Un bosco di un milione di olivi all’insegna della sostenibilità

E' l'obiettivo del progetto della Monini con investimenti in Umbria, Puglia e Toscana

Sismano, Umbria, parte del Bosco Monini - Azienda Agricola Terre del Papa. Circa 300 ettari coltivati ad agricoltura biologica con sistemi ad alta densità e tradizionali
All'Italia mancano all'appello 650 mila tonnellate di olio: servono impianti moderni e sostenibili dal punto di vista ambientale

Arrivare a 1 milione di olivi messi a dimora. Per produrre olio, certo, ma anche come investimento in termini ambientali. E' l'impegno assunto da Monini, uno dei principali attori del settore, da qui al 2030. Solo in Umbria, terra di tradizionale insediamento dell'azienda che fa capo all'omonima famiglia spoletina,  si contano all’attivo la tenuta di Sismano con 316 mila olivi che nel 2022 diventeranno 432 mila. A questo si aggiungono le proprietà di Carpino, in Puglia, e quelli di Perolla in Toscana, nuova acquisizione che prevede entro il 2023 la messa a dimora di circa 347 mila olivi in 245 ettari, circondati da 683 ettari di bosco ceduo.

Olivicoltura 100% in regime di agricoltura biologica

Ad oggi tutti i terreni del Bosco Monini, questo il nome del progetto che ha permesso alla Monini di ricevere il riconoscimento di leader della sostenibilità 2022 (Statista/Sole24ore), sono coltivati al 100% in regime di agricoltura biologica. Un’iniziativa che si muove in un’ottica di contrasto alla desertificazione del terreno e per contribuire all’assorbimento dell’anidride carbonica, sequestrandone all’atmosfera oltre 50.000 tonnellate, corrispondenti a 3.000 tonnellate ogni anno.

Puntare su tecniche di olivicoltura moderne

“Produrre più olio che sia italiano fin dall’origine, che abbia uno standard qualitativo garantito e costante e che venga realizzato in maniera sostenibile e rispettosa delle risorse. Sono i tre capisaldi – sottolinea Zefferino Monini, imprenditore di terza generazione - che ci hanno spinto, come azienda orgogliosamente italiana, ad investire in questo ambizioso progetto che rappresenta per noi una sfida strategica: entrare nel primo anello della filiera per garantirci una produzione costante grazie all’impiego di piante e tecniche di olivicoltura moderne e attente alla biodiversità”.

Venti anni fa l'esperimento in Australia

In verità l’azienda non è la prima volta che sperimenta la strada della produzione olivicola: già 20 anni fa aveva realizzato un oliveto in Australia con piante tradizionali italiane. All’epoca l’obiettivo era investire fuori dall’Europa e in particolare nell’emisfero australe. “Un esperimento, appunto”, è oggi il commento di Monini, il cui investimento attuale ha tutt’altra valenza e rappresenta un segnale per il Paese. “L’olivicoltura italiana deve crescere ed evolvere, come dettagliatamente evidenziato nel Rapporto 'Il futuro dell’olio italiano: moderno e sostenibile', curato da think tank internazionale The European House - Ambrosetti, che abbiamo realizzato nel 2020 in occasione del nostro centenario e che rappresenta una base di riflessione per l’intera filiera”, sostiene Zefferino Monini.

Mancano all'appello 650 mila tonnellate di olio

I numeri sono impietosi e spiegano meglio di mille parole: l’Italia produce ogni anno circa 300 mila tonnellate di olio di oliva, ma il suo fabbisogno si aggira tra le 850 e le 900 mila tonnellate. Questo significa che mancano all’appello 650 mila tonnellate di olio, che ovviamente si è costretti ad importare dall’estero. Il primo traguardo deve essere dunque quello di produrre di più e il target per il prossimo futuro è 450 mila tonnellate.

Più attenzione agli aspetti ambientali

Ma come arrivare a quella quota? La risposta è con un sistema moderno, che garantisce una produttività molto più certa ogni anno e che ottimizza l’utilizzo delle risorse, in primis l’acqua. Grazie all’irrigazione a goccia, infatti, l’uso di acqua per litro di olio prodotto è molto più contenuto rispetto al sistema tradizionale. L’olivicoltura moderna è in sostanza opportuna e vantaggiosa tanto dal punto di vista economico/produttivo, quanto ambientale.

Le previsioni sulla produzione dell'annata in corso

Zefferino Monini conclude con uno sguardo sull’annata in corso, valutata come molto variabile e suscettibile all’andamento della primavera. “Le prospettive ci parlano di una campagna media, con buone produzioni al centro-nord, in Calabra e in Sicilia, regione che negli ultimi anni sta crescendo molto grazie agli oliveti super-intensivi. Sul fronte consumi ci prepariamo ad una leggera riduzione: purtroppo viviamo un momento drammatico e difficile da interpretare ed è plausibile pensare che, in tutta Europa, le famiglie andranno incontro ad una riduzione della fiducia e della spesa”.

Pronto il primo bilancio di sostenibilità

Tornando al tema, a breve Monini presenterà il suo primo bilancio di sostenibilità, forte appunto di essere rientrata nel novero delle 200 aziende del rapporto Statista, selezionate su una platea di 1500 imprese attive in Italia e individuate in base al fatturato, prendendo in esame ben 40 indicatori in grado di offrire una disamina completa del concetto di sostenibilità. Valutati aspetti ambientali – come ad esempio la gestione dei rifiuti, le emissioni di C02, i consumi energetici e idrici, le certificazioni – sociali – come la diversità, il numero di infortuni, la formazione dei dipendenti, i progetti sociali – e di governance aziendale – la trasparenza, la stabilità finanziaria e l’innovazione.

 

Un bosco di un milione di olivi all’insegna della sostenibilità - Ultima modifica: 2022-05-21T15:55:11+02:00 da Gilberto Santucci

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