Crediti di carbonio, la via italiana

Un emendamento al decreto Pnrr approvato dalla Commissione Bilancio affida al Crea il Registro pubblico dei crediti generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale. Una conferenza convocata da Luca De Carlo, presidente della Commissione agricoltura del Senato e primo firmatario del provvedimento, fa il punto anche sul disegno di legge sulla sperimentazione in campo delle Tea. Stefano Vaccari (Dg Crea): «Il nostro Paese deve riappropriarsi delle politiche per la gestione sostenibile dei terreni agrari»

Due colpi, due centri.

È Iniziato il 5 aprile, presso la IX Commissione del Senato (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare), l'esame del disegno di legge per consentire la sperimentazione in campo delle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea) proposto dal presidente della Commissione, il Senatore Luca De Carlo (ne abbiamo parlato qui).

Parallelamente è stato approvato, due giorni fa, presso la V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) anche l’emendamento al decreto-legge Pnrr, a firma di De Carlo, Nocco, Liris, Ambrogio, Mennuni e Silvestro, che prevede l’istituzione presso il CREA del Registro dei crediti di carbonio agroforestali.

Stefano Vaccari, Luca De Carlo, Francesco Lollobrigida e MIrco Carloni nel corso della conferenza su Tea e crediti di carbonio

L’impegno della politica

Due temi al centro della conferenza stampa convocata a Roma dallo stesso De Carlo presso Palazzo Carpegna.

«L’agricoltura italiana – ha affermato il Senatore – è chiamata alla difficile impresa di raggiungere gli obiettivi tracciati dalla strategia Farm To Fork e ha bisogno di più realismo e pragmatismo da parte della politica». «Questi due interventi normativi vanno in questo senso, per supportare lo sforzo di produrre di più e meglio ma con un minore utilizzo di input come concimi, agrofarmaci e acqua, valorizzando al tempo stesso l’impegno decisivo in favore della neutralità climatica».

«La politica – gli ha fatto eco Mirco Carloni, presidente della Commissione Agricoltura alla Camera – non sottovaluta più il valore strategico dell’agricoltura, settore strategico per garantire sostenibilità e sicurezza alimentare».  «Con queste due azioni – ha ribadito – colmiamo un doppio vuoto legislativo». «Riguardo alla carbon farming occorre superare infatti in fretta il paradosso di aziende di comparti energivori costrette, , per equilibrare le proprie emissioni, a comprare all’estero crediti di carbonio che possono essere forniti efficacemente dalle nostre aziende agricole».

«Per le Tea invece non si tratta di sostituirci all’Unione europea, che accumula ritardi nell’approvazione di queste tecnologie vantaggiose, ma di consentire la sperimentazione in campo per essere pronti non appena la loro coltivazione sarà possibile».

Il Green deal richiede un salto tecnologico

«Entrambi i provvedimenti – ha assicurato Stefano Vaccari, Direttore Generale del CREA – non sono solo utili, ma fondamentali».

Crea
Stefano Vaccari, Dg del Crea

«La nostra agricoltura è chiamata a mettere in atto – ha aggiunto – una Pac condizionata dal Green deal, con impegni durissimi decisi a tavolino». «Solo una forte dose di innovazione può consentire ai nostri agricoltori di tentare di realizzarli».

«È richiesto un salto tecnologico innanzitutto dal punto di vista del miglioramento genetico». «Nazareno Strampelli ci mise 11 anni per produrre le varietà di grano alla base della rivoluzione verde, noi dobbiamo realizzare nuove varietà in 5 anni: lo possiamo fare solo con il genome editing».

L’urgenza di uno standard italiano per la carbon farming

«E riguardo alla carbon farming - ha dichiarato Vaccari - la definizione di uno standard nazionale per quantificare i crediti di carbonio derivanti dalle attività agroforestali è una priorità per l’agricoltura italiana».

Secondo il direttore generale del Crea, in un momento in cui le strategie europee verso il settore  impongono scelte dure e non sempre condivisibili sotto il profilo della sostenibilità socioeconomica, «la norma promossa dal Presidente De Carlo e approvata dal Senato, che istituisce presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria CREA, il Registro pubblico dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale, è molto importante per consentire agli agricoltori italiani di creare un vero mercato di crediti di carbonio».

«La norma – ha puntualizzato Vaccari - consente al settore agricolo di riappropriarsi di un pezzo importante delle  politiche sulla gestione sostenibile dei suoli coltivati, in un momento in cui la Commissione europea ha dimostrato di voler ridurre il peso, non solo economico, della politica agricola comune».

La sfida di un sistema di certificazione
che consideri le peculiarità italiane

L’assorbimento di carbonio sui terreni agrari è infatti uno degli elementi che sta alla base della Strategia Fit For 55 che guida tutte le scelte energetiche dell’Ue. La Commissione vuole istituire un sistema cogente, che vada oltre gli attuali schemi volontari, per ricompensare i produttori agricoli per l’adozione di sistemi di gestione del terreno che valorizzino i carbon sink del suolo. A fine 2022 è stata messo a punto una bozza di regolamento che fissa gli indirizzi da seguire.

«Per la prima volta in 60 anni il regolamento non fa riferimento ai principi fondativi della Pac (quindi all’esigenza di garantire la sicurezza alimentare), bensì all’art.192, ovvero solo alla tutela dell’ambiente». Il rischio secondo Vaccari è quindi quello di dover subire logiche penalizzanti per la produzione agricola. «Nell’ultimo report Certification of carbon removals  – ha ricordato Vaccari - le esperienze di riferimento erano quelle del Nord Europa Italia perché solo in Olanda e Danimarca sono attive esperienze di certificazione di questo tipo. Ora anche l’Italia può dire la sua».

«Per il CREA – ha continuato  - si tratta di una grande sfida scientifica e operativa: costruire insieme al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste un sistema di qualità volontario che, in linea con gli schemi varati nel novembre scorso dalla Commissione europea, consenta alle imprese agricole di quantificare il loro apporto in termini di assorbimento aggiuntivo di CO2, annotare nel nuovo registro tali crediti per poterli poi vantaggiosamente commercializzare».

Le prossime tappe

Un’azione che può consentire di:

  • avviare un sistema di qualità nazionale per i crediti di carbonio agricoli;
  • definire al più presto con le organizzazioni agricole dei benchmark di utilizzo del suolo;
  • iniziare in via sperimentale la contabilizzazione dell’assorbimento di carbonio nelle imprese agricole.

Presenti all’incontro anche Mauro Fontana, presidente del  Cluster Agrifood, che ha testimoniato il favore del mondo della ricerca per le Tea, ribadito anche in un recente incontro (ne abbiamo parlato qui) e il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida che ha testimoniato la convergenza su questi temi di interesse agricolo di una larga fetta dell’arco parlamentare.

«Dobbiamo garantire – ha ricordato - la tutela dell’ambiente ma anche la sicurezza alimentare difendendo la qualità dei nostri prodotti». «Obiettivi che si possono raggiungere solo con l’appoggio della ricerca, senza penalizzare il ruolo del comparto primario». «Senza agricoltura – ha ribadito – non c’è nemmeno salvaguardia dell’ambiente».

Crediti di carbonio, la via italiana - Ultima modifica: 2023-04-14T17:37:18+02:00 da Lorenzo Tosi

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