Domanda

Nel maggio 2017 decede mio padre pensionato ex Preside di scuola media, gli anni del suo pensionamento li ha trascorsi ad allevare ovicaprini e a coadiuvarmi nella conduzione dell’azienda agricola di famiglia. L’azienda agricola si estende su di una superficie di circa 120 ettari di cui 20 di mia proprietà e 100 affittati da mio padre a me stesso. Sebbene io sia Docente a tempo indeterminato in un Itas dal 1985 ho p. Iva in agricoltura (e fino al 1991 sono anche stato iscritto alla gestione Inps Cd), sono agricoltore attivo iscritto alla Cciaa, e ricevo (o meglio ricevevo) le diverse provvidenze comunitarie (premio vacche nutrici, indennità compensativa, Pac ecc.) e lavoro, coadiuvato dai miei familiari (padre, moglie e figlio ), dedicandomi alla coltivazione dei terreni e all’allevamento. Nel marzo 2017 tanto io quanto mio padre cediamo gli animali, le macchine, le attrezzature e gran parte dei terreni in affitto a mio figlio (io gli cedo anche i titoli Pac), che si iscrive nelle gestione Inps dei coltivatori diretti e dà luogo al Primo insediamento. Io continuo a risiedere e lavorare in azienda coadiuvando mio figlio e gestendo in proprio lavorandoci direttamente nei giorni liberi e nel periodo di ferie altri 20 ettari.
Dovendo aprire la successione il mio quesito è il seguente: posso invocare le provvidenze dell’art. 1 c.47 della L. 11 n. 232/2016 che reintroduce le agevolazioni per l’acquisto dei fondi rustici in territori montani ai sensi art. 9 c. 2 del Dpr. 601/73?
Dal tenore delle varie norme sembrerebbe che tali agevolazioni spettino anche ai proprietari diretto-coltivatori, cioè coloro che, pur rivestendo qualifiche estranee all’agricoltura, compiono tutte le operazioni necessarie all’ottenimento di produzioni agricole o zootecniche. Si possono invocare le agevolazioni disposte per la costituzione di compendi unici generali (L. 228/2001) o montani (L. 97/94) o può essere in qualche modo ostativo il fatto che abbiamo ceduto in fitto i terreni a mio figlio?