Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea della domanda di riconoscimento dell'IGP Olio Campania e la conferma del disco verde da Bruxelles si apre un nuovo corso legato alla produzione olivicola, per costruire quello che in ambito vitivinicolo si definisce “terroir”, gettando le basi per tradurre su larga scala il prospetto di sostenibilità ed economia circolare.
Lo stesso assessore all’agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo annuncia un “primo passo per costruire una politica di filiera in Campania”.
“L’iscrizione dell’Olio Campania nel registro dell’albo IGP è una realtà” commenta Caputo. “Se non vi saranno opposizioni da parte degli altri Stati europei, tra tre mesi sarà registrata l'IGP. È il primo passo per costruire finalmente una politica di filiera nel settore dell’olio di oliva nella nostra regione. Una opportunità straordinaria per valorizzare gli oli del territorio e i produttori campani con un marchio di tutela ampio. Terminata l’istruttoria da parte della Comunità europea, ora non rimane che aspettare che Bruxelles completi l’iter previsto dal Regolamento per la registrazione della denominazione”.
Quarta regione per produzione di olio
La Campania risulta la quarta regione olivicola italiana per quantità di olio prodotto e la sesta per superficie olivetata con 72.230 ettari. Ad oggi la produzione di olive ha raggiunto i 2.5 milioni di quintali, che rappresentano il 7.5% della produzione. “Le grandi sfide dell’olio italiano di qualità si vincono solo attraverso azioni di ampio respiro, come il riconoscimento dell’IGP regionale. Un risultato ottenuto con il Comitato promotore Olio IGP Campania, presieduto da Raffaele Amore che ringrazio per il lungo lavoro di mediazione tra le varie aree olivicole campane” aggiunge.
Il riconoscimento incassato conferisce forza e competitività alla strategia regionale di rafforzamento del brand Campania. “Infatti il disciplinare, una volta concluso l’iter, avrà il compito di tutelare le varietà autoctone e il lavoro degli olivicoltori campani. Credo che questo sia un giorno importante per tutta l'agricoltura regionale” aggiunge Raffaele Amore, presidente del Comitato promotore IGP Olio Campania, che sottolinea l’attivismo di 356 frantoi su base e l’uso esclusivo di 18 diverse varietà autoctone che rappresentano tutto il territorio regionale.
La base della dieta mediterranea
Oltre all’ampiezza delle superfici interessate e l’indotto che genera, l’olivicoltura svolge il ruolo di tutela e salvaguardia ambientale. Ad oggi l’olio è l’ingrediente cardine della creatività culinaria e delle sperimentazioni gastronomiche campane. Del vecchio ricettario della civiltà contadina, e della cucina povera delle nonne che sta riacquistando prestigio. Che sia la pizza, oppure cucina gourmet poco importa. L’olio è l’ingrediente determinante che connota la cifra delle tipicità territoriali. L’attribuzione del marchio consentirà anche al consumatore maggiore consapevolezza sui prodotti che acquista. E il prodotto stesso avrà la possibilità di qualificarsi al meglio in termini di valore. Tale da innescare quel processo di crescita che abbraccia l’intera catena di produzione, valorizzare il lavoro all’origine, dalla cura delle piante e la raccolta, fino all’etichettatura.
L’oleoturismo genera nuove economie
Il riconoscimento del marchio Igp spalanca le porte all’oleoturismo. Una strategia che coniuga le direttive ministeriali all’opportunità di traguardare un orizzonte differente per lo slancio del settore abbinato alle prospettive turistiche. Soprattutto delle aree interne dove il comparto occupa una fetta straordinaria del Pil. Inoltre il risvolto culturale ed economico atteso potrà affiancare la strategia di crescita delle aziende olivicole. Con l’oleoturismo le aziende agricole potranno concorrere ad arricchire l’offerta paesaggistica, storica e architettonica dei luoghi. E a incrementare il valore delle tipicità.