Apeo: «Rincari? Non ce la prendiamo con la Gdo. Il problema è politico»

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    Giacomo Suglia
    Per il presidente Giacomo Suglia la responsabilità è dello Stato italiano e dei suoi Governi. E la motiva con l’assenza di reali interventi a tutela delle imprese, anche di quelle ortofrutticole

    «I prezzi impazziti dell’energia, del gas, dei materiali, dei trasporti, della logistica sono sotto gli occhi di tutti. Come uno tsunami il loro peso si è abbattuto sui bilanci delle imprese agricole produttive, e in particolare di quelle del comparto ortofrutticolo, costringendole a produrre a costi non compensati da prezzi di vendita adeguati. Il quadro della situazione è chiaro, ma è inutile prendersela solo con la Grande distribuzione per questa crisi dell’energia e delle materie prime che sta mettendo fuori mercato tantissime imprese, piccole, medie e persino grandi, dell’ortofrutta». Per Giacomo Suglia, presidente di Apeo, l’Associazione dei produttori-esportatori ortofrutticoli pugliesi, «il problema dei rincari è politico e coinvolge lo Stato italiano e i Governi che si sono succeduti negli anni, se non decenni. Se l’Italia non ha fonti energetiche autonome ed è costretta a comprare dall’estero o l’energia elettrica o le materie prime per produrla, è responsabilità dello Stato e dei suoi Governi. Se l’Italia ha prezzi dei carburanti così esosi, la responsabilità vera sta nelle accise e nelle altre voci che li alzano troppo e che invece mancano in altri Paesi europei. Se il Governo volesse, questo come tutti quelli che lo hanno preceduto, potrebbe intervenire agendo su fisco e previdenza, visto che in Italia si pagano imposte e contributi più alti che negli altri Paesi Ue».

    Apeo: «Comparto ortofrutta in forte crisi per i rincari»

    L’analisi di Suglia parte dalla visione di un comparto, quello dell’ortofrutta, in cui egli opera prima come amministratore unico dell’Ermes snc di Noicattaro (Ba) e poi come presidente dell’Apeo e vicepresidente nazionale di Fruitimprese.

    «Il comparto dell’ortofrutta versa in una forte crisi. Oserei dire che è allo sfacelo. Purtroppo la vendita sottocosto sta diventando la prassi comune delle imprese ortofrutticole pugliesi. È la concorrenza che porta a questa situazione. La vendita sotto costo è una pratica vietata dalla disciplina sulle pratiche sleali, ma la legge è una cosa, la realtà è un’altra. Se una catena della Gdo chiede di fare una promozione sotto costo sull’uva da tavola, ad esempio, il fornitore o si adatta oppure viene buttato fuori, perde il lavoro per sé e per i suoi dipendenti. Questa è la realtà che non tutti conoscono. Oppure altri esortano noi imprese dell’ortofrutta a unirci per essere più forti. Magari fosse possibile! Come si fa a unire tante realtà molto diverse fra loro o a stabilire un prezzo unico per tutte? Facile a dirsi, ma non a farsi!».

    «Il problema vero non è fra noi e Gdo»

    Suglia sostiene che le difficoltà sono intrinsecamente presenti nella filiera dell’ortofrutta, ma è altresì convinto che non si esauriscono in essa. «Come Fruitimprese ci siamo resi disponibili a un confronto serio e costruttivo con le altre componenti della filiera per arrivare a una soluzione condivisa che preveda una distribuzione sostenibile dell’impatto degli aumenti dei costi di produzione che l’ortofrutta nazionale e di importazione sta subendo. La frutta e la verdura sono un bene primario per le famiglie e ne va garantita la fornitura al giusto prezzo per tutti, altrimenti anche la qualità e la salubrità dei prodotti viene messa in pericolo. La Gdo non ci ha ancora risposto in maniera convincente e nessun tavolo di confronto è stato aperto. Però voglio ribadire che anche la Gdo ha i suoi problemi e sta subendo il contraccolpo degli aumenti dei prezzi, in particolare dell’energia. Quindi il problema non è tra noi e la Gdo, il problema vero sta più in alto. Per l'Apeo è il Governo che deve intervenire sui rincari in maniera convincente alleggerendo il carico delle bollette in maniera significativa sulle famiglie e sulle imprese. Poi, i nostri oneri fiscali e previdenziali sono tra i più alti d’Europa: è qui che lo Stato deve intervenire, così come sulla messa in sicurezza della sovranità energetica del Paese, riducendo la nostra dipendenza dal gas russo o algerino».

    «Non chiediamo aiuti di Stato, ma di poter lavorare»

    Suglia puntualizza che le imprese dell’ortofrutta non chiedono soldi allo Stato, ma solo di poter lavorare. «Qualche sciocco politico ci ha accusati di pretendere aiuti di Stato. Non è così. Noi chiediamo la defiscalizzazione dei contributi Inps. I Governi hanno sempre detto a parole di volerlo fare, diversi ministri si sono riempiti la bocca di belle parole, ma noi che versiamo tali contributi constatiamo che ci sono sempre piccoli aumenti! Lo Stato dice a parole di voler contenere i costi dei carburanti, in realtà non lo fa perché ci guadagna due volte: su un trasporto di uva da tavola da me organizzato, che mi costa 1.000 €, lo Stato si prende il 22% di Iva e le accise sul gasolio! Perché sui carburanti non elimina le accise? E per contenere i costi dell’energia elettrica perché non unisce le aziende che la producono e non impone loro di calmierarne il prezzo? In Italia i carburanti costano più che altrove in Europa. E intanto diversi Paesi, come Spagna e Polonia, hanno ridotto l’Iva sui consumi interni per accrescerli. Di fronte alle manovre speculative sottintese a questi pesanti rincari lo Stato che fa, tace? L’embargo verso la Russia che ci ha tagliato un mercato di 150 milioni di consumatori, perché lo Stato italiano lo ha supinamente accettato? Lo Stato italiano, e con esso i suoi Governi, mette soltanto delle pezze, oggi qua, domani là, ma il vestito della nostra economia è sempre più rotto. E allora, perché meravigliarsi se poi in Italia le aziende chiudono? A Foggia è chiusa la Farris, unica azienda italiana che produceva ortaggi disidratati. A breve chiuderanno altre aziende. Come possono resistere le aziende che producono surgelati e devono pagare bollette stratosferiche? Ma se noi chiudiamo chi verserà allo Stato l’Iva e le altre imposte? Questo stato complessivo di cose danneggia il mercato del prodotto fresco e alla lunga colpisce anche il nostro export, che nel 2021 è stato vicino ai 5 miliardi di euro di valore, secondo solo al vino».

    «Anche le tensioni all'Est pesano sull’ortofrutta»

    Suglia conclude la sua disanima della difficile situazione nella quale versa il comparto ortofrutticolo sostenendo che «le tensioni nell’Europa dell’Est tra Russia e Ucraina hanno pesanti effetti indiretti anche per la nostra ortofrutta. Prendiamo atto con preoccupazione del continuo stato di tensione, crescente, tra Usa e Russia per l’Ucraina, mentre anche la Bielorussia ha chiuso le sue frontiere ai nostri prodotti. La minaccia di nuove sanzioni contro la Russia alimenta una spirale che già è costata tantissimo al nostro agroalimentare con una perdita a causa dell’embargo deciso da Putin nell’agosto 2014 di 1,5 miliardi € negli ultimi 7 anni e mezzo. La nostra frutta, in particolare l’uva da tavola pugliese, ha perso un mercato per noi importantissimo. I due grandi fornitori di ortofrutta del mercato ucraino (in particolare mele, uva, drupacee e kiwi) sono Polonia e Grecia. Con la situazione attuale di tensione, i flussi di export di questi due Paesi verso l’Ucraina potrebbero reindirizzarsi verso il mercato europeo, creando un surplus di prodotto di qualità bassa ma anche di prezzo basso, col rischio di danneggiare ulteriormente i nostri prodotti che grazie alla loro migliore qualità costano di più».

    Apeo: «Rincari? Non ce la prendiamo con la Gdo. Il problema è politico» - Ultima modifica: 2022-02-07T22:53:43+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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