Convenzione con i Caa, Agea si appella al Consiglio di Stato

Agea
L'organismo pagatore ribadisce la necessità di concedere l'accesso al Sian solo a personale dipendente: così si garantisce maggiore neutralità

Agea non ci sta e rilancia, coadiuvata dal Mipaaf e dall'Agcm. Dopo le tre sentenze del Tar contrarie all'agenzia per le erogazioni in agricoltura in merito alla convenzione con i Caa per le attività delegate, da via Palestro è partito l'appello al Consiglio di Stato, il secondo grado di giudizio della giustizia amministrativa.

La controversia era nata perché la bozza di convenzione per 2020 e 2021 proposta dall'agenzia diretta da Gabriele Papa Pagliardini limitava la possibilità di accedere e operare sul Sistema Informativo Agricolo Nazionale (Sian) solo a soggetti inquadrati come lavoratori dipendenti dei Caa o di società con questi convenzionate, escludendo quindi collaboratori o da liberi professionisti. Il Tar ha accolto i ricorsi del Caa liberi professionisti, del Caa Canapa e di Unicaa Srl, ritenendo che Agea abbia agito in violazione del principio di proporzionalità ed eccesso di potere per illogicità manifesta, utilizzando un mezzo giuridico non
adeguato al fine e imponendo ai soggetti incisi obblighi e restrizioni eccessivi rispetto al
risultato perseguito.

Dal Tar "affermazioni prive di dimostrazione"

Nelle 38 pagine di appello firmate dal Procuratore dello Stato Elio Cucchiara e dal vice avvocato generale dello Stato Ettore Figliolia, l'agenzia diretta da Gabriele Papa Pagliardini cerca di smontare la tesi dei Caa e del tribunale amministrativo sostenendo che nello scrivere le sentenze i giudici "hanno ecceduto i limiti entro cui può svolgersi la valutazione di eccesso di potere e di proporzionalità, sconfinando nell’insindacabile ambito del merito amministrativo, peraltro operando affermazioni del tutto apodittiche e sfornite di qualsivoglia dimostrazione".

Sulle attività delegate i Caa non hanno pieni poteri

Inoltre, Agea sottolinea come le attività di cui si discute (accesso al portale Sian per aggiornare i fascicoli aziendali delle aziende agricole), non sono proprie dei Caa, trattandosi di funzioni pubbliche da questi svolte solo in virtù della scelta di Agea di provvedere a delegarle (ai sensi dell’art. 6, co. 1, D. Lgs. 74/2018). Di conseguenza - è il ragionamento dell'ente pagatore - Agea può precludere in toto l’accesso al Sian ai Caa (qualora decida di non delegare), quindi a maggior ragione può limitarsi a circoscriverne l’accesso a determinati soggetti (e solo ed esclusivamente per tale funzione). Quindi la richiesta contenuta nei famigerati commi 3 e 4 dell'articolo 4 della bozza di convenzione non si può considerare illogica.

E ancora, l'organismo pagatore rifiuta la tesi del Tar in base alla quale i Caa godrebbero di uno spazio di autonomia organizzativa analogo a quella che è prerogativa dell’attività imprenditoriale vera e propria nell’esercizio delle funzioni delegate da Agea, proprio per la natura pubblicistica di queste funzioni.

Controlli e conflitto d'interessi

Agea rivendica la richiesta di limitare l'accesso al Sian a personale inquadrato con contratto di lavoro dipendente anche con la necessità di tutelarsi per via delle proprie prerogative e
responsabilità sulla gestione dei fondi comunitari. In sostanza, per l'organismo pagatore sarebbe più facile individuare ed eventualmente sanzionare condotte scorrette da parte di lavoratori subordinati rispetto ai liberi professionisti.

Agea sostiene anche che un dipendente sia più adatto a svolgere determinate funzioni perché non mosso dall'interesse a mantenere ed accrescere la clientela, cosa che invece è prerogativa dei liberi professionisti. Un dipendente, in sostanza, garantirebbe maggiore neutralità.

Convenzione con i Caa, Agea si appella al Consiglio di Stato - Ultima modifica: 2021-07-05T13:00:40+02:00 da Simone Martarello

1 commento

  1. Questa controversia è molto grave.
    I limiti operativi che Agea vuole imporre sono contrari sia alle esigenze di semplificazione che il Governo vuole e deve ottenere, sia alla digitalizzazione del sistema Paese.
    In buona sostanza noi agricoltori dovremmo comunicare con il CAA che poi comunica con il dipendente AGEA? e come?
    Altro che maggiore sicurezza e “neutralità” (che francamente non riesco a capire); ritardi ed errori si moltiplicheranno per il solo motivo che Agea vuole aumentare il suo potere di controllo e gli interessi dei suoi dipendenti!
    Che gli agricoltori si uniscano in uno sbarramento totale!

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