Piccoli frutti stressati dal climate change

    Con 150 ettari quella del mirtillo è diventata in pochi anni la coltivazione di piccoli frutti più praticata tra le valli del Trentino
    Il clima mite invernale anticipa gli attacchi di cimice asiatica e soprattutto di Drosophila suzukii. Il caldo e l’insolazione estiva scombinano i cicli produttivi. Le contromisure dalla giornata dei piccoli frutti a San Michele all’Adige

    Il comparto dei piccoli frutti, comprese ciliegie e fragole, è ormai una realtà molto importante per l’agricoltura trentina.

    Grazie alla qualità e alla sostenibilità ottenute nella Provincia autonoma, queste produzioni stanno garantendo una differenziazione economica che si sta rivelando strategica per molti areali alpini. Ad affermarlo è il direttore generale della Fondazione Edmund Mach (Fem) Mario Del Grosso Destreri, in apertura della nona giornata tecnica dedicata alla difesa, alla gestione e alla coltivazione dei piccoli frutti in Trentino.

    La giornata, alla quale hanno partecipato un centinaio di persone fra tecnici e frutticoltori, in presenza e in diretta streaming, si è inserita in un ricco calendario di appuntamenti tecnici organizzati in fase di avvio della stagione agraria da parte del Centro di Trasferimento Tecnologico della Fem. L’incontro è stato moderato da Tommaso Pantezzi responsabile dell’Unità Frutticoltura e piccoli frutti del Centro di trasferimento tecnologico della Fem.

    Specializzazione produttiva

    A margine dell’incontro abbiamo approfondito con Pantezzi alcuni aspetti.

    Qual è la consistenza del settore in termini produttivi ed economici?

    «Attualmente – ha risposto - siamo in presenza di 450 ettari coltivati in larga parte fuori suolo o comunque almeno sotto copertura sia anti pioggia che anti insetto».

    «Di questi 140 ettari sono di fragole con una produzione media stimata di 90 mila quintali, 150 ettari sono coltivati a mirtillo con un netto aumento della produzione negli ultimi anni e una produzione stimata in 15 mila quintali, seguono il lampone con 60 ettari e una produzione stimata in 10 mila quintali».

    «Il ribes in maggioranza rosso, è sui 60 ettari, la maggior parte sono coltivati sull’Altipiano della Vigolana con una produzione di 9 mila quintali per chiudere con le more che coprono 40 ettari ed hanno una produzione media stimata di 10 mila quintali».

    «In totale le produzioni raggiungono i 150 mila quintali. Dal punto di vista economico secondo l’ultimo dato dell’Ispat disponibile il fatturato supera i 21 milioni di euro».

    Nella intesa mattinata sono stati esaminati da parte dei ricercatori e tecnici della Fem e del centro di ricerca di Laimburg, in Alto Adige, i principali problemi legati alla produzione particolarmente delle novità conseguenti alle modificazioni climatiche che vanno dall’innalzamento della temperatura con un 2022 che è stato l’anno più caldo da quando si misura la temperatura, agli inverni sempre più miti.

    Parassitoidi efficaci e meno

    La mancanza di un periodo di freddo durante l’inverno sta favorendo lo sviluppo di quelli insetti e moscerini esotici che da ormai un decennio stanno preoccupando i produttori, Drosophila suzukii innanzi tutto, ma anche la cimice asiatica. Contro quest’ultima i parassitoidi lanciati contro Halyomorpha halys stanno facendo il loro lavoro. Diverso il discorso per la Drosophila che si diffonde, complici anche le temperature miti invernali, tant’è che quest’anno risulta già attiva dai primi di marzo.

    Cicli produttivi alterati

    Altro problema legato al climate change riguarda i picchi inusuali di calore estivo stanno portando ad una variabilità nella produzione con riduzione durante l’estate e prolungamento della stessa nei mesi autunnali, particolarmente per le fragole rifiorenti, sfasando così la stagione produttiva. Accanto alla temperatura, anche l’entità della radiazione luminosa superiore alla media potrebbe avere un ruolo nell’influenzare la fisiologia delle piante e conseguentemente l’andamento delle produzioni.

    Considerato che la difesa chimica darà un contributo sempre minore perché i principi attivi autorizzati sono ormai ridotti al lumicino, una forte speranza è riposta nella lotta biologica contro la Drosophila.

    Reti anti-insetto

    Il parassitoide Ganaspis brasilensis è stato introdotto con una serie di lanci un paio di anni orsono, ma i tempi di diffusione sembrano molto più lunghi di quello che si sperava all’inizio. «Di fatto - commenta Pantezzi- i primi rilasci risalgono ad un anno e mezzo fa, perché nel 2021 abbiamo avuto l’autorizzazione al rilascio a stagione molto avanzata, ma la percentuale di uova di Drosophila parassitizzate è ferma ancora al 12%». A questo punto l’unico rimedio che ancora oggi rimane valido è quello della copertura con rete antinsetto anche se ha costi molto alti e rende tutte le operazioni agronomiche assai laboriose.

    Antonomo su fragola

    Accanto alla Drosophila nelle ultime stagioni si è assistito ad una recrudescenza degli attacchi dell’Antonomo su fragola, che non si è limitato a danneggiare i boccioli floreali, ma causa anche danni sui frutti nei diversi stadi dello sviluppo.

    Per la difesa si sta verificando l’efficacia di prodotti ad azione repellente per l’insetto, e soprattutto è stata registrata la presenza di parassitoidi del genere Triaspis in grado di parassitizzare l’antonomo con percentuali molto elevate.

    Piccoli frutti stressati dal climate change - Ultima modifica: 2023-04-11T09:09:09+02:00 da Lorenzo Tosi

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