Rotazioni “innovative” per aumentare le rese e ridurre le emissioni

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I primi risultati del progetto europeo Diverfarming mostrano che inserendo colture da reddito nelle tradizionali rotazioni colturali e introducendo innovazioni nella lavorazione del terreno e nell'irrigazione si ottengono vantaggi in termini di rese e riduzione dell'impatto ambientale

Diversificazione colturale con rotazioni innovative e riduzione degli input chimici per garantire le rese e limitare l’impatto ambientale, offrendo, quindi, una possibile soluzione alle criticità agro-climatiche. Questo l’obiettivo del progetto H2020 Diverfarming, che a un anno e mezzo dalla sua scadenza inizia a tirare le prime somme.

La sperimentazione

In Italia sono state identificate quattro aree pilota caratterizzate da condizioni pedoclimatiche differenti (tre aziende nell’areale padano e una azienda sperimentale in Puglia) entro le quali sono state testate sia la diversificazione colturale - ossia l’aumento delle colture in successione nella rotazione della tipica filiera alimentare italiana frumento duro/pomodoro da industria, attraverso l’inserimento di una leguminosa da reddito (pisello da industria) o da sovescio (favino) e di una coltura a ciclo breve di secondo raccolto, inserita tra due colture principali - sia le innovazioni gestionali, quali lavorazioni del terreno, irrigazione e fertilizzazione azotata. Attualmente, il team di ricercatori è al lavoro per valutarne gli effetti su resa, conservazione della sostanza organica del suolo, riduzione delle emissioni di gas serra, dinamica dei nutrienti e biodiversità funzionale dei suoli.

I risultati

I risultati fin qui ottenuti confermano le ipotesi iniziali. Il frumento e il pomodoro hanno mostrato rese generalmente più elevate nei sistemi diversificati rispetto alla rotazione tradizionale, anche se il meteo avverso ha condizionato i risultati di pisello da industria e pomodoro in secondo raccolto. Per quanto riguarda i gas serra, le emissioni maggiori sono state rilevate nel periodo autunnale, indipendentemente dalla rotazione colturale, dopo la distribuzione di digestato anaerobico e in seguito a eventi irrigui.

Significativa, invece, è stata la riduzione (-15%) delle emissioni di gas serra per il pomodoro coltivato in rotazione con frumento e favino, quando sottoposto a un regime ridotto d’irrigazione (studio condotto da Barilla). Anche la comunità microbica del suolo, e quindi la fertilità biologica, appare fortemente influenzata con visibili differenze tra i sistemi di gestione a diverso livello di diversificazione. L’analisi della filiera, ci restituisce infine, un andamento positivo degli indicatori economici, su base pluriennale, mitigando gli effetti dell'instabilità climatica e di mercato sul margine lordo, rispetto all'attuale gestione colturale.

I partner del progetto

Diverfarming, progetto europeo quinquennale di cui il Crea è il referente per l’Italia e il Nord-Mediterraneo, mira a costruire sistemi colturali diversificati a bassi input chimici, in grado di garantire la resa delle colture e ridurre gli impatti ambientali. Nello specifico, il Crea, con i suoi centri di Agricoltura e Ambiente, Cerealicoltura e Colture Industriali e Genomica e Bioinformatica, si occupa di valutare gli effetti delle tecniche adottate in aree con condizioni pedoclimatiche differenti sui principali parametri fisico-chimici e biologici del suolo, sulla biodiversità microbica e sulle emissioni dei gas serra, individuando, attraverso un modello previsionale, la migliore gestione in termini di conservazione della sostanza organica, di incremento della biodiversità e di resilienza dell’agroecosistema (cioè la sua capacità di rispondere ai cambiamenti repentini). Gli altri partner italiani del progetto sono l'Università della Tuscia, Barilla e il Consorzio Casalasco.

Rotazioni “innovative” per aumentare le rese e ridurre le emissioni - Ultima modifica: 2021-02-03T09:03:51+01:00 da Redazione Terra e Vita

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