Il frumento duro reagisce al rischio sfilacciamento

DURUM DAYS Scorte al minimo, volatilità al top: il sistema grano-pasta cerca risposte

Costi boom, Pac più debole, commerci congelati: le tensioni internazionali mettono a rischio la coesione di filiera

A vele spiegate verso la svolta ambientalista del green deal.

Il grande timoniere della politica agricola comunitaria prosegue imperturbabile nella sua rotta verso l’ignoto nonostante i venti di guerra, i prezzi dei mezzi tecnici alle stelle, le scorte ridotte al minimo dal climate change, i traffici marittimi congelati dai lockdown selvaggi della Cina, il rischio di una crisi alimentare incombente.

I Durum Days 2022 alla Camera di Commercio di Foggia

Articolo tratto da Terra e Vita 17/2022

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Patrizia Marcellini

«In questo scenario disastroso – esclama perplessa Patrizia Marcellini, coordinatrice del settore grandi colture di Alleanza delle Cooperative – ci aspettavamo che l’Europa rimandasse politiche che rischiano di condizionare fortemente il potenziale produttivo anche del frumento duro».

 

tab. 1 Grano duro mondo, le stime
21/22 Var.%
Stock iniziali 8,1 -5,65
Produzione 30,8 -9,5
Import 6 -33
Consumi 35,5 -5,8
Stock finali 6,4 -21,1
Fonte: elaborazioni da Aretè (in milioni di t)

Nessuna proroga per la Pac

Diego Canga Fano, DG Agri

Invece la Commissione va avanti. Lo ribadisce a Foggia Diego Canga Fano della Dg Agri. «Non sono previste proroghe all’applicazione del pacchetto Farm to Fork nella nuova Pac. Siamo aperti ad eventuali aggiornamenti dei Piani strategici nazionali, ma l’Europa continua ad essere il maggiore esportatore agricolo del mondo (finchè regna la vecchia Pac, ndr)».

«Ci stiamo applicando per consentire la fine del blocco navale russo alle commodity ucraine (che persiste, ndr)». «Ci applicheremo per promuovere il made in Italy e in Europe in tutto il mondo». Insomma: meno politica e più mercato. Solo che i mercati in questo periodo non sono particolarmente affidabili.

È da queste schermaglie che prende il via il dibattito della 7a edizione dei Durum Days 2022, l’evento moderato da Terra e Vita che mette a confronto gli attori della filiera grano-pasta per fare il punto sulle previsioni della campagna, con la partecipazione de rappresentanti di Assosementi, Cia – Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative, Compag, Italmopa, Unione Italiana Food e Crea, Areté come partner tecnico e la partecipazione di Syngenta.

I prezzi oggi sono particolarmente elevati – riconosce Marcellini – e alcuni produttori si convincono di poter agire da soli nel braccio di ferro contrattuale. Ma poi i listini inizieranno a scendere e qualcuno si farà male, proprio come è successo con la crisi del 2008. I rischi di chi sceglie il mercato sono questi».

«La volatilità dei prezzi – continua – è il mostro più temuto dai sistemi produttivi». La soluzione viene dai contratti di filiera. «Purché – puntualizza – fatti tra attori seri e pronti ad assumersi le conseguenze delle proprie scelte».

Il giusto prezzo

Giorgio Mercuri

Accordi che consentiranno anche di vincere la sfida di coniugare sostenibilità e rese? «L’agricoltura italiana non ha ritardi da recuperare sul fronte della sostenibilità – rimarca Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle Cooperative – anzi è tra le prime in Europa per biologico e residuo zero. E la qualità del nostro grano duro è cresciuta proprio grazie alle esperienze di filiera».

«Impegni che non riusciamo a valorizzare perché in questi tavoli brilla l’assenza dell’anello decisivo della grande distribuzione». Una latitanza che finisce per comprimere i listini, scaricando a monte il peso delle tensioni internazionali. «Basterebbe non vedere più la pasta sempre in offerta a prezzi stracciati. La crisi ucraina rischia di produrre effetti disastrosi a partire dai prossimi raccolti sui Paesi del Nord Africa, ma i consumatori italiani, se adeguatamente informati sull’impennata dei costi a carico dei produttori, possono arrivare a pagare 3 euro il classico pacchetto da mezzo chilo di pasta di qualità made in Italy».

«La sfida di “salvare capra e cavoli” – testimonia Andrea Demontis della sezione costitutori di Assosementi – ovvero di abbinare sostenibilità e reddito, si vince con la ricerca». «L’applicazione dei big data alle sperimentazioni varietali ci consente di essere a buon punto nell’individuazione dei migliori fenotipi tolleranti agli stress idrici e da caldo e capaci di fornire le migliori risposte alla riduzione delle unità di azoto distribuite».

Gianmichele Passarini,

«Un Paese che vuole continuare a mantenere la leadership in un settore decisivo come quello del grano duro non può però ostinarsi a non usare semente certificata». «La sfida della sostenibilità è imminente – rileva Gian Michele Passarini di Cia-Agricoltori italiani – dal 1° gennaio l’importo degli aiuti diretti subirà una forte decurtazione e occorre applicare il massimo della competenza per essere in linea con i vincoli della condizionalità». «È però la filiera il ring che può garantirci la giusta remunerazione di questi sforzi. Bisogna avere la forza di rimodulare i contratti».

Fruclass in ripartenza

Una strada promettente in questo senso viene dal sistema Fruclass messo a punto dall’Università della Tuscia con il sostegno di tutta la filiera. «In tre anni di sperimentazione – testimonia Emanuele Blasi dell’Ateneo viterbese – abbiamo individuato parametri oggettivi e condivisi che valorizzano la qualità del grano duro attraverso un’innovativa metodologia di rating».

Quando i listini scappano verso l’alto diventa però più difficile tenere i produttori legati alle filiere. «Si parla tanto di agricoltura di precisione – ribatte –, i produttori investono il massimo della tecnologia per conoscere tutto della fase di produzione e poi, dopo i raccolti, non sanno più nulla del loro grano». «La partecipazione a Fruclass consente di colmare questa lacuna. Stiamo lavorando per avviare un nuovo protocollo sperimentale per la messa a punto di nuovi bioindicatori, magari con il sostegno dei fondi per le filiere del Pnrr».

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Vulnerabilità finanziaria

Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia.

Nell’attesa, come trovare un punto di equilibrio tra l’equa remunerazione dei produttori e la difesa del potere d’acquisto dei consumatori?

«Solo dentro la filiera – stigmatizza Filippo Schiavone di Confagricoltura – si trovano le soluzioni ai ritardi del sistema grano duro riguardo alla necessità di un’adeguata programmazione delle produzioni». «Siamo sempre favorevoli – assicura Mario Piccialuti di Unione italiana Food – alla crescita di una filiera strutturata del grano duro italiano di qualità, a patto che non divenga il presupposto per un’autarchia impossibile da realizzare». «Il sistema grano duro -pasta – aggiunge Enzo Martinelli di Italmopa- ha bisogno di risposte concrete anche dalla politica, che non possono essere rappresentate da diversivi come il sistema digitale Granaio Italia o la Cun, che non può arrivare alla piena definizione del prezzo perché al suo interno mancano componenti decisive come quella dello stoccaggio».

Franco Verrascina, presidente della Copagri

«Di quale equilibrio – tuona Franco Verrascina di Copagri – stiamo parlando? Chi conosce la filiera sa che la maggior parte dei produttori ha già venduto il grano prima della semina, perdendo i benefici delle rivalutazioni degli ultimi mesi». «La filiera cresce solo se si paga il grano duro un po’ di più e se si favoriscono gli investimenti per superare questi ritardi strutturali».

«È vero – riconosce Mauro Acciarri di Compag – chi come noi svolge il doppio ruolo di fornitore di mezzi tecnici e di stoccatore finisce per supplire con le anticipazioni alla debolezza finanziaria di un settore privo di validi strumenti di credito a breve». «Il problema è che, con l’esplosione dei listini degli input, l’esposizione delle nostre strutture è cresciuta a dismisura, con la necessità di affrettare i “rientri” dopo le raccolte e il rischio di aggiungere tensione ad un settore già in pieno stress bellico».


Listini a +80%

Annachiara Saguatti di Aretè

Restano sostenuti i prezzi del grano duro, con quotazioni superiori di circa il 70-80% rispetto a un anno fa.

Lo conferma a Foggia Annachiara Saguatti di Aretè. A maggio il prezzo della Borsa Merci di Foggia si è attestato sui 544,50 €/t, un valore non distante dai picchi massimi toccati a gennaio. È difficile al momento ipotizzare riduzioni di prezzo. In Europa il clima secco sta mettendo infatti a rischio il raccolto francese mentre in Italia le recenti piogge non hanno compensato la siccità dei mesi precedenti. E Oltreoceano, dove sono ancora in corso le semine, dopo il pesante impatto della siccità e degli incendi che nella scorsa campagna hanno compromesso oltre la metà dei raccolti, anche per la campagna 2022/23 (che si apre a giugno) le condizioni climatiche non ottimali stanno ipotecando le produzioni attese.


Raccolti in calo

La produzione nazionale 2022 faticherà a raggiungere i 4 milioni di tonnellate, facendo quindi registrare un calo dall’1 al 3% rispetto alla campagna precedente.

Pasquale De Vita

Secondo Pasquale De Vita del Crea CI di Foggia a incidere nelle regioni meridionali sono infatti le semine scalari di inizio stagione, dovute alle abbondanti precipitazioni e basse temperature primaverili che hanno provocato un allungamento del ciclo della coltura, costringendola ad una fase di riempimento della granella con temperature in forte aumento. È già in corso, del resto, un’inedita “stretta” fitosanitaria causata da massicci attacchi di afidi e punteruolo del culmo il cui effetto sul riempimento delle cariossidi è tutto da verificare.

Il frumento duro reagisce al rischio sfilacciamento - Ultima modifica: 2022-05-31T15:03:08+02:00 da Lorenzo Tosi

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