Genome editing, l’apertura inglese e le chiusure italiane

scienziati
Il Governo inglese, subito dopo la Brexit, apre una consultazione per sdoganare le Nbt. Cia agricoltori italiani chiede un intervento di Bruxelles per cambiare l’obsoleta legislazione europea che blocca il genome editing nel Vecchio Continente, mentre Federbio, WWF e SlowFood si schierano contro i decreti italiani che aprono alla loro sperimentazione in pieno campo

Il Governo inglese sta per avviare una consultazione sull'autorizzazione all'uso di colture ottenute attraverso genome editing.

Ne dà notizia Agrapress riprendendo un articolo uscito sul Financial Times. Si tratta di una significativa presa di distanza post-Brexit dalla politica dell'Ue su una tecnologia agricola potenzialmente significativa discriminata dalla sentenza della Corte di giustizia Ue di due anni e mezzo fa.


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Dieci settimane per decidere

A Londra il Dipartimento per l'Ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali (Defra,

George Eustice

department for environment food & rural affairs) ha dichiarato che l'editing genetico ha potenziali vantaggi importanti come la riduzione della dipendenza da agrofarmaci e ha affermato che il processo è significativamente diverso da quello degli organismi geneticamente modificati.. Il segretario dell'Ambiente George Eustice ha avviato una consultazione pubblica di 10 settimane per regolare le Nbt (o PBi, plant breeding innovations, quelle che in queste pagine abbiamo iniziato a chiamare Tea, tecnologie di evoluzione assistita) in modo diverso rispetto agli Ogm.

Nell’Unione europea giace ormai da anni la richiesta di registrazione di alcune varietà di colza ottenute con questa tecnica. Una richiesta frustrata dalla pronuncia della Corte di Giustizia europea che nel 2018 ha stabilito che il genome editing dovrebbe essere soggetto alle stesse rigide normative della direttiva Novel Food del 2001. Una delle maggiori associazioni di agricoltori inglesi, la Nfu (National farmers union), ha apprezzato l’apertura del Governo inglese.


Scanavino (Cia):
«È urgente l’intervento di Bruxelles su una legislazione obsoleta che vieta le biotecnologie premiate nel 2020 col Nobel per la chimica»

In Italia è stata la Cia agricoltori italiani a denunciare il rischio di sorpasso del Regno Unito su  tecnologie anche il Green Deal ritiene indispensabili per la transizione green

«Come sta avvenendo per il vaccino anti-Covid – si legge in un intervento di Cia-, l’Ue rischia il sorpasso da Londra sul fronte delle biotecnologie e dell’ingegneria genetica». Cia-Agricoltori Italiani esprime la sua preoccupazione e chiede a Bruxelles la revisione di una legislazione ormai obsoleta, che non consente una transizione green in agricoltura, vietando quelle biotecnologie -premiate nel 2020 col Nobel della chimica- che consentono al settore di affrontare con tempestività le sfide della competitività del mercato globale e di realizzare gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal.

«Il genome editing –dichiara il presidente Cia, Dino Scanavino- non presuppone

Dino Scanavino
Dino Scanavino, Cia

inserimento di Dna estraneo mediante geni provenienti da altre specie. Si opera, infatti, internamente al Dna della pianta, che rimane immutato e assicura la continuità delle caratteristiche dei nostri prodotti, garantendo anche l'aumento delle rese, insieme alla riduzione dell'impatto dei prodotti chimici e al risparmio di risorse idriche».

Le nuove biotecnologie arrivano a perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità, oltre ad avere il vantaggio di essere poco costose e di potersi facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori. «L’agricoltura non può fare a meno del miglioramento genetico, che ha da sempre accompagnato la sua storia mediante le tecniche tradizionali di incrocio e innovazione varietale –ha spiegato Scanavino-. Oggi abbiamo bisogno di ulteriore miglioramento per adattare le nostre colture a un contesto ambientale trasformato dal cambiamento climatico e minacciato dalla Xylella e dai patogeni fungini che attaccano la vite».

«Un ultimo aspetto, riguarda la gestione di queste innovazioni –conclude Scanavino-. Non possiamo permetterci che il miglioramento genetico sia gestito solo da multinazionali lontane dalle esigenze reali del mondo agricolo. Dobbiamo, dunque, promuovere tutti gli strumenti che possano sviluppare nuove relazioni tra pubblico e privato e interazioni più strette tra mondo dell’impresa e mondo della ricerca».


Ma le associazioni ambientaliste si schierano
contro i decreti italiani che aprono alla sperimentazione in pieno campo delle Nbt

Sul fronte opposto le maggiori associazioni ambientaliste italiane che sembrano avviare una campagna che non tiene conto delle differenze tra Ogm e Nbt

«L’Approvazione dei decreti sulle New Breeding Techniques (Nbt) costituirebbe un grave

Teresa Bellanova

attacco alla nostra filiera agroalimentare, al principio di precauzione, ai diritti dei contadini, nonché la violazione della sentenza della Corte Europea di Giustizia che equipara nuovi e vecchi Ogm»: lo si legge in comunicato stampa di Slowfood condiviso anche da WWF, Federbio, Legambiente e altri (vedi sotto*)

È atteso infatti per il 13 gennaio il parere della Commissione Agricoltura della Camera dei 4 decreti proposti dal Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, che con il pretesto dell’aggiornamento delle misure fitosanitarie, riorganizza il sistema sementiero nazionale, apre la strada al genome editing e alle altre New Breeding Techniques – Nbt (che il comunicato stampa chiama nuovi Ogm).

«Già lo scorso 28 dicembre, in sordina e con una seduta a ranghi ridotti per le festività, la Commissione Agricoltura del Senato ha espresso parere favorevole sui 4 decreti, che permettono di fatto la sperimentazione in campo non tracciabile di varietà di sementi e materiale di moltiplicazione ottenuti con le “nuove tecniche di miglioramento genetico” (Nbt) che, come ha confermato la sentenza del 2018 della Corte Europea di Giustizia, sono a tutti gli effetti Ogm e come tali devono sottostare alle normative europee esistenti in materia».

«Se la Commissione Agricoltura della Camera prenderà la stessa decisione di quella del Senato, Dop, Igp, vini di qualità, produzione biologica, prodotti dei territori, varietà locali e tradizionali potranno essere contaminate da prodotti ottenuti con le nuove tecniche di genome editing (Nbt) che non saranno etichettati come Ogm e quindi saranno irriconoscibili per i consumatori».

In vista del voto della Commissione agricoltura della Camera le Associazioni lanciano un appello ai decisori politici: «da due decenni siamo mobilitati per tenere i nostri campi liberi da Ogm, mantenere in capo alle aziende la possibilità di produrre le proprie sementi e dare impulso al nostro sistema agricolo».

«Contrasteremo in ogni sede anche questo maldestro e subdolo attacco alla nostra filiera agroalimentare, la cui competitività deriva da ciò che la biodiversità coltivata è in grado di esprimere».

«Chiediamo l’immediata esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla natura Ogm dei mutanti Nbt ed il pieno rispetto del Trattato sulle risorse genetiche (ITPGRFA) e ci appelliamo ai deputati della Commissione Agricoltura affinché si esprimano contro i decreti, in quanto privi di qualsiasi reale o urgente motivazione. La discussione su scelte strategiche come quelle sugli Ogm e Nbt deve incardinarsi su tavoli trasparenti e partecipati, e al riparo dalle ingerenze delle lobby biotech».

*Il comunicato stampa è firmato da: Acu; Aiab; Altragricoltura Bio; Ari; Ass. Agr. Biodinamica; Civiltà Contadina; Coord. Zero OGM; Crocevia; Deafal; Égalité; European Consumers; European Coordination Via Campesina; Fair Watch; FederBio; Firab; Greenpeace; Isde; Legambiente; Lipu; Navdanya; Pro Natura; Slow Food; Terra!; Unaapi; Wwf

Genome editing, l’apertura inglese e le chiusure italiane - Ultima modifica: 2021-01-11T19:08:52+01:00 da Lorenzo Tosi

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