Grano, perché vale ancora la pena seminarlo

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Nell'editoriale di Terra e Vita n. 26/2023 Stefano Serra fa il punto sul mercato globale di grano tenero e duro e spiega perché per gli agricoltori italiani sia ancora una coltura che può offrire soddisfazioni

Pochi si aspettavano che a fine agosto lo scenario produttivo mondiale, europeo e italiano fosse quello attuale. Dopo le semine e un inizio senza particolari problemi, in Europa, bacino del Mediterraneo e in Nordamerica, la siccità ha condizionato le fasi di crescita del grano e ridotto le stime di produzione. Durante le ultime fasi del ciclo colturale, condizioni umido-piovose hanno portato sia in Italia che in Europa a una qualità a macchia di leopardo con bassi pesi specifici, minore tenore proteico e caratteristiche molitorie inferiori al 2022.

Se il quadro odierno è definitivo alla luce dei progressi di raccolta in Usa, Canada e Mar Nero, quello che si prospetta per il 2023/24 è un mercato del grano con minore disponibilità di duri e teneri di alta qualità (classi 1 e 2 Ager per intenderci), con ampia offerta di grani foraggeri. L’immagine di cosa stia accadendo la dà l’andamento delle quotazioni. Dopo un fine di campagna dove il duro Italia pareva consolidarsi sui 350 €/t e i teneri su livelli pre conflitto russo-ucraino, l’arrivo del nuovo raccolto e notizie più puntuali sulla reale qualità hanno provocato un doppio rimbalzo per i grani duri (rapida crescita fino ai 450 €/t e successivo sui 395 €/t di inizio settembre) e per i grani teneri un allargamento della forbice di prezzo tra le classi merceologiche, con i misti-rossi a tenere a fatica la posizione baricentrica di luglio sui 255 €/t.

Anteprima di Terra e Vita 26/2023

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Cosa ci aspetta nei prossimi 3-6 mesi e che prospettive per chi si accinge alle semine autunnali? Le prospettive per il grano duro dipenderanno sia dal ruolo commerciale di Usa e Canada che (inaspettatamente) della Turchia, mentre per i teneri saranno decisive le scelte geopolitiche sul corridoio, non tanto per l’arrivo del grano ucraino ma per quello dal Kazakistan, un grano atteso avere sia una buona qualità merceologica (peso specifico) che molitoria (W, P/L, stabilità e proteina), caratteristiche di cui hanno bisogno l’Europa e i nostri molini. Detto questo, sul medio termine si prevede uno scenario commerciale che se per il duro potrebbe consolidarsi, dopo il recente inatteso ridimensionamento del prezzo, per i teneri dovrebbe ulteriormente valorizzare i lotti di grano panificabile superiore e di forza.

Per le semine autunnali 2023 il contesto commerciale, in assenza di eventi straordinari, offre segnali interessanti. Innanzitutto il livello degli stock resterà basso sia per i grani duri sia per i teneri, con l’aggravante della minore qualità media. Poi il contesto geopolitico ingarbugliato mantiene incertezza sulle “triangolazioni” per fare arrivare dal Mar Nero, oggi allargato all’origine turca, grani duri e teneri. Infine, fino ad agosto 2024, in un mercato Italia che abbisognerà di “grano di qualità da taglio”, i rimpiazzi comunitari e le alternative estere saranno quelli che vediamo oggi, con minore offerta di lotti eccellenti dall’Austria e con la Germania, alla pari di gran parte dell’Est Europa e della Francia (anche per motivi logistici), impossibilitati a garantire volumi con qualità superiore.

Tirando le somme, se anche Usa e Canada quest’anno raccoglieranno grani di buona qualità ma con un sensibile calo nei volumi prodotti, la tenuta dei prezzi per la “qualità” dovrebbe essere assicurata e nella sfera di cristallo per il 2024/25 si intravedono buone prospettive per i nostri produttori di grano anche perché saranno tra i primi ad accendere le trebbie la prossima estate.


di Stefano Serra
Amministratore della Info Granarie e Servizi Srl

Grano, perché vale ancora la pena seminarlo - Ultima modifica: 2023-09-07T14:48:51+02:00 da Simone Martarello

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