Allevare significa occuparsi prima di tutto del benessere animale.
Gli imprenditori zootecnici lo sanno bene: fonti di stress e condizioni di scarso benessere possono determinare negli animali allevati una maggiore predisposizione alle malattie e peggiori indici produttivi.
Viceversa adottare buone prassi di allevamento e di trasporto non solo riduce inutili sofferenze, ma contribuisce anche a rendere gli animali più sani e produttivi. È uno degli argomenti che affronteremo nel corso della terza edizione del Dairy Summit organizzato dalla nostra redazione alla fiera di Verona il 10 novembre dalle 10 alle 13 e incentrato sul tema “La ricetta del latte sostenibile tra ambiente, economia ed etica”.
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Benessere animale tra gli obiettivi del Farm to Fork
Un obiettivo, quello del benessere animale, che in Europa non è lasciato alla sensibilità individuale, ma codificato in un quadro giuridico sempre più strutturato.
Il Trattato di Lisbona del 2009, fondativo dell’Unione Europea, ha infatti riconosciuto esplicitamente che gli animali sono esseri senzienti e che l'Ue e i suoi Stati membri hanno la responsabilità morale e giuridica di prevenire maltrattamenti, dolore e sofferenza. Il benessere degli animali è anche parte integrante della strategia Farm to Fork (F2F - dal produttore al consumatore), che mira a rendere le pratiche agricole in Europa più sostenibili attraverso una politica alimentare integrata che coinvolge tutte le filiere produttive.
Troppa tensione emotiva sugli allevamenti
Un’attenzione giustificata dalla forte tensione emotiva che i cittadini europei manifestano su questo argomento. Un'iniziativa contro l’utilizzo delle gabbie negli allevamenti (End the cage age) è stata sottoscritta da oltre 1,5 milioni di cittadini e caldeggiata da circa 170 associazioni.
L’allevamento bovino da latte è il meno toccato da queste "attenzioni", ma mai come in questo periodo l’intera zootecnia è stata al centro di attacchi mediatici e istituzionali basati su dati che di scientifico hanno ben poco. Un estremismo che pare avere alzato il tiro su un bersaglio ancora più grosso: quello di mettere in discussione l’eticità, la sostenibilità e addirittura la legittimità dell’intera produzione zootecnica.
Esagerazioni ingiustificate a cui il Dairy Summit intende rispondere con fermezza: senza l’allevamento non avrà più senso occuparsi di benessere animale. Non ci saranno più animali e non ci sarà più benessere, evenienze da scongiurare.
Occuparsi di benessere animale può essere invece il migliore modo per trovare il bandolo della matassa, coniugando anche nella filiera lattiero casearia la sostenibilità ambientale, economica ed etica e trasformando quelli che possono essere limitanti vincoli normativi in occasioni per valorizzare i modelli produttivi virtuosi di cui è ricco il made in Italy agroalimentare.
La ghiotta occasione del Sqnba
Un’occasione ghiotta per realizzare questi obiettivi viene dal varo del Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale – (Sqnba). Filippo Gallinella, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei Deputati e primo firmatario dell’emendamento che ha introdotto l’art.224 bis nel decreto rilancio (istituendo così tale sistema) interverrà domani nella tavola rotonda “impronta etica e sociale della filiera lattiero-casearia” moderata da Mary Mattiaccio.
«Con questo sistema – ci spiega- abbiamo voluto fortemente introdurre discipline produttive che guardano alla salute, al benessere degli animali destinati alla produzione alimentare, distinguendoli per specie, orientamento produttivo, metodo di allevamento compreso anche la gestione delle emissioni con il fine, per chi aderisce a questo sistema volontario rispettandone i requisiti, di utilizzare un segno distintivo tutelato e gestito dall’amministrazione statale».
Un logo riconoscibile tutelato e gestito dallo Stato
La novità messa in evidenza da Gallinella è proprio quest’ultima: quella di poter fare leva su un simbolo pubblico chiaramente riconoscibile che rende noto al consumatore, in maniera certificata, alcune caratteristiche e peculiarità che vanno oltre i requisiti minimi già previsti per legge e per i quali si prevede un costante aggiornamento, in modo da accompagnare il miglioramento delle produzioni animali.
Un segno distintivo in grado di informare facilmente il consumatore sulla sostenibilità del metodo di allevamento e sul luogo di produzione, nel caso sia 100% made in Italy.
«Il decreto prevede altresì - specifica il presidente - che sarà ClassyFarm, il sistema informatico che classificherà e monitorerà gli allevamenti. Il tutto supervisionato da un comitato tecnico».
Uno sforzo normativo che secondo Gallinella dovrebbe condizionare anche le scelte in corso per la predisposizione del Psn (Piano strategico nazionale). «Riguardo alla zootecnia – afferma – auspico che la prossima PAC crei le condizioni per poter riconoscere tre livelli di premio».
Tre livelli di premialità nella prossima Pac
Un’articolazione che secondo Il presidente della Commissione agricoltura dovrebbe favorire:
- chi fa la lotta alla “farmaco-resistenza”, un obiettivo già inserito tra i possibili ecoschemi;
- chi si certifica con il SQNBA,
- chi fa allevamenti di tipo estensivo ed effettua la transumanza nelle zone rurali e montane dove, se non si provvede ad un cospicuo aiuto, non ci rimarrà nessuno.
Un’articolazione che, nel caso dell’allevamento bovino da latte, può essere la base per arrivare a una definizione univoca di “latte sostenibile”.
Iscriviti e segui Il Dairy Summit
Il Dairy Summit si svolgerà sia fisicamente, presso la Fiera di Verona in concomitanza con la rassegna B/Open, sia in streaming, sulle piattaforme Tecniche Nuove.
Per partecipare fisicamente all’evento si deve comunicare tale intenzione alla nostra casa editrice scrivendo a: eventi.edagricole@newbusinessmedia.it oppure telefonando allo 051.6575913.
La partecipazione in presenza permette di incontrare operatori e stakeholder della filiera lattiero casearia.