Stalle come grandi industrie? È polemica per la direttiva Ue sulle emissioni

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La bozza delle nuove regole graverebbe di adempimenti burocratici molti allevamenti italiani di piccole e medie dimensioni. Patuanelli: l'Ue sbaglia

Coinvolge anche gli allevamenti bovini con oltre 150 capi la proposta di revisione della Direttiva Ue sulle emissioni industriali presentata dalla Commissione europea. La bozza stabilisce i principi per l'autorizzazione e il controllo delle emissioni equiparando le stalle ai grandi impianti industriali. La normativa in vigore, varata nel 2010, riguarda gli allevamenti avicoli e suinicoli di maggiore dimensione: con più di 2.000 suini o più di 40.000 polli. Le modifiche includerebbero nell'ambito di applicazione anche gli allevamenti bovini, finora esclusi.

Le nuove norme prevedono anche un portale col quale i cittadini potranno accedere ai dati sui permessi rilasciati ovunque in Europa e ottenere informazioni dettagliate sulle attività inquinanti nelle loro immediate vicinanze. Protestano le associazioni agricole, secondo le quali la proposta dell'Ue appesantirà il carico burocratico sugli allevamenti italiani, già fiaccati dall'aumento dei costi dei mangimi.

Con queste modifiche la Direttiva coinvolgerà in totale 185.000 aziende nei 27 Paesi dell'Unione (il 13%). L'allevamento rappresenta il 40% dell'intero comparto agroalimentare europeo per un valore di circa 170 miliardi di euro e impiega direttamente più di 4 milioni di persone.

Cosa prevede la nuova Direttiva

La Direttiva copre inquinanti di origine industriale come ossidi di zolfo, ossidi di azoto,
ammonio, particolato, metano, mercurio e altri metalli pesanti. I costi sanitari legati a questo inquinamento, spiega la Commissione in una nota, si misurano in miliardi di euro e centinaia di migliaia di morti premature ogni anno e in danni anche per gli ecosistemi, le colture e l'ambiente. Secondo le stime di Bruxelles, questa proposta comporterà benefici per la salute del valore di 7,3 miliardi di euro all'anno.

Se le nuove regole saranno approvate, gli Stati membri saranno tenuti a utilizzare valori limite di emissione più severi quando rivedono i permessi o stabiliscono nuove condizioni di autorizzazione. La Commissione europea vuole inoltre istituire un Centro di innovazione per la trasformazione e le emissioni industriali (Incite), per aiutare l'industria a identificare soluzioni per il controllo dell'inquinamento. Per il settore dell'allevamento, i requisiti Bat terranno in considerazione la natura, le dimensioni, la densità e la complessità delle aziende, comprese le specificità dei sistemi di allevamento (per esempio, i bovini al pascolo, in cui gli animali sono allevati solo stagionalmente in installazioni al chiuso), e la gamma di impatti ambientali che possono avere).

Criteri come il recupero e il riuso delle risorse e l'efficienza energetica faranno parte integrante delle autorizzazioni e si terrà conto sistematicamente delle sinergie tecnologiche e di investimento tra decarbonizzazione e disinquinamento nel determinare le migliori condizioni disponibili.

Stefano Patuanelli

Patuanelli, errore Ue su limiti emissioni allevamenti

«Considerare l'agricoltura assimilabile all'industria ai fini delle emissioni è sbagliato. La nuova proposta di direttiva europea vorrebbe estendere una serie di pesanti oneri burocratici a quasi tutti gli allevamenti, non è con questa visione che si attua il Green Deal – ha dichiarato il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli –. Tantomeno in un momento difficile come quello che stiamo vivendo oggi, che imporrebbe invece semplificazioni e finanziamenti più accessibili. Con questo obiettivo cercheremo di apportare i necessari correttivi alle proposte approvate, nel prosieguo dei lavori a livello europeo».

Coldiretti e Filiera Italia: «Così le stalle chiuderanno»

«La proposta della Commissione europea spinge alla chiusura in Italia migliaia di allevamenti che si trovano già in una situazione drammatica per l'insostenibile aumento di costi di mangimi ed energia provocati dalla guerra in Ucraina – denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – una decisione che colpisce direttamente allevatori e consumatori in Italia che dipende già dall'estero. Serve senso di responsabilità da parte delle istituzioni nazionali e della Ue affinché nei prossimi passaggi dell'iter legislativo in Parlamento e in Consiglio Ue, possa essere profondamente rivista la proposta della Commissione».

Di «misure inaccettabili» ha parlato il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, auspicando che siano modificate durante i triloghi con il Parlamento e il Consiglio.

Confagricoltura: «Dalla Ue orientamento punitivo sugli allevamenti»

«La Commissione europea continua a manifestare un orientamento punitivo nei confronti degli allevamenti, mentre i capi di Stato e di governo hanno chiesto di aumentare la sicurezza alimentare». Questo il commento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, sulla proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali ai fini della riduzione dell'inquinamento. La direttiva in vigore, varata nel 2010, copre anche gli allevamenti avicoli e suinicoli di maggiore dimensione.

«La Commissione ha proposto di inasprire gli obblighi già esistenti, con un pesante aumento dei costi amministrativi e burocratici – rileva Giansanti –. Attualmente solo il 5% degli allevamenti avicoli e suinicoli delle strutture attive negli Stati membri rientra nella sfera di applicazione della direttiva in questione. Sulla base delle proposte della Commissione si salirebbe al 50%. E non solo: le nuove regole si estenderebbero anche agli allevamenti di bovini».

Secondo Giansanti così facendo si rischia un taglio di produzione a livello europeo, aprendo
così la strada a maggiori importazioni da Paesi terzi dove le regole sono meno rigorose di quelle valide nella Ue, anche ai fini della sostenibilità ambientale.

Mantova, provincia zootecnica

«L’impatto sulla nostra provincia sarebbe devastante – spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova –. Qui sono presenti oltre un milione di capi suini, circa sei milioni di capi avicoli e quasi 340.000 bovini, dei quali oltre 120.000 vacche da latte. La consistenza media dei nostri allevamenti è di gran lunga superiore ai 150 capi previsti dalla misura. Dall’Europa – prosegue Cortesi – arriva un nuovo possibile attacco alle eccellenze del nostro Made in Italy, che a Mantova vengono rappresentate al meglio dalle Dop del latte, Grana Padano e Parmigiano Reggiano, e da quelle dei suini, Prosciutto di Parma e Prosciutto San Daniele, oltre che dall’altissima qualità delle carni avicole».

Stalle come grandi industrie? È polemica per la direttiva Ue sulle emissioni - Ultima modifica: 2022-04-06T11:56:46+02:00 da Simone Martarello

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