I nostri allevamenti bovini meritano rispetto

direttiva emissioni
Paolo De Castro, europarlamentare e membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue
Nell'editoriale di Terra e Vita 24/2023 Paolo De Castro spiega perché gli allevamenti bovini non devono essere inseriti tra quelli sottoposti alle regole della Direttiva Ue sulle emissioni inquinanti

Con la Direttiva sulle emissioni industriali, l’Ue intende regolare le emissioni inquinanti dei vari settori industriali: dalle centrali elettriche alle raffinerie, dal trattamento e incenerimento dei rifiuti alla produzione di metalli, cemento, prodotti chimici, alimenti e bevande, nonché l’allevamento di suini e pollame. Gli impianti produttivi che rientrano nel campo di applicazione devono operare in conformità a un’autorizzazione rilasciata dalle autorità nazionali, con condizioni basate sull’uso delle migliori tecniche disponibili definite a livello europeo.

Basterebbe questa breve spiegazione per rendersi conto di come l’allevamento bovino, data la sua dimensione sociale, ambientale e di tutela dei territori, non debba né possa rientrare nell’ambito d’applicazione di questa normativa. Tuttavia, la Commissione europea ha tentato ancora una volta di imporre un approccio che non coinvolge agricoltori e allevatori in un percorso di transizione ecologica, con una proposta che si limita a imporre maggiori obblighi e limitazioni produttive, obbligando tutti gli allevamenti bovini con un numero di capi superiore a 150 non solo a un notevole appesantimento burocratico, ma anche ad adeguarsi a pratiche volte alla riduzione delle emissioni non sviluppate ad hoc, ma orizzontali per qualsiasi tipo di allevamento.

Per questo, come Comagri abbiamo lavorato fin da subito affinché l’ambito di applicazione della Direttiva continuasse a includere solo il settore suinicolo e del pollame, solo quando questi allevamenti possano davvero considerarsi come impianti industriali. Una posizione approvata ad ampissima maggioranza.

Anteprima di Terra e Vita 24/2023

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L’obiettivo condiviso è sempre stato di mantenere fuori dall’ambito di applicazione della Direttiva l’allevamento bovino: una scelta che si basa su dati scientifici, in quanto le emissioni di metano prodotte dai bovini hanno periodi di riassorbimento di pochi anni, con un impatto sull’atmosfera totalmente diverso dalle emissioni industriali, come confermato da un recente studio della Università della California - Davis. Inoltre, le pratiche individuate dall’esecutivo Ue per ridurre le emissioni si sarebbero applicate a tutto il settore zootecnico, senza contemplare le specificità dell’allevamento bovino, portando a un aumento degli allevamenti intensivi in ambienti chiusi, a discapito di estensivi e pascoli, e causando un impatto anche sui nostri standard di benessere animale. Tuttavia, nonostante tali giustificazioni scientifiche e pratiche, la Commissione Ambiente dell’Europarlamento, competente per l’intera proposta legislativa, ha deciso di rigettare la nostra posizione.

Una situazione che abbiamo voluto e saputo ribaltare in plenaria dove il testo votato lo scorso 11 luglio trova un equilibrio tra gli ambiziosi obiettivi di riduzione dell’inquinamento e le specificità di ciascun settore, a partire da quello dell’allevamento bovino. Il supporto di quasi il 60% del Parlamento (367 voti a favore, 245 contrari e 16 astenuti), ha portato all’esclusione delle stalle bovine dagli obblighi derivanti da questa Direttiva, scongiurando il rischio di mettere a repentaglio decenni di avanzamento dell’intera filiera, nei quali abbiamo raggiunto i più alti standard produttivi e di benessere animale al mondo.

Ora la palla torna al Consiglio, dove ci auguriamo possa crearsi, a partire dall’Italia, una maggioranza di Stati membri a favore della posizione del Parlamento europeo: le nostre stalle non meritano di essere paragonate a ciminiere.


di Paolo De Castro
europarlamentare

I nostri allevamenti bovini meritano rispetto - Ultima modifica: 2023-07-31T12:37:00+02:00 da K4

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