Domanda

Sono una ragazza di 25 anni, figlia di un coltivatore diretto in pensione da due anni (vostro abbonato), gestore di circa 15 ettari di terreno seminativo irriguo in provincia di Brescia ( 10 circa di proprietà, i restanti condotti con regolari contratti di affitto). Mio padre è coadiuvato da mia madre, anch'essa iscritta a coltivatrice diretta.
Sfortunatamente per la sua attività, siamo tre figlie, tutte laureate in Economia e Commercio, da sempre dedicate ad impieghi completamente differenti quali studi professionali o comunque ambiti amministrativo-contabili.
Considerato il relativo ma crescente coinvolgimento nell'attività di mio padre, il fatto che viva in cascina con lui, la precarietà del posto di lavoro e un marito che, pur lavorando in un' officina meccanica , si è da sempre mostrato entusiasta e molto interessato all'idea, vorremmo capire come e se è possibile subentrare a mio padre nella gestione dell'azienda agricola.
Oltre all'attività da lui sempre condotta, ci attrae parecchio l'attività serricola, di cui ho letto articoli molto stimolanti su 'Terra e Vita' e che nostri conoscenti, gestori di serre ad alta tecnologia, ci pubblicizzano ulteriormente.
Premesso quanto sopra vorremo porVi alcuni quesiti:
- È possibile subentrare all'attività paterna dal punto di vista giuridico e legislativo intestando me(figlia) come imprenditrice principale e mantenendo mia madre e mio marito come coadiuvanti (preciso che mia madre deve mantenere l'iscrizione ancora per qualche anno, in modo da maturare la pensione)?
- Ci sono incentivi per i giovani che si vogliono iscrivere a coltivatore diretto?
- I contratti d'affitto dei terreni, gli aiuti comunitari (PAC), il piano UMA e le maggiori sovvenzioni legate all'attività di mio padre possono essere trasferiti a me (figlia) o è necessario porre in essere modifiche e/o nuove procedure?