Ti presentiamo i finalisti della seconda edizione del premio #lagricolturaègiovane organizzata da Edagricole in collaborazione con Bayer.
VOTA la realtà che secondo il tuo parere rappresenta maggiormente l’obiettivo di raggiungere la sostenibilità della produzione agricola attraverso l’innovazione.
Il premio “L’Agricoltura è giovane 2022″, alla sua seconda edizione, sarà conferito nel corso di Fieragricola Verona, giovedì 3 marzo alle ore 10.30 presso la Sala Salieri al Palaexpo e in diretta live su Facebook (scopri il programma dell'evento e iscriviti).
Chi vincerà il premio? Giovani con idee in grado di coniugare innovazione tecnologica 4.0 e competenza tecnica e reinterpretare i concetti di fertilità e produttività, trainando l’agricoltura italiana verso gli obiettivi del nuovo millennio.
Il tema della seconda edizione del premio #lagricolturaègiovane, è: “La sostenibilità passa dall’innovazione” con un’attenzione speciale dedicata all’ottica della carbon farming e delle corrette pratiche agronomiche in grado di mitigare il climate change.
A Terra e Vita interessa anche la tua opinione!
Il tuo voto, assieme a quello della giuria del nostro comitato di esperti, ci consentirà di individuare il vincitore dell’edizione 2022.
Paolo Mucci, il giovane direttore agronomico dell’azienda Mancini (650 ettari a Monte San Pietrangeli - Fm), opera in un’azienda agricola vocata per il grano duro che chiude la filiera producendo pasta di qualità, e porta avanti nelle Marche un’iniziativa di valorizzazione di selezioni locali di Triticum turanicum (i turanici) abbinando alla tradizione l’innovazione digitale dei Dss e del rateo variabile e l’attenzione all’agricoltura conservativa.
Dss, attrezzature a rateo variabile, studio delle varietà coltivate e messa a punto di articolate rotazioni colturali mirano a raggiungere il miglior livello di equilibrio tra l’esigenza di una produzione di qualità e quella di una sostenibilità ambientale da conseguire attraverso l’abbassamento dell’impronta idrica e di carbonio e l’elevazione del tenore di sostanza organica dei terreni dell’entroterra appenninico.
Chiude la filiera dei turanici producendo seme di due linee prossime alla registrazione e, assieme all’azienda Proeteo di Urbino, valorizza questa varietà tradizionale attraverso macinazione a pietra e lenta essiccazione.
Grani antichi e tecniche moderne
Jacopo Ferraris, giovane risicoltore di Fontanetto Po (Vc), punta su tecniche evolute di agricoltura conservativa per ottimizzare i tempi di lavoro, abbattendo i costi energetici e meccanici. In particolare la minima lavorazione delle camere di risaia consente di ottimizzare il tempo di lavoro e le risorse.
Il risparmio è notevole visto che, non rivoltando il terreno come nella tradizionale aratura, si risparmia il passaggio della livellatrice laser. Una tecnica ulteriormente affinata con l’introduzione di una testata per la minima lavorazione portata, ottenendo così una lavorazione combinata di elevata efficienza. E nella fase di commercializzazione l’attività aziendale è stata diversificata con l’introduzione di un centro di stoccaggio che consente di diversificare l’offerta.
«Con la minima lavorazione ho eliminato la livellatrice»
Alessandro Bertoncello, imprenditore agricolo di 40 anni nell’omonima azienda a Grumolo delle Abadesse (Vi) ad indirizzo cerealicolo (mais, foraggere, ortive). È andato oltre il Gps applicando sistemi Rtk6 (Real-time kinematic positioning) a trattrici e operatrici a rateo variabile per semine, concimazioni e irrigazioni di precisione centimetrica su mais, cereali, bietola e patata. Innovazioni che applica sui circa 100 ettari che gestisce direttamente, in parte in proprietà e in parte in affitto, e che condivide attraverso una piattaforma comune che ha costituito assieme ad altri imprenditori vicentini.
Idee innovative per vincere la sfida della carbon farming
Riccardo Vignoli, giovane direttore tecnico della cooperativa Agrisfera di Ravenna, 4mila ettari a indirizzo cerealicolo e zootecnico gestiti con tecnologie di precisione da oltre 12 anni.
«L’impegno è quello di risparmiare input e gasolio tenendo conto delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo». Un tema utile in ottica carbon farming sarebbe quello di capire come e quanto gli strumenti digitali applicati alla concimazione di precisione possono determinare un miglioramento di queste caratteristiche del suolo, arrivando magari ad una misura univoca del contributo delle diverse pratiche agricole nel sequestro di carbonio e all’implementazione di specifici modelli previsionali.
Idee innovative per vincere la sfida della carbon farming
Valeria Villani, giovane contoterzista e contitolare dell’azienda agricola Carlini di Gualtieri (Reggio Emilia) ad indirizzo cerealicolo (mais, soia, grano tenero e orzo), già tra le finaliste del premio #lagricolturaègiovane dello scorso anno e oggi presidente di Agia- Cia dell’Emilia-Romagna. Nel corso dell’ultimo anno ha dimostrato come l’innovazione digitale sia la strada più efficace per l’obiettivo della difesa della salute e della produttività dei suoli agricoli.
«Un obiettivo – sostiene – che non passa da una riduzione tout court degli input produttivi, ma attraverso una loro gestione ragionata».
La ricetta per una fertilizzazione sostenibile messa a punto da Villani passa così dalla combinazione tra concimi a lenta cessione; concimi organici con biostimolanti e concimazione a rateo variabile, guidata da sistemi satellitari gestiti attraverso la piattaforma digitale Climate Fieldview.
«Grazie alle mappe di prescrizione e a sistemi di concimazione a rateo variabile si può ottenere il massimo rendimento del fertilizzante generando un risparmio significativo del prodotto impiegato, riducendo considerevolmente le perdite di nitrati e le emissioni di gas serra».
Idee innovative per vincere la sfida della carbon farming
Egidio Lardo (39 anni, Agronomo) amministratore unico dell’azienda Dimitra con sede a Grumento Nova (Pz) e Bernalda MT, realtà produttiva ad indirizzo frutticolo, orticolo olivicolo nata come spinoff dell’Università della Basilicata e ora legata ad Apofruit per il conferimento di una produzione frutticola di varietà tipiche e “a club”.
Lo spirito innovativo di questa realtà è rivolto ad ottenere una produzione agricola sostenibile in termini ecologico-ambientali ed economici, testando insieme a centri di ricerca, Università e spin off Accademici le migliori soluzioni digitali nell’ambito della carbon farming e della gestione conservativa dei suoli agricoli, per non interrompere le azioni di trasferimento tecnologico d’innovazione.
Neutralità climatica, il contributo decisivo dei giovani frutticoltori
Andrea Fantini 33 anni, contitolare della Società agricola Fantini Andrea e Alteo a Massa Castello (Ra) ad indirizzo frutticolo. Punta su sviluppo digitale e informatico per incrementare resa, sostenibilità e qualità delle produzioni.
Nel corso dell’ultimo anno ha potenziato la vocazione per la produzione di precisione con un sistema digitale per la gestione dell’irrigazione attraverso un gruppo motopompe gestito completamente da remoto e in maniera differenziata per tutti gli otto settori irrigui con cui ha diviso l’azienda.
Attraverso Dss, centralina meteo e sensori per l’umidità ottiene un notevole risparmio agricolo e una corretta gestione fitoiatrica di melo e vite.
Frutta, orticole e…informatica
Ludovica Latorrata, olivicoltrice 26enne di Palagiano (Ta) col pallino per l’innovazione tecnologica e digitale. L’attività principale dell’azienda famigliare di 150 ettari è la produzione di olio extravergine d’oliva. Ha differenziato la produzione con “Odo”, miscela di qualità delle varietà Leccino e Coratina raccolte al corretto grado di maturazione. Punta alla riduzione dell’impatto ambientale attraverso il recupero degli scarti di lavorazione come la sansa, utilizzata per la bio-concimazione. Per soddisfare il fabbisogno idrico delle piante utilizzano impianti di microirrigazione al fine di ridurre la perdita di acqua in eccesso.
Contemporaneamente ha puntato sulla svolta digitale, implementando un software gestionale per efficientare l’organizzazione dei processi che ha permesso di incrementare la produttività.
Per la difesa delle piante utilizzano trappole per il monitoraggio dei parassiti. Seguono indicazioni di "buone pratiche agricole generali" con l’obiettivo di ridurre al minimo le lavorazioni del suolo per evitare perdita di sostanza organica e ridurre l’immissione di CO2 nell’atmosfera da parte dei mezzi agricoli (pratica dell’inerbimento stabile).
Olivicoltura a basso impatto per un extravergine sostenibile
Antonio Racioppi, 27 anni, amministratore unico dell’azienda Fonte Antica a Spinoso (Pz) a vocazione orticola.
Ha creato un impianto sperimentale di aeroponica orizzontale e vertical farm per produrre per la prima volta in Europa il fagiolo essiccato nichel-free. Coltiva orticole curando la sostenibilità del prodotto utilizzando tecniche innovative, ad esempio: plastiche bio-degradabili e concimi naturali. Un altro asset dell'azienda è quello di introdurre nuove tecnologie chiave per la transizione ecologica ed energetica, tra cui: un impianto fotovoltaico per il risparmio energetico, accumulatori di energia di ultima generazione. E' stato inserito un robot modulare per il controllo dell'umidità del terreno per il risparmio idrico, per la temperatura sia dell'ambiente esterna che del terreno, e un misuratore di conducibilità elettrica.
Fonte Antica, ma tecnologia moderna
Dino (33 anni) ed Enzo Russo (31 anni), fratelli che conducono l’ azienda ortofrutticola Saldone di Bernalda, in provincia di Matera.
Producono principalmente fragole, albicocche, susine, uva da tavola, arance, kiwi, ortaggi in coltura protetta e melanzane da industria. L'azienda attua diverse pratiche agronomiche di tipo conservativo sugli impianti arborei, come ad esempio la "non coltura" che prevede la non lavorazione del terreno, la trinciatura in campo dei residui di potatura e delle infestanti. Collaborano con l'Università di Basilicata per la sperimentazione di nuove cultivar di fragola più interessanti dal punto di vista della shelf life e della resistenza alle patologie.
Paladini della gestione conservativa delle orticole
Yuri Maggi 28 anni, terza generazione alla guida dell’azienda agricola di famiglia “Maggi e Vecchioni” situata nel comune di Serrapetrona (Mc). L’azienda a vocazione agricola e zootecnica, biologica dal 2000, si sviluppa su 70 ettari in zona collinare e montana sul quale vengono coltivati orzo, grano, granturco e favino. L’allevamento è composto da circa 45 capi di bovini da carne e 60 di suini tra lo stato brado e la stabulazione. Rigenerazione del suolo, filiera corta, ciclo chiuso ed energie rinnovabili, sono le direttrici sulle quali Maggi punta. E’ perito meccanico, in azienda si occupa anche di gestire la manutenzione dei macchinari. L’istallazione della pala eolica alta 24 metri è stato il primo progetto su cui ha lavorato sette anni fa. Ha investito anche nell’implementazione del digitale, investendo su una trattrice 4.0 con il satellitare e nelle stalle ha installato telecamere wi-fi per i controlli da remoto, tramite smartphone. Maggi: «Anche nel biologico l’utilizzo delle tecnologie 4.0 e del digitale può essere di grande supporto per incrementare la produzione, abbattere i costi e le emissioni. Un esempio pratico: in azienda con l’ausilio del navigatore satellitare riusciamo a seminare 10 ettari di grano utilizzando il 5% in meno di semi, abbattendo nettamente le emissioni di gasolio».
Filiera corta a ciclo chiuso puntando sul digitale
Beatrice Fontana, risicoltrice 22enne a Lenta (Vc) ha avviato un percorso di sostenibilità per valorizzare, anche attraverso la vendita diretta, le produzioni aziendali di riso, soia e riso da seme.
Quest’ultima è l’attività che sostiene il reddito aziendale, ma richiede anche il maggior dispendio di input ed energie lavorative richiedendo pratiche come la monda manuale dal riso crodo e la programmazione di corrette rotazioni. L’introduzione di sistemi digitali di tracciabilità sta consentendo il controllo della filiera dal seme fino al confezionamento del prodotto finito.
«È il riso da seme a sostenere il reddito»
Ariane Lotti, 38 anni, prima e unica agricoltrice in Toscana che coltiva riso biologico attraverso due tecniche sperimentali basate sull’irrigazione di precisione e copertura vegetale con pacciamatura. Quest’ultima tecnica consente di effettuare la maggior parte delle lavorazioni in autunno, quando c’è più tempo a disposizione e il clima è più stabile, gestendo in maniera efficace il problema delle infestanti.
Nata e cresciuta a New York, è la titolare dell’azienda agricola e agrituristica Tenuta San Carlo (Gr) a vocazione cerealicola estesa su una superficie complessiva di 480 ha. Dopo aver conseguito la laurea in scienze ambientali e agricoltura sostenibile nel Connecticut, Ariane ha deciso di tornare in Italia per gestire insieme alla sorella l’azienda di famiglia (fondata dal bisnonno e inattiva da 25 anni) avviando un percorso di modernizzazione e sviluppo dell’impresa e puntando sul riso biologico.
Lotti: «Per me lavorare con contratti di produzione è fondamentale. A riguardo ho anche beneficiato nell’ambito dei Psr del Pif (Progetto innovativo di filiera) che mi ha aiutato sia a livello di contributi europei che nella costruzione di filiere e reti sul territorio». Attualmente vende su tutto il territorio italiano tramite e-commerce.
Riso biologico in Toscana meno acqua e più qualità
Emanuele Vita, 35 anni. Insieme ai fratelli Giuseppe e Andrea gestisce dal 2011 l’Azienda agricola Geva a Favara (AG). Sono stati i primi in Europa a coltivare l’uva da tavola fuori suolo a ciclo chiuso, riuscendo anche a completare due vendemmie in un anno sulla stessa pianta. L’azienda ha una serra all'avanguardia di 4.800 metri. Il sistema di allevamento è interamente digitalizzato e tutti i parametri di crescita sono costantemente monitorati.
Hanno realizzato una struttura commerciale in cui confezionano e commercializziamo il frutto, chiudendo così la filiera. Un sistema di canalizzazione e sterilizzazione consente il riutilizzo dei reflui drenati. In questo modo si riesce ad annullare lo spreco di acqua e concime, risparmiando nei costi di gestione: circa il 30% all’anno. Inoltre, questo processo virtuoso, che permette l’isolamento dal sottosuolo e la gestione dei reflui in maniera indipendente e funzionale, non inquina le falde acquifere. Grazie alla serra hi-tech ottiene una riduzione nell’uso di antiparassitari del 50%.
Uva da tavola fuori suolo, due vendemmie in un anno
Marco Bozzolo, 31 anni gestisce l’azienda di famiglia dal 2016 puntando su multifunzionalità e digitalizzazione. Nel 2017 con un investimento di 120mila euro ha restaurato l’antico essiccatoio di famiglia facendo rivivere la secolare cultura castanicola e ha avviato anche la produzione di derivati dalle castagne, acquistabili on-line, che esporta in tutto il mondo.
L’azienda agricola Marco Bozzolo si trova nella Valle Mongia (a Viola Castello, nell’Alt Langa) ed è circondata da montagne. «Fare agricoltura in montagna è difficile a causa dell’abbandono e delle difficoltà logistiche, ma sono riuscito a rivitalizzare un settore importante per la mia terra, anche attraverso le attività didattiche che organizzo nel castagneto». Tutti i 15 ettari di castagni coltivati in azienda sono sottoposti a regime di agricoltura biologica e ricadono nell’areale di produzione “Castagna di Cuneo Igp”.
Bandiera Verde, vince l’agricoltura giovane che innova rispettando la tradizione
Filippo Paolasini, giovane direttore (anni 32) dell’azienda Mastai Ferretti, 900 ettari a Senigallia (An) nelle Marche a vocazione cerealicola e viticola. L’innovazione digitale gli ha consentito di raggiungere una stabilità produttiva con rese medie annue di 100 q/ha per l’uva, 55 q/ha per il frumento. Tra i punti di forza dell’azienda l’officina meccanica interna e innovazioni tecnologiche come una ricca dotazione di trattrici a guida automatica satellitare e operatrici semoventi che assicurano una riduzione dei tempi di lavoro e minor spreco di input.
Stazione meteo aziendale, software gestionali specifici e dss consentono una maggiore precisione negli interventi agronomici e di difesa, soprattutto in vigneto, con utilizzo del prodotto fitosanitario mirato e timing di applicazione in base allo sviluppo della malattia. La digitalizzazione consente di mantenere sotto controllo e di aggiornare in tempo reale tutti gli interventi effettuati, sincronizzando le giacenze di magazzino e l’andamento dei costi.
Agricoltura di precisione avanti tutta
Nadia Savino imprenditrice agricola di anni 39 presso l’azienda Agricola BioLu di 27 ettari a Calvi (Bn) in Campania. Caratterizzata da una vocazione cerealicola ma con piccole produzioni di orticole di varietà autoctone recuperate e salvate dall’estinzione, erbe officinali, uliveti monocultivar Ravece. L’azienda e le produzioni sono certificate bio. Filiera a ciclo chiuso: trasformazione delle produzioni e vendita diretta del prodotto finito.
Sostenibilità ambientale e forte sviluppo tecnologico sono tra i punti di forza dell’azienda. La forte inclinazione per la ricerca e sviluppo la spinge a collaborare con l’Università di Pisa, Università Federico II di Napoli, Università di Salerno, Crea di Pontecagnano, Cnr di Salerno, Banca del Germoplasma di Acerra. Da alcune di queste collaborazioni è scaturito l’impegno per la valorizzazione nutraceutica di alcune produzioni aziendali attraverso l’inserimento del claim nutrizionale in etichetta “a basso indice glicemico”.
Tra le innovazioni tecnologiche e digitali adottate: l’installazione di due stazioni meteorologiche collegate in IoT a sonde XSense e telecamere dislocate nelle varie particelle. Tutti i dati raccolti vengono inviati al cloud che trasmette in tempo reale le informazioni climatiche e visive per prevenire, anche in base alle serie storiche, i possibili attacchi fitopatogeni. In questo modo è arrivata a risparmiare fino all’80 degli interventi. Tutte le produzioni sono tracciate in blockchain, per garantire la massima trasparenza in favore del consumatore attraverso la scannerizzazioni dei QR code.
Filiera chiusa, tracciata e a basso impatto grazie alla spinta digitale
Giorgio Anatolij Amaolo, imprenditore marchigiano di 22 Anni presso l’Azienda agricola Amaolo Giorgio Anatolij, a Sant’elpidio a mare (Fm) Marche. Cento ettari a vocazione cerealicola, orticola (pieno campo) e foraggi. Punta alla sostenibilità attraverso lo sviluppo tecnologico. Ha razionalizzato l’irrigazione del mais attraverso un impianto di microirrigazione “con cannuccia:” che assicura forte risparmio di acqua ma anche di carburante (con 40 lt di gasolio riesce a irrigare 4 ha, prima con il sistema per aspersione con 60 lt di gasolio irrigava 2 ha. Irroratrici e spandiconcime a rateo variabile sono guidati attraverso il navigatore satellitare. Quest’anno ha acquisito, con il sostegno della misura innovazione del Psr regionale, un’irroratrice per mais con isobus, chiusura centralizzata dei settori e guida autonoma. Con la chiusura centralizzata si evita di dare doppia dose alle colture specialmente sui campi di forma irregolare.
Microirrigazione e navigatore satellitare
Giovanni Picco, risicoltore di Bianzè (Vc) adotta un sistema sperimentale di coltivazione: da qualche anno semina un erbaio autunno vernino che viene rullato dopo la semina del riso. Ha stimolato la svolta da precision farming dell’azienda famigliare Cascina Belvedere investendo, grazie anche agli incentivi di agricoltura 4.0, su trattrici a guida satellitari, sistemi di mappatura, spandiconcime e irroratrice per diserbo a rateo variabile.
Ha introdotto una rotazione sperimentale con loietto, seminato subito dopo la raccolta del riso, per costituire un erbaio autunno-vernino con funzione da cover crop e pacciamante. Ai primi di maggio il loietto entra in piena fioritura, la semina del riso viene effettuata a spaglio e successivamente si procede con la rullatura dell’erbaio e mettendo l’acqua nelle camere di risaia. Si crea così una pacciamatura naturale con effetti nutrizionali e di contenimento delle infestanti.
Una concimazione “starter” dall’erbaio in decomposizione
Dario Rosso, 29 anni, risicoltore di Collobiano (Vc), unisce all’attività di risicoltore quello di produttore di macchine agricole specializzate.
Tra queste la “macchina del filo”, un’attrezzatura autoprodotta per combattere le infestanti, costituita appunto da un filo umettante per il controllo in post-emergenza del crodo in risaia «Proviamo prima in casa le macchine che vendiamo».
Un doppio ruolo che gli consente di acquisire competenze specialistiche in attrezzature innovative come le trattrici con sistemi Isobus.
Nadia Savino: seria, intraprendente, capace e innovativa. Con grande passione per quello che fa
Bravi, buon lavoro a voi tutti
Bravi tutti le ragazze e i ragazzi. Una voglio farvela arrivare: fare impresa al sud e 10 volte più difficoltoso che al centro-nord –
Comunque auguri ai tre ragazzi bernaldesi e vinca il/la migliore.
Antonio racioppi, un ragazzo serio, lavoratore, intraprendente e con la testa sulle spalle! E che ama il suo lavoro
Grandi ragazzi. Complimenti
Congratulazioni a tutti
Nadia Savino , grande imprenditrice innovativa , seria , da’ un contributo serio al progresso dell’agricoltura Italiana , e’ meritevole di un premio a quanto fa ed a quanto fara’ nel tempo
Preferenza data con convinzione a Marco Bozzolo, per esperienza diretta (nata dalla visita didattica nei loro splendidi castagneti e proseguita portando a tavola i relativi prodotti)
Ma che bello trovarlo in così ben nutrita e giovane compagnia: bravi!
Unica perplessità (in mancanza di dettagli): perché la Bayer tra gli sponsor?
Complimenti