Dall’agricoltura a... qualcos’altro: quante volte ci siamo sentiti ripetere questo refrain? Tante, sicuramente. E quasi sempre, chi lo ha realizzato l’ha fatto per necessità, perché l’agricoltura non offre sufficienti sbocchi. È un po’ quello che è accaduto ai protagonisti del reportage di questo mese, i fratelli Alessandro e Dante Nicolini, contoterzisti di Correggio (Re) e soci Apima Reggio Emilia (aderente a Unima). Figli d’arte, al servizio dell’agricoltura per decenni, si sono oggi specializzati nella gestione del verde, in tutte le sue forme: dagli argini dei fiumi alle siepi delle villette, passando per parchi e giardini pubblici. E, naturalmente, strade. Lo fanno con un parco macchine iper-specializzato, che comprende anche mezzi radiocomandati per le scarpate più impervie. Andiamo dunque a conoscerli più da vicino.
Dai campi agli argini
«Abbiamo ereditato l’azienda da nostro padre Alfredo, morto ormai 25 anni fa» ci dice Dante. Che ricorda, in sintesi, come si sia passati dai seminativi alle manutenzioni pubbliche. «Per tanti anni abbiamo fatto lavorazioni agricole, dalle bietole alla fienagione; le solite cose, insomma. Nel 1990 abbiamo acquistato il primo braccio decespugliatore, un retroportato da abbinare naturalmente a un trattore. Con quello abbiamo iniziato la pulizia degli argini. Otto anni più tardi siamo passati a un braccio ventrale della Hymach, un attrezzo un po’ più specializzato. Nel frattempo il lavoro era in aumento e per farvi fronte abbiamo acquistato la prima trincia che lavorasse sotto i guard-rail».
La vera svolta, però, arriva otto anni fa, con il primo decespugliatore semovente. «Nel 2004 abbiamo acquistato un Energreen Ilf S 1500, con braccio da 6 metri. Ci è sembrato di arrivare su un altro pianeta, naturalmente. Questo sia per la produttività oraria sia per la comodità d’uso. L’Energreen, infatti, ha la cabina rotante, che permette di lavorare senza stare continuamente girati indietro. Quando si arriva nel punto da ripulire, si ruota la cabina di 90 gradi e si lavora guardando avanti, con un’eccellente visuale su tutta l’area di lavoro».
Al primo Ilf 1500 ne sono seguiti altri. «Abbiamo preso la versione con braccio da 8 metri, quindi quella da 12. In più, una Ilf S1000, con braccio frontale e cabina fissa. Una macchina più piccola, ma comunque molto produttiva. Fino ad arrivare all’ultimo acquisto, fatto a inizio 2012: il Robogreen, una macchina cingolata da 40 cavalli, con radiocomando, che si usa sulle pendenze estreme, dove il braccio non arriva e dove sarebbe pericoloso muoversi con un mezzo più grande».
La crescente importanza del verde pubblico ha chiaramente fatto passare in secondo piano il settore agricolo, che fino al 2000 era comunque prioritario nell’azienda. «Ormai - conferma Alessandro Nicolini - di agricoltura ne facciamo poca; siamo troppo presi dalla gestione del verde: noi e i nostri tre dipendenti. Peraltro, il 2012 è stato un anno positivo, con clienti in crescita e dunque a maggior ragione resta pochissimo tempo per fare altro». La Fratelli Nicolini effettua diversi tipi di intervento, come abbiamo visto: pulizia di argini di fiumi e canali, innanzitutto, ma anche di strade: in estate per il verde, sulle banchine, in inverno per il servizio neve, con lame montate sempre sulle Energreen. Ci sono poi potature e gestione del verde pubblico, manutenzione parchi e alberature.
Infine, gestione meccanizzata delle siepi, con lame verticali per un taglio rapido e perfetto. «Quest’ultimo - interviene Dante - è un settore avviato da poco, ma che ci sta dando delle belle soddisfazioni. In questo caso i nostri clienti sono soprattutto privati, dall’azienda alla villetta bifamigliare. Tagliamo siepi di 100 metri, ma ci è capitato di farne qualcuna lunga più di un chilometro. Invece, per argini e strade il committente è quasi sempre pubblico. Può essere il comune, oppure il consorzio di bonifica, o ancora l’ente interregionale. Per esempio, abbiamo recentemente vinto un appalto dell’Agenzia Po, quella che una volta era il Magistrato per il Po».
Lavorare con il Pubblico
Sentir parlare di enti pubblici, in questo periodo, obbliga alla classica domanda sui pagamenti: sono dilazionati come si dice, tanto da spingere un’azienda sull’orlo del fallimento? «Fortunatamente nel nostro settore le cose non vanno male come si sente dire. Certo, le amministrazioni pubbliche non pagano subito, ma parliamo di mesi e non di anni. Comuni e province sono più veloci dello Stato, almeno nella maggior parte dei casi; poi ci sono naturalmente le eccezioni». I più solerti, ci spiegano i due fratelli, sono i consorzi di bonifica. «Se mai - interviene Alessandro - il problema non è quello dei prezzi. Gli appalti si fanno al maggior ribasso e ci sono enti che pretendono sconti davvero impraticabili. Fortunatamente ogni tanto si riesce ad aggiudicarsi qualche gara a cifre accettabili, altrimenti sarebbe difficile tirare avanti».
Non che attualmente sia facile, precisano i due fratelli. «Se non bastasse la questione dei ribassi, abbiamo i prezzi al metro che sono fermi da un decennio. E in dieci anni è inutile dire quanto siano cambiati i nostri costi, dal gasolio ai pezzi di ricambio. Se lavorassimo con mezzi convenzionali, probabilmente non pagheremmo le spese. Grazie alle macchine specializzate e alla loro eccellente produttività, invece, ci stiamo ancora dentro».