Fresca, essiccata, olio o “al cubo”. La lavanda stimola la fantasia

    Giuliana Sessi
    L'imprenditrice Giuliana Sessi spiega come ha trovato nuove opportunità di business dalla coltivazione della lavanda. In Friuli Venezia Giulia le superfici dedicate sono infatti in crescita. E le piccole aziende puntano alla diversificazione.

    Probabilmente, l’impresa agricola di Luigia Zian di Gorizia, è una delle prime ad aver scelto di investire sulla coltivazione della lavanda, con spirito pionieristico, in Friuli-Venezia Giulia. Le prime piantine, infatti, furono acquistate nel 1993. L’azienda ha piccole dimensioni (2 ettari), ma rispecchia la situazione fondiaria di questo lembo orientale di territorio regionale, a pochi passi dal confine con la Slovenia. Le coltivazioni più diffuse, qui, sono la vite e gli ortaggi, non certo le erbe officinali.

    Un'esperienza di confine

    coltivazione della lavanda secondo giuliana sessi
    Lavanda tra i vigneti

    «La nostra piccola azienda, ovviamente – spiega la figlia della titolare, Giuliana Sessi –, ha tradizioni agricole antiche con una gestione familiare. Anche noi coltivavamo vite e cereali. Poi, casualmente, abbiamo incontrato sulla nostra strada la lavanda e abbiamo capito che poteva assicurare buoni risultati economici.

    Quando abbiamo fatto il primo impianto, tutti i vicini ci guardavano con curiosità. Un’attenzione a questa novità che non ha cambiato in nulla le loro abitudini agricole. Infatti, siamo ancora gli unici, a Gorizia, a dedicarci alla lavanda».

    Con l’esperienza accumulata in tutti questi anni di coltivazione, Giuliana si è fatta un’idea agronomica e di mercato legata alla lavanda, abbastanza precisa.

    Coltura senza segreti

    Il terreno alluvionale, sciolto e ricco di scheletro, è adatto alla lavanda così come il clima ventoso e la regolarità delle precipitazioni (l’impianto non è irrigato). Più raffinato è stato il lavoro sulla ricerca delle varietà maggiormente adatte. Tra le oltre 200 varietà di lavanda disponibili, Giuliana ha fatto delle scelte oculate.

    Nei 15mila metri quadrati, dove si coltivano circa 6mila piante divise in tre appezzamenti (le prime sono state acquistate in un vivaio della Liguria), ha puntato su 5 di esse, in particolare: Abrialis, Maime, Hidcote, Miller e Munstead.

    Non solo quelle più adatte al clima e al terreno di coltivazione, ma anche alla destinazione di mercato poiché ci sono quelle che si prestano di più alla vendita fresca, altre all’essiccazione, altre ancora alla distillazione per l’estrazione dell’olio.

    E siccome la raccolta impegna i mesi di giugno e luglio, la scelta della destinazione viene anche fatta in base al grado di maturazione delle spighette.

    Il sesto impianto scelto, per motivi di praticità, è di 1,80 metri tra le file (inerbite) e 0,5 metri sulla fila. L’impianto è tutto pacciamato con teli neri di plastica, rafiati (più durevoli nel tempo, resistenti alle lavorazioni e traspiranti per il terreno e le radici) e le lavorazioni colturali e di raccolta sono completamente manuali.

    La coltivazione della lavanda, in tutti questi anni, non ha segnalato problemi particolari, soprattutto dal punto di vista fitosanitario. Le concimazioni, di qualsiasi tipo, non sono ritenute necessarie. Le operazioni della raccolta e della potatura vengono fatte simultaneamente e, dunque, con un unico passaggio.

    Commercializzazione innovativa

    L’attività commerciale vera e propria, strutturata, della lavanda e dei suoi derivati, ha preso avvio nel 2004 dopo che, nei primi anni, la gran parte della vendita veniva effettuata all’interno del mercato coperto di Gorizia, proponendo esclusivamente prodotto fresco.

    sgranatura manuale della lavanda
    La sgranatura manuale della lavanda

    «Ancora adesso la maggior parte del prodotto viene venduto fresco, per uso soprattutto alimentare – aggiunge Giuliana –. Richiede meno impegno nelle lavorazioni successive, meno rischi nella conservazione e consente un ricavato immediato, visto anche che la nostra azienda non è strutturata e attrezzata per fare trasformazioni particolari.

    A parte l’essiccazione, infatti, tutte le altre trasformazioni le facciamo fare in laboratori esterni, attrezzati e in regola con le normative sanitarie. Una cura particolare la dedichiamo al momento della raccolta che viene fatta quando le piante sono completamente asciutte: nemmeno bagnate di rugiada».

    La rivoluzione al cubo

    Succede comunque che, negli anni più recenti, anche in Friuli-Venezia Giulia si sono moltiplicati i produttori, soprattutto di piccole dimensioni, che si sono avvicinati alla lavanda, con risultati non sempre positivi.

    Ma, a quel punto, anche Giuliana (che, nel 2012, è giunta 2a al concorso “Magicamente imprenditrice”, organizzato dalla Cciaa di Gorizia) ha pensato di affilare le unghie per presentare qualche novità sul mercato e così, nel 2015, ai prodotti tradizionali a base di lavanda (fiori freschi, fiori essiccati, olio) si è aggiunto il Kubotto: marchio e confezione registrati (anche perché i tentativi di imitazione non sono mancati), presentato anche all’Expo di Milano.

    Si tratta di una scatolina di cartone (della dimensione di 10x10 centimetri), a sfondo nero, con scritte e disegni gialli e bianchi. L’innovativo packaging contiene 8 sacchetti confezionati con una mescolanza delle 5 diverse varietà di lavanda coltivate in azienda (per “arrotondare e addolcire il suo classico forte odore”), ora protette contro le sofisticazioni anche da un ologramma ben visibile su un lato del cubo. Esiste anche la versione ridotta, di 5x5 centimetri, contenente un solo sacchetto di lavanda. Se ben conservata, la fragranza del Kubotto viene garantita per 5 anni. Una confezione (venduta a 9,50 euro al pezzo, quella più grande) e un’idea che suscitato parecchio interesse, in regione e fuori. Così, sotto il tetto del Kubotto (“Il lato 3D della lavanda”, oppure “Il pratico e simpatico dispenser di aromi”), Giuliana ha riunito tutto il catalogo dei suoi prodotti che sono quasi una ventina. Avviando anche le prime collaborazioni extraregionali, in particolare con aziende di Gaeta, dove il profumo della lavanda di Gorizia, un paio di volte l’anno, incontra il sapore delle olive laziali.

    Una partnership commerciale, ma anche culturale, con scambio di prodotti e di iniziative di sensibilizzazione del territorio, all’interno delle possibilità di scambio offerte dall’adesione al Consorzio Campagna Amica di Coldiretti.


    Eclettismo divulgativo

    olio essenziale di lavanda
    Olio essenziale di lavanda

    La reinterpretazione della lavanda, secondo Giuliana, passa anche attraverso nuove iniziative sensoriali (un sorta di giardino delle erbe aromatiche), laboratori didattici, incontri con le scuole e i consumatori.

    Questa pianta aromatica, infatti, bella, rustica e profumata, si presta all’eclettismo produttivo e conoscitivo, con nuove possibilità di divulgazione e reddito, realizzando almeno alcuni di questi progetti, in futuro, nel medio-lungo periodo.

    Articolo pubblicato su Terra e Vita 22/2019

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    Fresca, essiccata, olio o “al cubo”. La lavanda stimola la fantasia - Ultima modifica: 2019-07-05T17:45:53+02:00 da Barbara Gamberini

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