Il glifosate torna a dividere l’Europa.
Lo scorso 20 settembre la Commissione europea, facendo leva sul parere espresso dall’Efsa, ha proposto di rinnovare l’autorizzazione all’erbicida non selettivo ancora più utilizzato in Europa e nel mondo di altri 10 anni, introducendo però una serie di restrizioni.
La bozza della proposta
L’attuale autorizzazione, scaduta lo scorso 31 dicembre 2022, è stata prorogata di un ulteriore anno e la bozza di regolamento che l’Esecutivo europeo ha sottoposto agli Stati Membri accoglie le conclusioni del lungo processo di valutazione sulla sicurezza e sui rischi del glifosate pubblicato da Efsa lo scorso giugno secondo cui non vi sono “preoccupazioni critiche” per la salute e l’ambiente legate all’utilizzo di questo prodotto.
La macchia del caso Dewayne Johnson
La storica sentenza sul caso Dewayne Johnson della Corte di Giustizia di San Francisco, in California, continua però a pesare sulla reputazione dello storico diserbante.
Così, nonostante anche negli Usa il successivo intervento dell’Epa (Environmental protection agency) abbia ridimensionato l’impatto sulla salute escludendo la cancerogenicità del principio attivo, il glifosate continua ad attirare le antipatie e l’avversione dell’opinione pubblica, coinvolgendo in alcuni casi le autorità nazionali.
Asse Vienna-Berlino
È il caso dell’Austria, storico avversario del glifosate, che anche in questo caso ha annunciato che voterà contro la proposta di rinnovo dell’autorizzazione da parte della Commissione in occasione della prossima riunione del Paff (Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi) a Bruxelles.
Ben più grave rispetto all’opposizione di Vienna, preconcetta perché vincolata alle decisioni prese dal Parlamento austriaco nel 2017, sarebbe un’eventuale voto contrario tedesco.
In Germania, il ministro verde dell’agricoltura Cem Özdemir ha dichiarato infatti in un’intervista al portale Euractiv.com che si opporrà alla riapprovazione e che sta esercitando pressioni anche su altri Paesi sulla questione.
Tra questi vi è la Francia, dove la questione è da sempre dibattuta e dove anche esponenti del partito dell’attuale presidente Macron hanno dichiarato la propria contrarietà al rinnovo dell’autorizzazione.
Tempi duri per il Green deal
Una contrarietà che forse sarà stemperata da posizioni più caute in sede di voto, visto il recente cambiamento di rotta sull’agenda del Green deal espressa dalla stessa presidente dell'Esecutivo Ue Ursula von der Leyen nel suo recente discorso sullo stato dell’Unione.
Un eventuale rifiuto della proposta della Commissione potrà essere adottato solo a maggioranza qualificata. Un obiettivo per ora parecchio lontano, occorre però tenere conto anche di quanto è successo nel 2017, quando molti Paesi Membri, compreso il nostro, erano partiti da posizioni contrarie, per poi raggiungere l’accordo sul compromesso di rinnovare l’autorizzazione per soli 5 anni (dimezzando arbitrariamente quanto previsto per legge).