Filiera corta a ciclo chiuso puntando sul digitale

Yuri Maggi
Sostenibilità e innovazione, le carte vincenti che il giovane imprenditore agricolo Maggi ha messo in campo dando nuova linfa all’azienda di famiglia che ha partecipato al G20 dell’agricoltura

Ventotto anni, una passione sfrenata per l’agricoltura e tanta voglia di fare. E’ Yuri Maggi, «agricoltore da sempre», terza generazione alla guida dell’azienda agricola di famiglia “Maggi e Vecchioni” situata nel comune di Serrapetrona (Mc). «Sono cresciuto in azienda – afferma – . La terra è la mia casa, il mio presente e il mio futuro. L’agricoltura per me è una scelta di vita».

L’azienda a vocazione agricola e zootecnica si sviluppa su 70 ettari di terreno in zona collinare e montana sul quale vengono coltivati orzo, grano, granturco e favino (fieno utilizzato per il fabbisogno zootecnico e la rotazione delle colture). L’allevamento è composto da circa 45 capi di bovini da carne e 60 di suini tra lo stato brado e la stabulazione.

Il giovane Maggi, associato copagri, spiega che in azienda ha investito tutte le sue energie e competenze per incrementare la sostenibilità ambientale ed economica.

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Panoramica dell’azienda agricola Maggi e Vecchioni.
Quale valore aggiunto hai portato in azienda?

La nostra è da sempre un’azienda biologica. Nel 2000 abbiamo aderito alla certificazione bio, il nostro obiettivo principale è essere veramente sostenibili. Mirare all’impatto zero è la mia missione. Rigenerazione del suolo, ciclo chiuso ed energie rinnovabili, sono le direttrici sulle quali punto con convinzione. Sono un perito meccanico, in azienda mi occupo anche di gestire la manutenzione dei macchinari. L’istallazione della pala eolica è stato il primissimo progetto su cui ho lavorato sette anni fa. Siamo stati pionieri, una pala eolica alta 24 metri nelle nostre zone non esisteva.

Ho investito molto anche nell’implementazione del digitale. Abbiamo acquistato un trattore 4.0 con il satellitare per ottimizzare gli sprechi di gasolio durante la semina; e nelle stalle abbiamo installato telecamere wi-fi che mi consentono di controllare da remoto, tramite lo smartphone, i parti delle bovine e la salute dei piccoli appena nati. Cerco di portare avanti la storicità e la qualità delle nostre produzioni ottimizzando tempi e costi di gestione ed emissioni.

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La pala eolica da 24 metri è stata installata sette anni fa.
E qual è il punto di forza della vostra produzione agricola?

Puntiamo sulla filiera corta a ciclo chiuso, dal seme al prodotto confezionato. Per tutte le produzioni aziendali, dagli insaccati alle carni fresche, dai legumi alle farine fino ad arrivare ai sott’oli, ci impegniamo giorno dopo giorno per garantire un prodotto sempre più naturale e sostenibile. Senza tralasciare l’innovazione, che impieghiamo nelle tecniche di lavoro, di mantenimento e confezionamento dei cibi. Nello specifico, abbiamo scelto di confezionare le nostre farine in un particolare sacchetto sottovuoto che permette una migliore conservazione valorizzandone la qualità. A monte c’è un accurato lavoro sulle farine volto a eliminare l’umidità e una particolare attenzione nella fase di stoccaggio.

Produciamo farine macinate a pietra e semi integrali con il grano che seminiamo dagli anni sessanta, da quando mio nonno fondò l’azienda. Per noi è fondamentale mettere l’innovazione a servizio della qualità e della storicità dell’alimento.

Siete organizzati anche con la vendita diretta dei prodotti in azienda?

Sì. Proponiamo anche degustazioni dei nostri prodotti organizzando dei mini tour in azienda. Investo molto su questo aspetto. Far capire tutto il lavoro che c’è dietro un prodotto lo valorizza e permette al consumatore di fare una scelta più consapevole.

Qual è la tua idea di agricoltura del futuro?

In una parola: sostenibile. Che significa virare poco alla volta verso un’agricoltura biologica e attenta alle emissioni. Dobbiamo mirare a ridurre l’utilizzo della chimica. Credo anche che sia importante affrontare due questioni cruciali: lo spopolamento crescente delle zone rurali e l’esigenza di fare grandi quantità di produzione in terreni di pochi ettari. Dobbiamo aiutare le aziende a creare reddito per coltivare in modo sostenibile le aree spopolate.

E un sistema basato prevalentemente su un’agricoltura biologica riuscirà a soddisfare la crescente domanda di cibo?

Con il metodo biologico si può ottenere un’elevata produttività, simile a quella convenzionale, bisogna però capire bene quello di cui il terreno ha bisogno per essere fertile. Certamente anche nel biologico l’utilizzo delle tecnologie 4.0 e del digitale può essere di grande supporto per incrementare la produzione, abbattere i costi e le emissioni. Un esempio pratico: in azienda con l’ausilio del navigatore satellitare riusciamo a seminare 10 ettari di grano utilizzando il 5% in meno di semi, abbattendo nettamente le emissioni di gasolio.

Grazie alla tecnologia raggiungiamo inoltre una più elevata produzione impiegando meno manodopera. Questo rapporto permette di essere più concorrenziali sul mercato. Sono tutti aspetti importanti per una piccola media impresa agricola.

Il nuovo trattore è stato equipaggiato con tecnologia satellitare.
Quali i tuoi progetti futuri?

Far conoscere sempre più le eccellenze agroalimentari del nostro territorio. Dobbiamo spingere su una promozione territoriale di qualità. E poi studiare, fare ricerca in campo. Una tematica sempre più calzante è il cambiamento climatico che influisce nettamente sulle produzioni e sulle esigenze dei terreni. Oggi, per esempio, abbiamo un tempo di semina che si è prolungato di tre mesi: prima seminavamo a metà settembre – inizio ottobre, oggi si va a seminare fino a dicembre – inizi di gennaio. Cambia tutto. Non è semplice, ma dobbiamo essere pronti a mettere in campo nuove strategie.

Leggi le storie di tutti i giovani imprenditori agricoli del nostro Osservatorio Giovani Agricoltori

Filiera corta a ciclo chiuso puntando sul digitale - Ultima modifica: 2021-11-02T12:13:48+01:00 da Laura Saggio

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