suinicolo nazionale, oltre a quelli già stanziati dal Governo, ma ancora non liquidati. Sul versante dei ristori, Fini non ritiene assolutamente sufficienti i 25 milioni stanziati dal Decreto governativo per indennizzare gli allevatori, dopo i primi casi rinvenuti in Piemonte e Liguria. Ora che la Psa ha colpito altri due importanti areali a Roma e nel reatino (circa 2mila aziende) e minaccia pericolosamente Umbria, Abruzzo e Toscana non potranno bastare. Gli allevatori di suini dovranno, infatti, bloccare la loro attività per almeno sei mesi, con la macellazione cautelativa e il divieto di ripopolamento delle stalle.

Confagricoltura ha fatto sapere che «il tempo dell’attesa e dell’indecisione è finito con il primo caso di Psa riscontrato in un allevamento di suini nei dintorni di Roma». Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, si è focalizzato sull’emergenza nel corso di alcuni incontri  con rappresentanti del Governo.

Necessario semplificare le procedure dei piani di abbattimento

Tutte le organizzazioni agricole avevano denunciato, nei giorni scorsi, i ritardi accumulati nei piani di abbattimento della fauna selvatica nel Nord Ovest  che finora hanno coinvolto solo 2mila ungulati sui 50mila stimati per fine anno.

cinghiali Coldiretti ha per questo chiesto la modifica immediata dell’art. 19 della legge 157 del 1992 semplificando le procedure per l’adozione dei piani di abbattimento approvati dalle Regioni e il rafforzamento delle competenze dell’ufficio commissariale previsto dal Decreto legge n. 9 del 17 febbraio 2022.

Una richiesta arrivata anche da Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni che ha parlato di «disastro annunciato» sottolineando che «da quando è stata rinvenuta la malattia in Piemonte e Liguria, nel nostro Paese nulla di concreto è stato fatto».

In gioco non solo la sopravvivenza degli allevamenti, ma di una filiera strategica del made in Italy

Al danno per la zootecnia, come ha fatto notare la Cia, si aggiunge lo stop alla commercializzazione dei foraggi (paglia, fieno) per gli agricoltori in tutte queste zone rosse (si stimano almeno 10 milioni di mancato reddito).  «Senza considerare il rischio – ha detto Fini –  che il ritrovamento dei primi suini infetti possa indurre Bruxelles a chiedere all’Italia un severo incremento di tali misure. Questo potrebbe riguardare non solo le aziende delle zone rosse in Piemonte, Liguria e Lazio, ma tutti i 132mila allevamenti suinicoli sul territorio italiano, con un danno incalcolabile per il settore».

A rischio è tutto il comparto suinicolo nazionale che vale 11 miliardi di euro e conta 70mila addetti solo nella filiera delle carni suine, punta di diamante del made in Italy con 21 Dop e 12 Igp con un valore annuo complessivo di 1,6 miliardi di export.

Aumentano in Piemonte e Liguria i casi di cinghiali infetti

Carcasse positive alla Psa sono state rinvenute di recente anche in Piemonte e Liguria, tra le province di Alessandria e di Genova. L’Istituto zooprofilattico di Piemonte Liguria e Valle d'Aosta ha accertato che la malattia ha finora ucciso 89 cinghiali in Piemonte e 54 in Liguria.

Tra Liguria e Piemonte è intanto iniziata la costruzione di una recinzione che dovrà completare 130 km uniti a barriere già esistenti che circonderanno 114 comuni con un perimetro totale di 260 km.

Lo scorso 1° giugno il ministero della Salute aveva creato una zona infetta nelle Regioni Lazio e Abruzzo dopo un caso confermato di Psa riscontrato in una carcassa di cinghiale nel Comune di Borgo Velino nella provincia di Rieti. Sono ora oltre 20 i casi di Psa registrati nel Lazio.

 

Due casi positivi alla Psa in un allevamento di suini - Ultima modifica: 2022-06-13T17:20:50+02:00 da Francesca Baccino

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