Sono proprietario di due piccole aziende agricole, rispettivamente di ettari 15 e 6 (attualmente uliveto e seminativo). La prima azienda è irrigua, ottimamente posizionata su strada provinciale, con diversi fabbricati rurali e strumentali, per una superficie totale di circa 700 mq, costruiti nel 1960-1962 e non accatastati. Vi sono anche due recinti per circa 500 mq, chiusi con muro in tufo e alti circa 2,5 metri. Fabbricati che necessitano di riparazioni e di manutenzione varia. Ho sempre condotto l'azienda in economia diretta, con braccianti e qualche colono. Attualmente l'età e la mancanza di personale, mi ha spinto a concederla a un amico che è imprenditore agricolo e Iap, con un contratto di società semplice non registrato. L'altra azienda, di ettari 6, l'ho concessa a un lavoratore in compartecipazione (asseriva di essere Iap) sempre con contratto non registrato. Entrambi i contratti hanno data certa (timbro postale). Per mancanza di eredi interessati, ho deciso di vendere. Le proposte da me accettate sono: l'amico socio propone, e io ho accettato, l'acquisto con le modalità di cui all'articolo 1523 del c.c.. L'altro compartecipante chiede qualche anno per il saldo del prezzo, e a saldo avvenuto la stipula. Per entrambe le vendite si faranno dei contratti preliminari a norma di legge, con data certa (timbro postale).
Si domanda :
procedendo con la forma innanzi descritta, qualche confinante può vantare diritto di prelazione? I contratti preliminari saranno resi pubblici (stipula) dopo oltre un anno. Sempre con riferimento all'istituto della prelazione, un agrotecnico che coltiva un fondo ha più diritto dello Iap e del confinante Cd? Lo Iap beneficia delle agevolazioni previste per la p.p.c.?
Infine, se costituisco una società vendendo delle percentuali (indivise) dell'azienda, cade qualunque eventuale diritto di prelazione?