Metaverso e agribusiness quali i vantaggi? Quanti i limiti? Che il metaverso sia uno dei temi più attrattivi e respingenti di quest’ultimo periodo non ci sono dubbi. Che sarà il futuro, specialmente per certi settori, sembra inevitabile. Il lusso, la moda, i servizi finanziari sono alcuni esempi che già oggi sembrano beneficiare della realtà virtuale offrendo ai propri clienti un’esperienza distintiva.
Ma cosa c’entra il metaverso con l’agricoltura? L’impalpabile con la concretezza della terra? Gli algoritmi cambieranno le nostre esperienze di acquisto o condizioneranno le scelte nel carrello della spesa dei consumatori?
Mettendo da parte i tanti punti interrogativi, una cosa è certa: la digitalizzazione è una sfida che obbliga ad acquisire nuove conoscenze (tecniche, tecnologiche, di processo) e a saperle gestire. I dati bisogna saperli interpretare per renderli funzionali. Le aziende agricole italiane sono pronte?
Sicuramente le aziende condotte dai giovani sono le più dinamiche, curiose e intraprendenti verso l'utilizzo delle nuove tecnologie ed è vantaggioso che inizino ad assaggiare quali opportunità la realtà immersiva può generare alle loro imprese.
È quello che hanno fatto i giovani imprenditori agricoli di Agia-Cia presso lo spazio di Binario F, l’hub di Meta a Roma, in occasione di un incontro organizzato da Fondazione mondo digitale. Come? Entrando nel metaverso attraverso i Meta Quest 2 e scoprendo le possibilità legate alla concezione del prodotto di qualità in un ambiente immersivo creato per raccontarlo.
L’esperienza ha permesso ai ragazzi di capire come il metaverso può costituire un’opportunità per scoprire, per esempio, la storia di un marchio, di una cantina, per scegliere le materie prime, per conoscere la provenienza delle nostre eccellenze enogastronomiche.
Presente all’incontro anche il consorzio del prosciutto San Daniele che ha già sperimentato questa tecnologia per raccontarsi e raggiungere un ampio pubblico con i suoi prodotti e che ha dato quindi la possibilità ai giovani imprenditori agricoli di conoscere “concretamente” una best practice virtuale nel settore agroalimentare.
Calentini: «Sì al digitale e alla realtà virtuale ma senza infrastrutture e formazione le aziende agricole non ce la faranno»
Tra interesse e stupore, non sono mancate alcune riflessioni evidenziate dal presidente dell’associazione dei giovani imprenditori agricoli di Cia-Agricoltori Italiani, Enrico Calentini, che, sottolineando con favore le opportunità offerte da nuovi spazi, anche virtuali, in cui gli agricoltori possono promuovere le loro aziende e far conoscere le attività e i prodotti dei territori, ha puntualizzato: «Dobbiamo investire nella formazione e risolvere il problema del digital divide».
La precision farming nelle nostre aziende è attiva oppure no?
«Parte dei nostri agricoltori su questo tema è molto avanti ma una parte purtroppo ancora non riesce ad approcciare all’agricoltura 4.0, questo perché non riesce a comprendere i dati forniti dalle mappe e dalle macchine agricole. Dobbiamo quindi lavorare sulla formazione perché – ha incalzato Calentini – è fondamentale capire cosa si legge, come interpretarlo per essere sostenibili sia a livello ambientale che economico.
Poi c’è la questione del digital divide: chi abita nelle zone interne oggi ha grossi problemi anche per connettersi ad internet, figuriamoci se può utilizzare tecnologie 4.0. Questo è un punto cruciale che dobbiamo affrontare e che dovrà essere risolto nei prossimi anni per fare in modo che l’agricoltura di precisione possa realmente essere di ausilio agli imprenditori giovani di oggi e del futuro».
Calentini riferendosi poi al fondo di innovazione, che doveva anche ridurre il digital divide per permettere agli agricoltori delle aree interne di diventare almeno 2.0, ha precisato: «Si sta lavorando, si stanno spendendo delle risorse, ma spesso manca l’ultimo miglio, se c’è l’infrastruttura primaria manca quella parte di infrastruttura che porta internet e l’alta velocità all’interno delle abitazioni e delle aziende agricole».
«Il nostro impegno come Agia-Cia – ha concluso Calentini – è di accompagnare i giovani agricoltori nel processo di transizione ecologica ma anche, e soprattutto, digitale, perché sarà necessario approcciare meglio alle nuove tecnologie se si vuole diventare più efficienti e affrontare le complesse sfide di oggi e di domani».