Domanda
Sia per ottemperare ai nuovi Decreti Monti che per adeguarlo alla situazione attuale, un agricoltore ha conferito l’incarico ad un geometra di sistemare catastalmente il proprio patrimonio immobiliare: fabbricati e terreni.
Relativamente a questi ultimi, che fino all’anno scorso aveva condotto direttamente, il tecnico ha provveduto a rideterminare le particelle (anche per una miglior distinzione della parte che il proprietario continuerà a coltivare in proprio da quella che da quest’anno ha concesso in affitto ad un terzo), che ad adeguare le rendite catastali. A tal fine si precisa che entrambi (proprietario e affittuario) hanno seminato erba medica, che contano di mantenere per i prossimi 5 anni.
Tale qualità colturale non è, però, ufficialmente “tabellata” per il Comune di ubicazione.
Il geometra, previa informazione assunta presso il locale Ufficio dell’Agenzia del Territorio ed in base ad un articolo apparso sul n. 16/2007 di Terra Vita, ha provveduto a proporre tramite Docte la qualità “prato” (che oggi appare nelle visure), suggerendo nel contempo di presentare “Mod. 26” in occasione delle future variazioni colturali.
Il consulente dell’associazione cui il proprietario da anni si rivolge per tutti gli adempimenti burocratici e fiscali (compreso il recente contratto d’affitto terreno) ha manifestato forti perplessità, significando che a suo parere la classificazione più idonea sarebbe quella di “seminativo” (che in precedenza era la prevalente) e che, stante la significativa differenza di “reddito agrario” fra le due colture, il Comune incassando meno IMU potrebbe richiedere la rettifica di rendita, il recupero della differenza di tributo e conseguenti sanzioni.
Il proprietario, per abito mentale da sempre ossequioso delle normative, non desidera andare incontro a controversie, ma nel contempo, viste le magre entrate derivanti sia dalla conduzione diretta che dall’affitto, non vorrebbe pagare più tasse del dovuto (che, come noto, da quest’anno avranno un notevole incremento).
Come comportarsi?
Eventualmente quale potrebbe essere l’entità delle sanzioni per le minori IRPEF ed IMU del “prato” rispetto al “seminativo”?
P.S. preciso che:
- l’agricoltore è mio zio materno di 85 anni,
- come vostro costume, desidero mantenere l’anonimato.
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<p style="text-align: justify;">Sia per ottemperare ai nuovi Decreti Monti che per adeguarlo alla situazione attuale, un agricoltore ha conferito l’incarico ad un geometra di sistemare catastalmente il proprio patrimonio immobiliare: fabbricati e terreni. <br />Relativamente a questi ultimi, che fino all’anno scorso aveva condotto direttamente, il tecnico ha provveduto a rideterminare le particelle (anche per una miglior distinzione della parte che il proprietario continuerà a coltivare in proprio da quella che da quest’anno ha concesso in affitto ad un terzo), che ad adeguare le rendite catastali. A tal fine si precisa che entrambi (proprietario e affittuario) hanno seminato erba medica, che contano di mantenere per i prossimi 5 anni. <br />Tale qualità colturale non è, però, ufficialmente “tabellata” per il Comune di ubicazione. <br />Il geometra, previa informazione assunta presso il locale Ufficio dell’Agenzia del Territorio ed in base ad un articolo apparso sul n. 16/2007 di Terra Vita, ha provveduto a proporre tramite Docte la qualità “prato” (che oggi appare nelle visure), suggerendo nel contempo di presentare “Mod. 26” in occasione delle future variazioni colturali. <br /> Il consulente dell’associazione cui il proprietario da anni si rivolge per tutti gli adempimenti burocratici e fiscali (compreso il recente contratto d’affitto terreno) ha manifestato forti perplessità, significando che a suo parere la classificazione più idonea sarebbe quella di “seminativo” (che in precedenza era la prevalente) e che, stante la significativa differenza di “reddito agrario” fra le due colture, il Comune incassando meno IMU potrebbe richiedere la rettifica di rendita, il recupero della differenza di tributo e conseguenti sanzioni. <br />Il proprietario, per abito mentale da sempre ossequioso delle normative, non desidera andare incontro a controversie, ma nel contempo, viste le magre entrate derivanti sia dalla conduzione diretta che dall’affitto, non vorrebbe pagare più tasse del dovuto (che, come noto, da quest’anno avranno un notevole incremento).<br /> Come comportarsi? <br />Eventualmente quale potrebbe essere l’entità delle sanzioni per le minori IRPEF ed IMU del “prato” rispetto al “seminativo”? <br /> P.S. preciso che: <br />- l’agricoltore è mio zio materno di 85 anni, <br />- come vostro costume, desidero mantenere l’anonimato.</p>