Che viticoltura sarebbe senza la cooperazione? I dati dicono che il vigneto italiano negli ultimi 5 anni ha conosciuto un calo delle superfici del 7% e che le riduzioni maggiori abbiano interessato proprio le regioni dove mancano cooperative strutturate e dimensionate.
Dove i filari calano
Regioni come Campania, Sardegna, Lazio (in cui si concentra solo il 12% delle cooperative), hanno non a caso conosciuto la contrazione più significativa, da un -15% della Campania a un -21% della Calabria.
E dove crescono
Al contrario, in territori dove la viticoltura è estremamente frammentata come Trento e Bolzano, Emilia Romagna, Abruzzo e Veneto, è proprio la significativa presenza di cooperative molto grandi per fatturato (oltre 30 milioni di media per cooperativa a Trento, Verona, Treviso e Reggio Emilia) hanno garantito una tenuta della coltivazione della vite in questi territori, registrando anche una crescita delle superfici del vigneto.
(Fonte: Studio Wine Monitor – Nomisma per Vivite)
Le seconda edizione di Vivite
Sono questi i risultati dello studio inedito realizzato da Winemonitor-Nomisma presentati nel weekend del 17 e 18 novembre a Vivite, il festival del vino cooperativo presso il Museo della Scienza e della tecnologia Leonardo da vinci di Milano, con una seconda edizione arricchita nel programma e nel parterre di ospiti.
Inaugurato dal vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio e dal presidente di Alleanza cooperative Italiane Maurizio Gardini che, insieme ai copresidenti Mauro Lusetti e Brenno Begani, che hanno rimarcato con la loro presenza la grande vitalità di un comparto come quello della cooperazione vitivinicola, espressa da numeri di tutto riguardo: oltre 480 imprese operanti su tutto il territorio nazionale, 140.000 soci viticoltori, un fatturato di 4,5 miliardi di euro, 8 cooperative nella classifica delle prime 15 imprese italiane del vino, e concluso dalle visite del ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio e dal vicepremier e ministro degli Interni Matteo Salvini che, “scortati” dal presidente di Alleanza delle cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri e dalla coordinatrice Vino di Alleanza delle Cooperative Ruenza Santandrea in un percorso degustativo che ha toccato tutte le aree vitivinicole a maggiore aggregazione, dalla Sicilia al Trentino, hanno potuto apprezzare la qualità, l’ampiezza di gamma e il continuo sforzo d’innovazione delle cooperative italiane.
Lo sforzo di raggiungere i mercati più lontani
«Lo studio presentato da Nomisma dimostra con l’evidenza dei numeri –spiega Ruenza Santandrea, – il ruolo svolto dalle cantine cooperative nell’opera di salvaguardia e di sviluppo dei produttori di uva anche nelle zone più svantaggiate del paese. Nelle province dove la cooperazione non c’è, il potenziale produttivo va via via riducendosi. Ma attenzione, la cooperazione spesso è una condizione necessaria ma non sufficiente alla tenuta del vigneto, sufficienza che invece dipende dalla dimensione competitiva della cooperative, perché è nelle zone dove insistono cooperative più grandi ed internazionalizzate che è garantita la coltivazione della vite e la sostenibilità economica d migliaia di piccoli agricoltori che producono il 58% circa del vino italiano».
L'impegno della sostenibilità
Oggi più che mai – le fa eco Giorgio Mercuri – la sfida è quella della sostenibilità, che la cooperazione è pronta a raccogliere, nel senso più profondo della definizione, ossia garantendo uno sviluppo che non metta a repentaglio quello delle future generazioni». Quattro asset, quelli della sostenibilità - ambientale, sociale, economica e culturale, che nel corso di Vivite sono stati approfonditi da quattro talkshow guidati anche dalla redazione di Terra e Vita e VVQ, Vigne, Vini &Qualità.
Il festival del vino cooperativo
Pensata non per essere una mostra di vini, bensì un vero e proprio racconto del mondo del vino cooperativo, Vivite offre ai visitatori, nella splendida cornice delle ex scuderie Le cavallerizze, un allestimento “esperienziale”, per far conoscere da vicino le tante realtà produttive della cooperazione e i loro territori, per far assaggiare i loro vini ascoltando i loro racconti. L’obiettivo è quello di comunicare a tutti, esperti di vino e neofiti, curiosi e grande pubblico, attraverso un format alternativo che parli, come recita il pay-off, la “lingua di tutti”.
I visitatori hanno potuto scegliere tra un ampio ventaglio di attività. Insieme alle classiche degustazioni e masterclass anche: laboratori didattici e ludici, workshop, concerti, attività di intrattenimento, degustazioni, momenti di confronto informali (“pane e salame”), animati da un ricco parterre di ospiti che include: Raffaele Borriello, Giampaolo Buonfiglio, Francesco Citarda, Renzo Cotarella, Paolo De Castro, Francesco Giangregorio, Giovanni Luppi, Giorgio Mercuri, Denis Pantini, Christian Scrinzi, Raffaele Testolin, Angelo Totaro, Adriano Turrini e Pierluigi Zama.
Le partecipate degustazioni hanno approfondito: il metodo Charmat, il metodo classico, i grandi vini bianchi, i grandi vini rossi e i vini piemontesi (curate da Daniele Cernilli) e l’abbinamento del Sangiovese con diverse stagionature del Parmigiano reggiano (curata da Lorenzo Tosi e Aldo Bianchi del Consorzio del Parmigiano Reggiano).
Sabato sera grande affluenza al mini-evento Tre Bicchieri Cooperativi, con la presentazione dei vini delle cantine cooperative che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento nella Guida Gambero Rosso 2019.