Domanda

Vorrei proporre alla vostra cortese attenzione il seguente caso.
A seguito di successione ereditaria in famiglia disponiamo, da decenni, di un fondo rustico, indiviso, seminativo, estensione circa 1,5 ettari. Insieme a mio padre e a mio nonno, principalmente per passione, ci siamo dedicati alla coltivazione, in particolare di ortaggi, frutta, verdure, piante officinali ed ornamentali, ad uso e consumo prettamente personale. Per diverse ragioni abbiamo interrotto la coltivazione ed il terreno, ad oggi, risulta di fatto in stato di abbandono, ormai da più di cinque anni.
Circa tre mesi fa, il proprietario di un terreno confinante, coltivatore diretto, ha mostrato interesse per il nostro, proponendoci di venderglielo.
Premesso che una particella-porzione dello stesso medesimo fondo appartiene ad altro coltivatore diretto il quale vi produce una modesta seppur considerevole quantità di piante officinali, nella prospettiva di una possibile vendita gentilmente vi chiedo: il diritto di prelazione è esclusivo di quest'ultimo poiché, anche se non affittuario, è l'unico che vi coltiva? Oppure va considerato come un semplice, seppur particolare, confinante?
In merito alla valutazione economica della nostra proprietà, ho letto dalle tabelle annuali dell'OMI che per equivalenti terreni incolti il fondo ha un valore di ca. 2.500 euro l'ettaro viceversa, considerando il reddito dominicale, esso aumenta di quasi quattro volte e mezzo: quale valore bisogna prendere? Siamo liberi di concordare il prezzo da indicare nell'atto di vendita o dobbiamo rispettare dei vincoli?
Vorrei proporvi un'ultima domanda. Da mio nonno ho imparato ad essere lungimirante ed essendo ancora molto giovane (ho quasi 21 anni) ho ipotizzato che il fondo rustico un domani cambi destinazione e diventi edificabile allora vi chiedo, è possibile inserire nel contratto di vendita una qualche clausola particolare, a nostro favore, al fine di poter vantare dei diritti venali su questo possibile evento futuro?
E' fantascienza o la legge lo permette?