Dalle bietole alla medica; ma comunque sia, raccolta. Quella dei Guerra – Bruno e Gianni, con le nuove leve Simone (figlio di Gianni e già attivo in azienda) e Nicolò, che si prepara ad affiancare papà Bruno – è una tipica famiglia di contoterzisti italiani. Tipica per tanti motivi: il carattere prettamente familiare, appunto, la dedizione che mettono nel lavoro, la costante ricerca della qualità e, non da ultimo, la specializzazione nella raccolta, che è da sempre il cavallo di battaglia dei servizi agromeccanici nel nostro paese.
I Guerra, attivi a Viguzzolo (Al) e soci Unima, lavorano per l’agricoltura da sempre. Nelle ultime tre generazioni si sono occupati di bietole, grazie all’indotto creato dal vicinissimo zuccherificio di Casei Gerola (Pv). «Facevamo davvero un bel lavoro – spiega Bruno Guerra– finché lo zuccherificio ha chiuso i battenti, scrivendo la parola fine sotto a tanti anni di specializzazione». Dopo anni di fermo, tuttavia, sembra che qualcosa torni a muoversi, stavolta grazie allo zuccherificio di Parma. «Nel 2011 siamo ripartiti, anche se con una piccola superficie: 160 ettari in tutto. Facciamo semina e ci prepariamo alla raccolta: infatti ci eravamo tenuti un cantiere, per sicurezza».
«In pratica – continua il fratello Gianni Guerra – abbiamo recuperato i nostri vecchi clienti, anche se con superfici minime rispetto a un tempo. Ma comunque sia non ce la siamo sentita di rifiutarli: metti che davvero si ricominci a fare bieticoltura come si deve, se non sei nel giro dei primi rischi di star fuori». Oltre che nei campi dei clienti, i Guerra hanno seminato bietole anche sui loro terreni: 250 ettari, tra proprietà e affitto. «L’azienda agricola – ci spiegano – è il giusto completamento dell’attività in conto terzi, perché sostiene il reddito quando il contoterzismo non va troppo bene. Ci sono stati anni, in realtà, in cui ha di fatto mantenuto l’attività di agromeccanici, che altrimenti sarebbe stata in perdita».
Coltura in purezza
I Guerra semineranno un po’ di bietole, dunque, ma la gran parte dei terreni aziendali sarà destinata a tutt’altro. Come abbiamo anticipato nelle prime righe, infatti, l’azienda si è specializzata in fienagione. «Sono ormai 20 anni che seguiamo con particolare attenzione il ciclo dei foraggi e possiamo dire di aver raggiunto una certa competenza in materia. Ci siamo indirizzati – continua Bruno – soprattutto sulla medica, che facciamo in purezza e curando all’estremo tutto il ciclo colturale. Applichiamo questi principi sui nostri terreni ma anche su quelli dei nostri clienti, per quanto possibile. È un metodo che richiede un rigoroso controllo dei tempi e tempestività massima al momento della raccolta». Vediamo dunque in cosa consiste questa tecnica che, sostengono i due contoterzisti, consente di ottenere un fieno di qualità molto elevata, in grado di spuntare un prezzo superiore a quello di mercato. «Il primo intervento si fa a fine gennaio, con il diserbo: importante se, come facciamo noi, si vuol produrre medica in purezza. Inoltre, quando serve, facciamo anche trattamenti disinfestanti». Niente irrigazione, nemmeno in stagioni siccitose, per mancanza di acqua in zona.
Quando arriva il momento della raccolta occorre organizzare meticolosamente il cantiere. «A fare la differenza tra una medica normale e una di alta qualità possono essere non ore, ma minuti. I tempi di lavorazione e soprattutto di pressatura devono essere rispettati rigorosamente». Lo sfalcio si fa di buon mattino, naturalmente con falciacondizionatrici che non maltrattano il prodotto. «Una volta tagliata, la medica non va più toccata per due giorni. Così secca nelle migliori condizioni. La voltiamo una sola volta, ma con molta cura, in modo da non farle perdere la foglia. Quindi resta un altro giorno a seccare e alla mattina del quarto giorno si fa l’andanatura, per la quale si ha pochissimo tempo, non più di un’ora o due», spiega ancora Bruno.
Arriviamo così alla pressatura. «L’erba resta a seccare per tutta la giornata e quando arriva la sera è il momento di imballare. L’intervallo in cui il prodotto è al meglio dura poco: anche meno di due ore. In quella finestra devi imballare il più possibile; in pratica ti prepari il lavoro per le ore seguenti». Per questo motivo, alla sera escono in sei: i tre Guerra e tre dipendenti, con tre presse quadre. »Abbiamo una potenzialità di raccolta di 15 ettari in un’ora e mezza. Appena smettiamo di imballare iniziamo a caricare. Prima che spunti il sole le balle sono tutte sotto il capannone, dove restano fin quando vanno sul camion per la spedizione». In questo modo, assicurano i due fratelli, la medica ha un tenore proteico molto elevato e soprattutto mantiene intatta la foglia. «Abbiamo stalle che comperano la nostra medica da 20 anni, pagandola il giusto, e la richiedono puntualmente ogni anno. Se così non fosse, non applicheremmo un procedimento, che impone di lavorare la notte e richiede anche investimenti importanti, perché per fare tanto raccolto in poco tempo abbiamo dovuto acquistare ben tre presse quadre».
I problemi del settore
Bietole e medica a parte, i Guerra eseguono tutte le lavorazioni più tradizionali, con eccezione della trinciatura. «Facciamo anche trattamenti sul pomodoro, per un totale di circa 1.500 ettari. Poi i normali lavori agricoli, dalle semine all’aratura. Quest’ultima, in anni come lo scorso, praticamente in perdita, perché la terra era talmente dura che abbiamo consumato il quadrivomere. Inoltre, cerchiamo di inventarci qualcosa per i tempi morti. Per esempio, trasporto di cippato per qualche industria della zona, oppure lo sgombero neve in inverno. A servizio di industrie e centri commerciali, però, perché gli enti pubblici hanno tempi di pagamento troppo lunghi».
Ma i problemi tecnici non sono i soli ad assillare i contoterzisti alessandrini, né forse i peggiori. «Negli ultimi anni i costi sono volati alle stelle. Per il gasolio, naturalmente, ma anche per i mezzi tecnici. Poi ci sono belle sorprese come l’Imu, che rischia di darci una batosta non da poco. Tutto questo mentre tu non puoi fermarti e devi continuare a investire in macchine e strutture, altrimenti resti indietro».
Per finire, aggiunge Gianni, sta diventando sempre più difficile portare a casa i soldi. «Gli agricoltori non ne hanno più e ritardano i pagamenti, molto spesso. Le difficoltà dell’agricoltura ci impediscono anche di scaricare i maggiori costi sulle tariffe. Non a caso usiamo ancora il tariffario di dieci anni fa. Purtroppo il settore è in crisi da molto tempo. Speriamo si riprenda, altrimenti ne soffriremo tutti».