Digital divide, il caso Dazn mette in luce pesanti ritardi infrastrutturali

Dazn è stata sanzionata dall’Antitrust per pubblicità ingannevole. Bussone (Uncem): «Avevamo già detto che il divario digitale limita l'accesso a servizi sempre più determinanti».. Procede a rilento la copertura internet delle aree alpine e appenniniche: difficile pensare ad un espansione dell'agricoltura 4.0 a queste condizioni

Uncem (Unione nazionale Comuni comunità Enti montani) era stata tra i primissimi a dirlo il 20 agosto scorso: il campionato di calcio su Dazn nelle aree montane non si potrà vedere. E non si vede oggi. Perché non c'è sufficiente banda, perché il digital divide (divario digitale) in Italia è ancora troppo forte.

Non si vede il Campionato, e questa è la conseguenza oggi più vistosa, ma non si possono nemmeno attivare servizi fondamentali per l'agricoltura 4.0 (e questo è ciò che è più grave per il comparto primario) a causa dell'infrastruttura che per vent'anni non si è fatta e che solo oggi viene realizzata con fondi pubblici da Infratel e Open Fiber "nelle aree a fallimento di mercato", grazie a 3,5 miliardi di euro di investimenti.

La multa dell’Antitrust

Marco Bussone (Uncem)

Eppure Dazn, senza ascoltare Uncem e le associazioni di consumatori, aveva detto nei suoi spot che il servizio sarebbe stato disponibile "quando vuoi, dove vuoi".

«Non è stato proprio così e ieri l'antitrust ha dato una multa di mezzo milione di euro a Dazn - spiega Marco Bussone, Presidente Uncem - L'avevamo detto, li avevamo avvisati. Le partite non si vedranno, non accettiamo spot ingannevoli, non prendeteci in giro. Dazn è stata sanzionata proprio perché ha usato messaggi pubblicitari attraverso cui veniva enfatizzata la possibilità di fruizione del servizio sempre e comunque, senza fare alcun riferimento alle limitazioni tecniche che avrebbero potuto, invece, renderla complicata o addirittura impedirla, come hanno dimostrato le difficoltà incontrate in concreto dai consumatori all'inizio e durante la stagione, in particolare nelle zone alpine e appenniniche».

Uncem ad agosto 2018 aveva scritto a Dazn invitando l'operatore a rivedere la sua campagna pubblicitaria ingannevole, oggi riconosciuta dal Garante della Concorrenza e del Mercato. Come riporta il sito della società che permette quest'anno di vedere le partite in tv e su cellulari, la "larghezza di banda" necessaria è notevole: 3.5 mbps è la velocità di download consigliata per la risoluzione HD buona per guardare lo sport sul cellulare, mentre 8.0 mbps è velocità di download consigliata per la risoluzione HD in tv.

Un patto col territorio

Marco Foroni (Dazn)

Peccato che in oltre metà dell'Italia queste velocità della rete restino ancora un miraggio. Bussone lo aveva scritto al direttore di Dazn Italia Marco Foroni e al Ceo di Dazn James Rushton, chiedendo anche di fare un patto con territori e Comuni per chiedere maggior velocità nella posa e nell'attivazione della banda ultralarga, consapevoli che proprio intrattenimento, sport e gaming - non certo in primo luogo i servizi della pubblica amministrazione - sono determinanti nella domanda di velocità di connessione e dunque nell'acquisto di pacchetti di connessione a banda ultralarga da parte degli utenti.

«Oggi come allora - sottolina Bussone - diciamo a Dazn di sostenere la nostra storica sfida nell'abbattere il divario digitale, in attesa di 5G e nuovo digitale terrestre. A loro vantaggio e a nostro beneficio. Dazn, dopo aver pagato la multa e modificato i suoi spot, eviterebbe così nuove proteste dei tifosi e noi argineremo la frustrazione di essere territori marginalizzati dalla rivoluzione digitale, senza infrastrutture e dunque senza servizi. Di certo, la mobilitazione e la battaglia Uncem contro muri e divari non si ferma».

Per accedere alla banca dati delle reti italiane di accesso a internet clicca qui

Digital divide, il caso Dazn mette in luce pesanti ritardi infrastrutturali - Ultima modifica: 2019-03-27T12:13:55+01:00 da Alessandro Maresca

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